I fedelissimi del Gialappa Show non esiteranno a far tuonare il tormentone “Dove sono le istituzioni?”, ma stavolta non c’è proprio niente da ridere.
L’organizzazione internazionale a tutela dei diritti umani HRW (Human Rights Watch) ha appena pubblicato un rapporto che dimostra come foto di bambini, pubblicate online anni fa, vengano date in pasto a server utilizzati per “addestrare” i sistemi di intelligenza artificiale che alimentano i generatori di immagini.
La rielaborazione grafica di istantanee che ritraggono minori apre scenari che sono la Disneyland dei pedofili e inquieta anche i genitori meno apprensivi e – ad onor del vero – l’intera comunità internazionale.
Un mese fa la ricercatrice di HRW Hye Jung Han aveva trovato 170 foto di bimbi brasiliani che erano collegate a LAION-5B, una popolare raccolta di dati di intelligenza artificiale generati rastrellando il web pubblico.
La circostanza evidenziata a suo tempo non era una fortuita e disgraziata combinazione. Il secondo report è corredato da elementi che dimostrano il rintraccio di 190 immagini di bambini australiani, in cui sono incluse anche quelle di piccolissimi indigeni.
Naturalmente in entrambi i casi di studio le foto non sono certo corredate da alcuna forma di consenso dei giovanissimi o di loro parenti.
La cosa sconvolgente è la copertura assoluta di ogni età e di ogni carattere fisionomico: queste raccolte mettono l’intelligenza artificiale in condizione di creare “deepfake” incredibilmente realistici di veri minorenni australiani.
Ma il peggio deve ancora venire. A quanto pare gli indirizzi Internet in cui sono state pescate le foto e che etichettano i relativi file sono in grado di rivelare informazioni identificative dei piccini: la presenza di nomi e l’individuazione dei luoghi in cui sono stati effettuati gli scatti originali espongono i bimbi e le famiglie a rischi non difficili da immaginare.
La ricercatrice, nel sottolineare i pericoli in termini di privacy e sicurezza, ha spiegato che non di rado i genitori non si rendono conto delle insidie dell’universo online oppure non sanno che le loro iniziative volte a garantire la riservatezza dei loro piccoli non sono così efficaci come invece si sarebbe portati a pensare.
Per dimostrare la fragilità della situazione Hye Jung Han ha preso spunto dalla banale immagine di due sorridenti ragazzini di tre e di quattro anni armati di pennello dinanzi ad un muro colorato. Quella semplice ed innocente foto ha permesso senza sforzi titanici di scopire i nomi completi, la rispettiva età e il nome della scuola materna che frequentano a Perth nell’Australia Occidentale. Ad inquietare ancor più è la circostanza che su Internet non ci sarebbero informazioni a proposito dei due bimbi…
Alla luce di questi fatti si è costretti a raccomandare ai genitori di adottare ogni cautela nella pubblicazione di foto dei loro piccoli, anche se la raccomandazione più sincera è certo quella di evitare di piazzare online qualunque cosa sia riconducibile ai minori.