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Home CITTADINI E MINORI

ADOLESCENTI E VITA DIGITALE: QUELLO CHE GLI ADULTI NON CAPISCONO…

Andrea Aparo von Flüe di Andrea Aparo von Flüe
23/09/2022
in CITTADINI E MINORI
ADOLESCENTI E VITA DIGITALE: QUELLO CHE GLI ADULTI NON CAPISCONO…
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TE LO LEGGO IO

Prima di mettere qualcosa in linea, pensa!
Non mandare messaggi a sfondo sessuale!
Non condividere foto esplicite!
Resisti ai cyberbulli!
Non farti manipolare!
Non perdere tempo con le discussioni online!
Non raccontare balle!
Sii gentile!
Sii presente per gli amici bisognosi!
Staccati dal telefono!

Collezione, non esaustiva, dei “messaggi” che propiniamo ai nostri magnifici e non facili figli adolescenti quando si ha a che fare con la loro vita digitale.  Messaggi che, spesso, ci si ritorcono contro, amplificando ansia e timori. Loro e nostri.Eppure siamo animati dalle migliori intenzioni. Vogliamo solo prenderci cura di loro. Facciamo di tutto per tenerli al sicuro, per fare loro percorrere una strada che possa portarli alla loro realizzazione, a una vita felice.

Tuttavia, questi messaggi suonano come ordini e non bastano. Non che siano imprecisi o sbagliati. Semplicemente non bastano.

Gli adolescenti di oggi hanno bisogno di qualcosa di più di principi generali e avvertimenti di genitori in preda al panico.

Hanno bisogno, anche se non l’ammetteranno mai, di interagire, sia a scuola che in famiglia, con adulti attenti ai problemi generati dall’uso intensivo, spesso compulsivo, del digitale, capaci di stabilire limiti utili e non divieti, di definire permessi, in grado di offrire empatia, connessione e approvazione.

Però non basta.

Dobbiamo trovare modi per alimentare e dare supporto alla “agentività” degli adolescenti.

Niente paura, proviamo a spiegare di cosa si tratta. Chi desidera saperne di più è pregato di approfondire leggendo la teoria dell’apprendimento sociale di Albert Bandura, psicologo canadese di grandissimo spessore.

L’agentività -agency in inglese- è intesa come una funzione relativa agli atti compiuti intenzionalmente, indipendentemente dal loro esito. Questa facoltà è alimentata dalla convinzione di poter esercitare attivamente un’influenza sugli eventi.

L’agentività opera entro una rete di influenze sociali che generano strutture, il cui scopo è organizzare e regolare l’attività degli individui e dei gruppi. Le strutture sono esse stesse creazione delle persone che le costituiscono. Sono luoghi che, a loro volta, impongono vincoli e forniscono risorse per lo sviluppo delle persone e dei gruppi che ne fanno parte.

Le strutture sociali e organizzative forniscono una serie di pratiche sociali condivise, mentre all’interno di tali regole rimane molta variabilità personale per quanto riguarda la loro applicazione.

Le persone con un elevato grado di agentività sanno trarre vantaggio dalle opportunità offerte dalle strutture sociali, costruendo modi per aggirare i vincoli istituzionali delle strutture stesse.

Al contrario le persone inefficaci sono meno abili nello sfruttare le risorse offerte dal sistema e più soggette a scoraggiarsi di fronte a possibili difficoltà.

Le azioni delle persone, insieme ai loro effetti, danno forma alle competenze, ai sentimenti, alle credenze sul sé.

Un ruolo centrale è ricoperto dalle capacità personali. Attraverso i processi cognitivi, le persone sono in grado di conoscere sé stesse e il mondo, al fine di regolare in esso il proprio comportamento. In particolare: stabilire obiettivi, monitorare il comportamento in funzione di standard personali, prevedere gli esiti delle azioni in relazione al contesto entro il quale si agisce, valutare e riflettere sulle capacità di affrontare le sfide future, capitalizzare dall’esperienza propria e altrui.

I nostri ragazzi non lo sanno razionalmente, ma sentono che vogliono quanto sopra descritto. Vogliono conoscere sé stessi e il mondo, al fine di regolare in esso il proprio comportamento. Vogliono stabilire obiettivi, definire una strategia per raggiungerli. Monitorano il loro comportamento in funzione dei loro standard personali. Cercano di prevedere gli esiti delle loro azioni in relazione al contesto entro il quale agiscono. Valutano, riflettono sulle loro capacità sia di affrontare le sfide future, sia di imparare dall’esperienza propria e altrui.

Tutto questo lo fanno nel mondo digitale. Quando chattano, quando frequentano i social, non stanno perdendo tempo. Stanno imparando, crescono, cambiano. Con una rapidità che spaventa e sconcerta gli adulti.

Gli psicologi hanno da tempo riconosciuto che noi, come individui, funzioniamo molto meglio quando riteniamo che le nostre azioni influenzino ciò che accade. Quando, attraverso il nostro comportamento, possiamo determinare un risultato.

In sintesi, quando abbiamo ed esercitiamo il libero arbitrio.

La vita digitale degli adolescenti non è una perdita di tempo, una fuga della realtà. Al contrario è il mondo da cui traggono reali benefici e vantaggi e lottano per sentirsi in controllo, per avere il controllo, per avere agentività digitale.

I social media offrono agli adolescenti quanto domandano: espressione personale, esplorazione di interessi e valori, connessione con i coetanei, curiosità per il grande mondo che è la fuori.

L’incontro fra offerta e domanda genera conflitti. Da un lato cercano di regolare le loro abitudini digitali, dall’altro si ritrovano a usare applicazioni che, per il modo stesso con cui sono progettate -vedi Snapchat- dettano loro tempi e ritmi, o impongono comportamenti.

Se sei un adolescente senti i conflitti di cui sopra quando:

  • qualcuno ti chiede foto osè e senti che non importa cosa decidi, (incluso dire “no”) tanto, comunque, hai perso;
  • ti preoccupi per un amico in difficoltà, ma vuoi anche non pensarci troppo, vuoi poterti disconnettere;
  • ti interessano questioni civiche, ma riconosci il pericolo di postare o di rimanere in silenzio;
  • ti senti intrappolato in bolle di realtà generate da filtri indesiderati che determinano ciò che vedi;
  • ti viene detto di prenderti cura della tua presenza digitale, delle impronte digitali che lasci in giro, ma non puoi impedire ai tuoi pari di pubblicare tue cose che non vorresti mai vedere online.
  • ti preoccupi dei rischi alla tua privacy, ma devi affrontare una realtà dove molti di questi rischi sono del tutto fuori dal tuo controllo.

Non è facile essere adolescenti.

Esistono percorsi critici per aiutarli. Torniamo agli insegnamenti di Albert Bandura e alle diverse tipologie di agentività da lui delineate.

In primo luogo, occorre insegnare agli adolescenti a costruire la loro agentività, il loro libero arbitrio: cosa possono fare per influenzare le situazioni. Il che vuol dire dare loro strumenti e conoscenze per gestire le loro interazioni sui social media così da sentirsi bene e uscire dagli account che li fanno sentire male; per segmentare strategicamente i loro follower (il loro pubblico digitale) così da consentire una condivisione più mirata a gruppi selezionati; per darsi un limite di tempo davanti allo schermo; per mettere i loro telefoni fuori portata quando vogliono concentrarsi sullo studio (vedere le positive reazioni degli studenti del liceo Malpighi di Bologna che ha messo al bando nell’orario delle lezioni i cellulari).

Aiutare gli adolescenti a costruire la loro agentività personale significa alimentare le abilità e le strategie che possono utilizzare quando l’uso della rete diventa motivo di stress. Le regole che impongono limiti arbitrari servono a poco, ma aiutano a sviluppare sane abitudini di uso dello schermo, frenando la bulimia digitale.

Un obiettivo importante è aiutare gli adolescenti a riconoscere quando l’uso della tecnologia aumenta o riduce sia il loro benessere, sia i loro obiettivi personali. Per farlo occorre capire cosa fa e prova un adolescente quando sta davanti allo schermo e perché.

Troppi genitori non ne hanno la minima idea.  Non va bene per nulla.

Modellando noi adulti le nostre abitudini digitali, possiamo aiutare gli adolescenti a fare lo stesso. Per farli pensare basta dire davanti al proprio figlio/figlia o possibile loro combinazione: ”Oggi questo telefono mi distrae troppo. Disattivo le notifiche per un po’. Troppo stress. Mi devo ricaricare le batterie…”.

Genitori e professori devono essere “esempi forti”. Dobbiamo condividere con i nostri ragazzi le nostre lotte con le esperienze digitali, i passi falsi che abbiamo fatto e facciamo, il nostro chiederci come “fare la cosa giusta”.

Costruire l’agentività personale può anche significare anticipare e discutere i dilemmi prima che si presentino. Possiamo così aiutare a ridurre l’ansia e creare modi per costruire abilità comunicative o piani strategici che consentano agli adolescenti di sentirsi più “agentivi” quando il momento lo richiede.

Questo può significare sapere come rispondere a un messaggino romantico che chiede una foto di nudo o per stabilire, gentilmente, ma fermamente, il limite oltre cui un amica/o non può andare con i suoi sms a sfondo sessuale.

Esiste anche l’agentività collettiva e si manifesta quando le persone forniscono supporto reciproco e lavorano insieme per garantire ciò che non possono realizzare da sole. Tipico esempio: i modi in cui gli adolescenti stipulano patti per controllare le foto l’uno dell’altro prima di taggare e pubblicare. Anche in mezzo allo sgomento per un mondo in cui la privacy sembra essere evaporata, ci sono adolescenti che trovano il modo di proteggere e rispettare la privacy e l’immagine pubblica online l’uno dell’altro.

L’agentività collettiva degli adolescenti è in opera quando le ragazze condividono informazioni riguardo a ragazzi noti per far circolare foto non loro e molto personali, così da evitarli. Oppure quando vengono creati spazi di studio online su Zoom per aiutarsi a vicenda a mantenere la concentrazione tenendo sotto controllo le altre distrazioni digitali. Gli amici sono pronti a rendere la vita digitale meno stressante. Quando gli adolescenti lavorano insieme per ridefinire le regole da seguire, più o meno stringenti, giocano un gioco a somma positiva. Vincono tutti.

I genitori possono sostenere gli sforzi che supportano l’agentività collettiva, come quando decidono, durante una cena con gli amici, di mettere tutti i cellulari in un cesto. Spenti. Oppure quando usano la condivisione della posizione come attività di gruppo per proteggersi a vicenda durante una serata fuori.

Invece di limitare l’accesso alla tecnologia o togliere ogni vincolo, si deve dare il buon esempio di come usarla al meglio.

Mentre gli adolescenti più giovani hanno bisogno di una supervisione più diretta, i genitori possono sostenere il libero arbitrio attraverso un rilascio graduale di indipendenza e una privacy più adeguate all’età man mano che i loro figli crescono.

L’agentività per procura è la modalità in cui gli adulti entrano più spesso. Questa riconosce che sia da soli, sia quando collaborano con gli altri, gli adolescenti hanno solo un minimo di controllo sul loro ambiente. Sono gli adulti di solito a creare regole, politiche e le leggi relative (per non parlare delle stesse tecnologie utilizzate dagli adolescenti!), sono loro che rivestono un ruolo critico nel contesto digitale di opportunità e rischi.

I genitori sono forse le figure più implicate, perché prendono decisioni quotidiane che garantiscono e limitano l’accesso digitale degli adolescenti. Seguono coloro che ricoprono ruoli di selezione e decidono se e come valutare abilità e artefatti digitali nelle ammissioni scolastiche, nell’assegnazione di borse di studio e nelle assunzioni.

Chi lavora nel mondo della scuola spesso ha il compito di gestire le problematiche che si verificano tra gli studenti- Per esempio quando un adolescente è bersaglio di cyberbullismo persistente o dove una sua foto imbarazzante è stata fatta circolare in tutta la scuola.

Chi progetta applicazioni dal canto suo ha il potere e la responsabilità di non proporre funzionalità che attirino gli adolescenti a scapito del loro benessere.

Riconoscere i nostri ruoli, prendendo atto della nostra agentività adulta, significa riconoscere la responsabilità che abbiamo nel creare condizioni che possano (involontariamente) minare l’agentività giovanile.

Dobbiamo chiederci in che modo le nostre decisioni danno supporto o compromettono il libero arbitrio e il benessere dei giovani.

Dobbiamo chiederci dove, quando e come intervenire, staccare dispositivi, chiudere applicativi, definire norme, politiche e leggi.

Occorre farlo subito.

Elaborazione di “Dietro i loro schermi: ciò che gli adolescenti affrontano (e gli adulti non capiscono) di Emily Weinstein e Carrie James.

Prima stampa su “The MIT Press”, 2022.

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Andrea Aparo von Flüe

Andrea Aparo von Flüe

Padre italiano, madre svizzera-tedesca. Lunghi periodi all’estero fra Svizzera, Francia, Stati Uniti, Giappone. Scuole primarie svizzere e irlandesi; scuola secondaria in Francia e in Italia. Il risultato è un’ottima conoscenza del francese, inglese e del dialetto svizzero tedesco; buona del tedesco, elementare del giapponese e la capacità di muovermi da “indigeno” in contesti culturali diversi. Nel gennaio del 1978 mi hanno laureato dottore in fisica “summa cum laude” discutendo una tesi sperimentale sulla dinamica di caduta dei chicchi di grandine, sviluppata lavorando come ricercatore presso l’Ufficio Centrale di Ecologia e Meteorologia Agraria del Ministero Agricoltura e Foreste, per conto del quale ho lavorato nei periodi estivi dal 1977 al 1979 come membro del Gruppo italiano che partecipava alla ricerca internazionale Grossversuch IV (Politecnico di Zurigo, Università di Montpellier e Grenoble, Ricercatori dell’URSS). Dopo essere risultato primo su quattrocento candidati, nel 1979, sono stato assunto, con la qualifica di Ricercatore, all’Ufficio Europeo Brevetti dell’Aja (NL), da cui mi sono dimesso a causa dello scarso interesse del lavoro e dello stipendio eccessivo. Tornato in Italia, nel 1979, mentre ero docente di Meteorologia all’IT Aeronautico “Francesco de Pinedo”, sono stato chiamato dal Prof. Umberto Colombo a lavorare come consulente al CNEN, il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, di cui egli era Presidente. In tale veste ho curato prima studi sul contenuto energetico di centrali nucleari e convenzionali, poi sono stato responsabile di diverse “task forces” per la definizione e avvio di attività connesse alla diffusione di nuove tecnologie: coordinamento del Gruppo di lavoro per la documentazione e l’informazione, automazione delle biblioteche geograficamente diffuse del CNEN, creazione di un servizio di “business graphics” computerizzata, avvio delle iniziative di Office Automation, automazione integrata della Presidenza e Direzione Generale. Nel 1981 sono entrato negli organici dell’ENEA, (ex CNEN) come collaboratore Tecnico Professionale alla Direzione Centrale Relazioni Esterne per poi passare alla Direzione Centrale Studi e ho iniziato la mia attività di Assistente del Presidente. Dal giugno del 1982 al maggio del 1983, su invito del Massachusetts Institute of Technology, Laboratory for Computer Science, mi sono trasferito a Cambridge (USA) per lavorare come Visiting Scientist, membro dell’Office Automation Group. In tale sede ho approfondito gli aspetti del management dei processi d’innovazione tecnologica e ho avuto responsabilità di conduzione del gruppo di ricerca, non ché di Thesis Advisor. Dal luglio 1983 all’aprile 1987 ho fatto parte della Direzione Centrale INFO dell’ENEA come responsabile dei progetti di automazione di ufficio. Continuando l’attività di Assistente del Presidente, ho avuto responsabilità dei progetti di diffusione dell’innovazione tecnologica nelle piccole e medie imprese, analizzando una serie di potenziali “start up”. Nel 1984 ho curato la pubblicazione di uno studio sui mestieri e le professioni degli anni ’90, mettendo a frutto le conoscenze, acquisite nel corso degli anni, di economia, management e di diverse nuove tecnologie: informatica e telematica, nuove energie, nuovi materiali, biotecnologie, innovazioni di processo (laser, robotica, FMS, CAD-CAM, ecc.) per citare le principali. Con la fine del 1985 ho ideato, gestito e completato il progetto di automazione integrata degli uffici della Presidenza e della Direzione generale dell’ENEA, che ha visto la radicale trasformazione delle modalità di lavoro di tutto il personale segretariale, tecnico e dirigenziale dei suddetti uffici. Nel corso del 1986, su invito del governo giapponese (MITI-JETRO), ho passato un mese di studio in Giappone visitando numerose imprese giapponesi e avendo intensi confronti di idee con esponenti governativi e della cultura nipponica. A partire da quella data mi sono occupato in modo continuativo del Giappone, intessendo una fitta rete di conoscenze personali e professionali con esponenti nipponici del mondo del Business e di quello accademico. A fine 1986, ho voluto sviluppare un’esperienza di lavoro nell’industria privata. Sono entrato alla Fiat S.p.A. a Torino dove ho lavorato dal 1986 al 1988 nella Direzione Studi Economici e Analisi Strategiche per passare nel 1989 alle dirette dipendenze del Direttore dell’Ente Sviluppo, Coordinamento e Controllo, in qualità di Vice-Direttore responsabile dei Progetti Speciali (Business Development). Dal febbraio 1990 sono stato in forza alla Fiat Auto. Fino al giugno 1991 ho avuto la responsabilità dei rapporti con le istituzioni internazionali nell’ambito della Direzione Centrale Sviluppo, Coordinamento e Controllo. I miei compiti comprendevano la manutenzione e implementazione di una rete di contatti internazionali finalizzata al monitoraggio degli sviluppi tecnologici e delle strategie dei partners e dei competitori. Partecipavo e/o definivo progetti speciali su temi inerenti il management dei processi di innovazione e di cambiamento, nonché di team dedicati a progetti di M&A. Dal giugno 1991 al marzo 1993 nella Direzione Ambiente e Politiche Industriali, responsabile del coordinamento del piano Qualità Totale, rispondendo direttamente all’amministratore delegato. Dopo essere stato responsabile delle attività di Relazioni Internazionali nell’ambito della Direzione Ambiente e Politiche industriali, a partire dal 1995 sono responsabile degli Scenari Ambientali. Ho ideato e gestito per conto della Fiat Auto Spa i progetti speciali inerenti all’introduzione e uso delle tecnologie della realtà Virtuale e di Internet. Nel 1995 ho coordinato la presentazione (prima mondiale) di due nuovi modelli di vetture (Bravo e Brava) sul World Wide Web in contemporanea con il lancio nel mondo “reale”, continuando a seguire lo sviluppo e le strategie di presenza dei marchi Fiat Auto (Alfa Romeo, Lancia e Fiat) sul World Wide Web (www.alfaromeo.com; www.lancia.com; www.fiat.com); ho poi contribuito ad avviare le attività di uso delle tecnologie della Rete nelle Direzioni Progettazione, Acquisti, Commerciale, Amministrazione e Controllo. Ho sviluppato una conoscenza approfondita su tecnologie, strategie e modalità di comunicazione avvalendosi di sistemi multimediali, ideando e partecipando, nel 1994, alla costituzione, avvio e gestione della com.e srl di Roma, Multimedia Agency, leader nel suo settore di attività (www.com-e.com) che comprende il Web Content, Strategie per Alta Direzione, Formazione e Addestramento. Dal giugno 1998, dopo avere lasciato il gruppo FIAT, responsabile del progetto Trustees21 presso il World Economic Forum, a Ginevra, Svizzera. Nell’aprile 1999 ho accettato l’offerta del Sindaco della Città di Barletta, Dott. Francesco Salerno, di rivestire il ruolo di Direttore Generale/City Manager della Città di Barletta, nonché dirigente responsabile del personale e del settore informatica e telecomunicazioni del Comune. Ho gestito un’organizzazione di 450 persone, di cui 12 dirigenti in reporting diretto. A fine dicembre 1999, la modifica sostanziale della composizione della giunta della Città ha causato la conclusione del mio mandato, così da evitare le dimissioni del Sindaco. Dal febbraio 2000 a luglio 2001, ho operato in qualità di Assistente del Prof. Ferrante Pierantoni, Componente dell’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione della Presidenza del Consiglio della Repubblica Italiana. A partire dall’ottobre del 2001 svolgo attività di consulenza strategica per l’alta direzione, con particolare attenzione alle tematiche della sicurezza informatica e fisica. Sono stato Amministratore Delegato della società di consulenza Alef Consulting srl , da me fondata nel 1997, con cui ho svolto fino al dicembre 2013 attività di consulenza e formazione. Fino a luglio 2001 sono stato Senior Consultant e membro del consiglio di amministrazione della com.e srl, società attiva nel mondo di Internet, da me fondata con due soci nel 1994. Nel gennaio 2000 ho contribuito alla partenza della società If, Interface Factory srl, esperta d’interfacce avanzate di Rete, di cui sono presidente. Dal gennaio 2001 al mese di ottobre 2002 sono stato Responsabile delle Strategie della Multimoda Network spa, gruppo industriale del settore Moda, a MIlano. Dal novembre 2002 al Gennaio 2003 sono Chief Scientific Advisor per il Gruppo Finmeccanica spa, a Roma. A partire dal Gennaio 2003 sono entrato in organico come Group Scientific Advisor e V.P. responsabile della Technology Intelligence di Gruppo. In tale veste mi sono occupato di progetti speciali, coordinamento di attività fra aziende del Gruppo, facilitato il completamento di progetti di sviluppo prodotto, ideato e partecipato alla gestione del Premio Innovazione di Gruppo, avviato e gestito contenzioso legale, e sua soluzione positiva per Finmeccanica, con maggiore fabbricante automobilistico USA. Ho co-ideato e portato al successo il cosiddetto Project Zero della Agusta Westland, il primo velivolo a decollo verticale realmente innovativo dalla definizione dell’elicottero (vedere su Google Project zero AW). Assisto e interagisco con esponenti del mondo dell’arte per individuare soluzioni tecnologiche per la realizzazione di artefatti e opere. Ad esempio, componendo un gruppo di esperti provenienti dalle aziende del Gruppo Finmeccanica, abbiamo consentito al Maestro Maurizio Mochetti a realizzare la sua opera, installazione fissa al MAXXI di Roma, partecipando alla definizione delle soluzioni tecnologiche necessarie. A partire da Febbraio 2012 fino al dicembre 2014 sono in organico ad Ansaldo Energia spa, a Genova, come Senior Advisor R&D dell’Amministratore Delegato Ing. Giuseppe Zampini. Dal luglio 2012 al giugno 2013 sono membro del Consiglio di Amministrazione della PROTER srl a Terni, azienda attiva nella chimica di quarta generazione. . Dal Marzo 2015 socio fondatore di GoTo10 srl in Milano, attiva nel settore educazione e formazione, in particolare sulle tematiche relative all’insegnamento del pensiero computazionale. Dal settembre 2015 a giugno 2017 Amministratore Delegato di ProTer srl in Terni, società di ricerca e sviluppo attiva nel settore della chimica di IV generazione e della chimica verde. Da luglio 2017 a Novembre 2020, Chief Operating Officer e Vice Principal della JPED Academy a Pechino, distretto di Changping. Le mie attività comprendono essere responsabile operativo, vice-preside, direttore degli Studi, e docente STEAM di una nuova High School internazionale in lingua inglese, basata sul curriculum studiorum USA per studenti di nazionalità cinese. Rientrato in Italia a inizio novembre 2020, lavoro dal dicembre dello stesso anno, fino al novembre 2022, per la Geminiani srl, azienda specializzata nel campo dei motori per applicazioni industriali e in sistemi innovativi di gestione dell’energia elettrica in qualità di Senior Advisor per la R&D. Dal gennaio 2023, insieme a Michael Lenton, gia Amministratore Delegato di Fimeccanica Australia (oggi Leonardo Australia) con cui si è lavorato per molti anni in Finmeccanica, abbiamo avviato The Advisory, International Strategic Consulting, società di consulenza internazionale, attiva in particolare in Italia e Australia. Ci occupiamo di aziende e prodotti ad alta tecnologia, fornendo consulenza strategica, gestionale e legale. Inoltre, dal 1994, sono Professore a contratto di Strategie Aziendali, presso la Scuola di Specializzazione in Ricerca Operativa e Teoria delle Decisioni, Dipartimento di Statistica, Università “La Sapienza”, Roma. Dal febbraio 2000 al Settembre 2006 sono co-ideatore, Docente e Assistant Director del MiNE, Master in the Network Economy presso l’Università Cattolica di Piacenza. Dall’anno accademico 2001-2002 fino al settembre 2014 insegno strategie di comunicazione al Politecnico di Milano, Master in Design della Comunicazione, Dipartimento di Architettura, fiancheggiando il Prof. Paolo Ciuccarelli, titolare del corso di Metaprogetto. I miei punti di forza risiedono nella capacità di comprensione di Scienza e Tecnologia e di diversi aspetti delle discipline umanistiche, in particolari arti visive, e dunque capacità di sintesi fra queste, management e strategia; nella facilità di definire e fare crescere rapporti e relazioni interpersonali; in una lunga esperienza di relazioni internazionali a scala globale; in una non comune capacità di comunicazione, divulgazione e insegnamento. Mi viene riconosciuta capacità di leadership e di motivazione di team operativi interdisciplinari e internazionali. Nel corso degli anni ho seguito un notevole numero di corsi di specializzazione e seminari; ho pubblicato un gran numero di articoli scientifici, anche a carattere divulgativo su quotidiani e riviste specializzate. Anche qualche libro: da citare il primo testo in italiano che parlava del World Wide Web e zone limitrofe: “Il Libero delle reti, edizioni ADN Kroos.. Da oltre un decennio svolgo attività di consulente sui temi della strategia e dell’innovazione tecnologica. Sono stato membro di diversi Comitati e Gruppi di lavoro governativi e presso la CEE. Ho fatto parte del Comitato Scientifico della rivista “Scienza e Dossier” e titolare della rubrica “Il Nuovo” sviluppata su temi innovativi di Scienza e Tecnologia. Sono stato titolare di rubrica fissa sulle riviste “L’Europeo”, Next”, “Ceramicanda” e “Netforum”. Collaboro saltuariamente con molte altre testate. Blogger per il Fatto Quotidiano, Infosec News e Giano News. Ho avuto diverse esperienze didattiche, in Italia e all’estero, anche a carattere continuativo; ho tenuto un elevato numero di conferenze e seminari in Italia e all’estero per enti governativi, università e aziende private. Nel Marzo del 1990 sono stato chiamato dal rettore Prof. Mel Horwitch a far parte dello Scientific Advisory Board del Theseus Institute, Business School specializzata in Strategie dei Sistemi di Informazione e delle Reti, localizzata nel parco scientifico europeo di Sophia Antipolis, nel sud della Francia. Altre info disponibili su Google. Dimenticavo: due figli, due ex-mogli e Silvana da poco mi ha detto sì. Per concludere, ce n’è abbastanza da “scassare i cabasisi” a molti…

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