“Da noi le vicende sentimentali, più o meno rivelate dalla stampa, non hanno il potere deflagrante come nei paesi protestanti, scriveva Enzo Biagi, perché noi ci occupiamo più di quello che i politici fanno di giorno, piuttosto che di ciò che combinano dopo cena”.
La storia del ministro Profumo con la modella Christine Keeler dalla cronaca dei giornali del 1963 è passata nelle pagine di storia del Regno di Sua Maestà. Negli USA, uno scandalo sessuale cavalcato dalla stampa, nel 1983, stroncò la corsa del senatore democratico Gary Hart alla Casa Bianca. Da dove più tardi, a fine anni novanta, Bill Clinton rischiò di essere sfrattato a causa di della relazione con una sua dipendente, Monica Lewinsky.
Lo intuì subito, appena la tv ne diede notizia, Vicki, la moglie del senatore Ted Kennedy che disse al marito “Se questa storia è vera, cercheranno di incriminarlo”.
Dalle tenerezze nella stanza ovale alle pagine dei giornali, ai processi di fronte al Gran Giurì e ai dibattiti alla Camera ed al Senato.
Scrive Kennedy che “la presidenza fu sotto assedio fin dal primo giorno” Il tentativo era quello di delegittimare il Presidente in base ad un fatto di corna, l’adulterio negato in prima battuta sia alla moglie che agli americani.
La politica esaminò al rallentatore i modi in cui il sesso era stato praticato, le reazioni del maschio alfa che ne era stato soggetto e oggetto, incanalando, poi, il tutto verso l’impeachment del Presidente degli Stati Uniti.
Ricorda Kennedy, nella sua Autobiografia: “volevo sostenere Clinton” e lo fece nelle aule parlamentari, nel partito e in punta di diritto chiamando ad esprimersi i maggiori giuristi americani, molti dei quali non vedevano nella vicenda fumus di impeachment.
Come pure gli stessi cittadini se, in un sondaggio dell’agosto 1998, il 77% di essi “riteneva che il Congresso dovesse occuparsi dei problemi del Paese più che di quelli della vita del Presidente”.
Tuttavia, ormai il combinato disposto dei tre fattori, sesso privato, potere pubblico e informatori, aveva segnato la strada e il senatore Kennedy pose un interrogativo che superava la contingenza.
Si chiese, infatti, se esistesse un “diritto a sottoporre a scrutinio i personaggi pubblici” e rispose che fosse “giusto”, aggiungendo però: “Questo genere di indagine rivela l’intera storia della persona?”
Di cose fatte in materia da lui stesso e dalla famiglia cui l’America tanto si era riferita ce n’erano state e ne sarebbero seguite tante. Forse anche per questo la sua risposta fu negativa “Gli esseri umani sono molto più complessi e i nostri peccati non dicono fino in fondo chi siamo”.
A lui, fu imputata la morte di una ragazza Mary Jo Kopechne che la sera del 18 luglio 1969 viaggiava con lui, quando un incidente la sbalzo dall’auto in un laghetto in cui annegò.
Su quello che Kennedy fece in quei momenti sono stati scritti molti libri, ma, dichiara il senatore: “fra noi non c’era nessuna storia romantica. Mi rendevo però conto che molti non si sarebbero lasciati sfuggire l’occasione per gettare fango su Mary Jo e su me…la tragedia ha ossessionato ogni giorno della mia vita. L’espiazione è un processo che non ha mai fine” (Prima di quest’ultima frase, ricorda il suo essere irlandese e cattolico).
Di Clinton, osserva invece che, pur col morale a pezzi, per lui “era tutto un complotto dei repubblicani e il problema era quello che l’opposizione faceva contro di lui e non quello che aveva fatto lui”. Non si rendeva conto, secondo Kennedy, di quanto la vicenda Lewinsky “aveva turbato e abbattuto profondamente la nazione”. Sconvolta soprattutto dal fatto che il Presidente “avesse mentito”, non ammettendo subito la relazione.
Curioso l’aneddoto che il senatore racconta al termine delle pagine dedicate al caso Lewinsky. Sull’Air Force One su cui Clinton aveva ospitato lui e la moglie di ritorno da due serate di beneficenza, il Presidente, rivolto alla signora Kennedy, commentò: ”Due serate memorabili” e la signora Vicky di rimando “Sì ed entrambe con lei”. Clinton rise ed esclamò “Farà bene a stare attenta o le manderanno un avviso di garanzia”.
Questo per dire, banalmente ma senza barare, che tutto il mondo è paese. Con una postilla, però, anch’essa di Enzo Biagi: “Voglio precisare che i nostri onorevoli non si fanno mai notare per faccende di sesso: caso mai di soldi e gli americani, che vanno dietro alle indossatrici, poi scoprono che Roosevelt, paralitico, si intratteneva con la segretaria e altrettanto faceva la moglie Eleanor.”