Il disagio giovanile è un problema complesso, con cause multiple e manifestazioni varie, che include disturbi mentali come ansia e depressione, ma anche difficoltà relazionali, disturbi alimentari e abuso di sostanze. Le cause sono spesso attribuibili a un mix di fattori sociali, economici, familiari e personali, come la pressione per il successo, le aspettative eccessive, l’isolamento sociale e la difficoltà di gestire la fragilità dell’adolescenza e soprattutto l’uso smodato dei social. Prima di iniziare a scrivere cosa penso io sui giovani d’oggi e su come vedo il loro futuro, voglio riportare cosa pensano essi stessi del proprio futuro. Secondo una ricerca fatta dall’Università Cattolica-Toniolo su questo argomento “I giovani italiani hanno poca speranza nel futuro: tra le nuove generazioni di italiani la speranza non è un sentimento così diffuso e lo è meno tra le donne e tra chi abita nel Nord Est. Infatti meno di un giovane italiano su due ha speranza per il proprio futuro”.
I giovani di oggi, spesso definiti “Generazione Z”, sono molto diversi dai loro predecessori, influenzati dalla tecnologia, dai cambiamenti sociali e dalla pandemia. Sono nati e cresciuti in un mondo digitalizzato, con una forte consapevolezza globale e un forte desiderio di fare la differenza.
Io per fortuna ho la possibilità di vivere accanto ai giovani potendo frequentare i miei quattro nipoti, così posso apprezzarne i pregi e verificare direttamente i loro difetti. Una premessa è d’obbligo: per giudicare una nuova generazione è necessario fare uno sforzo per spogliarsi il più possibile dai preconcetti che normalmente assillano le persone che hanno esperienza vissuta. Io mi sforzo a farlo. Un grosso difetto di cui soffrono i giovani d’oggi, vivendo immersi nelle tecnologie e nei social è quello di arrivare a conoscere un po’ di tutto ma superficialmente, questo generalmente provoca nella maggior parte di loro una forma di saccenza che li rende molto antipatici. Non solo, spesso si sentono in grado di giudicare tutto e tutti e così non si pongono mai nella posizione di bravi allievi con il desiderio di imparare ad ascoltare e quindi acculturarsi in continuità. Per esempio si sono praticamente allontanati dalla Chiesa e dalla Parrocchia che una volta era un ottimo posto aggregante e fonte di cultura generalizzata oltre che religiosa. Il rapporto tra i due sessi è molto degenerato sul sessuale: le ragazze hanno allentato i freni inibitori tanto da sembrare un po’ troppo libertine, i ragazzi avendo la strada libera ne approfittano ma diventano incapaci di creare quel rapporto sentimentale che chiamavamo innamoramento; così le coppie fisse sono quasi scomparse e i giovani di ambo i sessi non pensano più a crearsi una famiglia e hanno quasi cancellato dal loro futuro la possibilità di diventare papà o mamma. Ormai di questi problemi della gioventù ne parlano solo in pochi, tecnici specializzati. La maggioranza non si accorge di nulla o fa finta.
Walter Veltroni è uno di quei pochi che da tempo scrive sul Corriere della Sera su questa situazione di disagio che stanno vivendo i nostri giovani. In tali suoi articoli egli sottolinea l’importanza di instillare fiducia nel futuro nei ragazzi, raccontando storie e offrendo sicurezza. In questo contesto, gli adulti dovrebbero fornire un supporto educativo e emotivo, senza evitare di rispondere alle loro domande pur quanto scomode e ai loro dubbi. Inoltre, Veltroni evidenzia anche come la dipendenza dai social media possa avere un impatto negativo sull’adolescenza, consigliando di limitare il loro utilizzo e di incoraggiare esperienze reali e interazioni significative. Parole sante! Per fortuna una persona con forte seguito, Papa Francesco. lo ha fatto tutta la vita e lo ha fatto così bene che i giovani lo hanno seguito e ora ne sentono la mancanza e lo hanno ampiamente dimostrato.
Migliaia di giovani sono stati presenti alle esequie del Papa, per salutare colui che amava scherzare e che li ha tanto incoraggiati. “So che rimarrà sempre accanto a noi in un modo o nell’altro”. “Ha avvicinato la gioventù alla Chiesa”. “Spero che in futuro i ‘grandi’ possano capire quanto è stato importante per noi”. Questi sono i commenti a caldo che fanno i giovani al suo funerale. I miei nipoti che considero un valido campione di tutta la loro generazione, pur avendo smesso di seguire i riti religiosi come era stato loro trasmesso da nonni e genitori, hanno sentito emotivamente molto forte la mancanza del loro Francesco e hanno partecipato a tutto quello che è stato fatto per ricordarlo a dovere. Per esempio si sono messi in fila per diverse ore per andare a dargli l’ultimo saluto quando avevano posto il suo corpo addormentato in San Pietro per essere visitato dai fedeli prima del funerale. Molti di loro sono stati tutta la notte in Piazza San Pietro in attesa che aprissero le porte per mettersi in fila. Nella massa della gente che ha partecipato al funerale con il trasporto a piedi della salma da San Pietro a Santa Maria Maggiore e nella folla ai margini della strada tutti abbiamo visto in televisione il gran numero di giovani presenti.
Voglio chiudere questo mio articolo sui giovani unendomi anch’io al nostro Presidente Mattarella, che ha salutato Papa Francesco a nome di tutti gli Italiani con grande rispetto e affetto, esprimendo l’apprezzamento per il suo servizio alla Chiesa e al mondo, definendolo una figura di profonda spiritualità e un leader di pace e dialogo.