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LA GRANDE FUGA

Giuseppe Bodi di Giuseppe Bodi
24/04/2024
in RIFLESSIONI
LA GRANDE FUGA
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TE LO LEGGO IO

La grande fuga è un film del 1963; tra i più famosi interpreti figurano Steve McQueen, Charles Bronson e James Coburn. La pellicola narra la storia di un gruppo di prigionieri britannici, reclusi in un campo di prigionia tedesco, che progettano una “grande fuga” scavando sotto le baracche un tunnel per dileguarsi, oltre i reticolati del campo di prigionia, in una boscaglia.

Non si vuole qui ripercorrere la storia dell’avvincente film ma parlare della “grande fuga” dalla televisione pubblica, ovvero dai canali RAI.

Appena al potere il Governo Meloni ha fatto capire, naturalmente non in modo esplicito, che alcuni conduttori televisivi non erano graditi, ovvero non sarebbero stati tollerati dissensi e critiche alla linea del Governo sui canali della televisione pubblica. Non per nulla il premier Giorgia Meloni ci ha ampiamente dimostrato di non amare le conferenze stampa od i confronti in televisione. 

Si diletta soltanto in monologhi con intervistatori che non osano porre domande “scomode”; solo quelle nelle quali il Presidente del Consiglio può esaltare i risultati o porre sul piatto i propri propositi, presentati in veste edulcorata per i suoi fini: Cicero pro domo sua. Non per nulla la si vede spesso intervistata dal Bruno nazionale, cioè Bruno Vespa. Nei contraddittori televisivi sono inviati solo alcuni fidi scudieri o, se si preferisce, proconsoli.

Nessuno dei giornalisti e conduttori di cui si dirà è stato “spintaneamente” messo alla porta come è avvenuto per l’ex compagno del premier, Andrea Giambruno, a causa di frasi di pessimo gusto da lui profferite in un fuori onda. Al di là delle singole opinioni sulle persone, si parla di conduttori che da anni fanno audience e, quindi, attirano pubblicità nei loro programmi. Pubblicità che rappresenta pressoché l’unico canale ufficiale di introiti per le televisioni private ed uno cospicuo per quelle pubbliche.

Ma di chi si parla? I primi sono stati Fabio Fazio e Luciana Littizzetto che da anni lavoravano in coppia su RAI 3. Sono ora sul canale 9. Ha lasciato Bianca Berlinguer, approdata a Mediaset. Massimo Gramellini è transitato a La 7. Lo stesso Amadeus, storica figura della RAI, lascia per canale 9, di proprietà del colosso statunitense Discovery. La giornalista Lucia Annunziata, che è stata anche Presidente della RAI nel biennio 203-2004, ha abbandonato la conduzione del suo programma della domenica su RAI 3. Anche lei storica figura della Rai. Si vocifera che Fiorello, a breve, seguirà la scelta di Amadeus. I due sono grandi amici.

Si vedrà cosa bolle in pentola per Serena Bortone, sicuramente rea di aver letto il testo dello scrittore Antonio Scurati, e Geppi Cucciari, conduttrice e cabarettista, non proprio allineata. In sostanza, senza voler sminuire altri bravi conduttori e giornalisti, la RAI ha perso e sta perdendo personaggi di grande calibro, ovvero audience e, probabilmente, introiti pubblicitari. Spesso il personaggio attrae lo spettatore per il solo suo nome, che è una sorta di garanzia per l’audience e per la qualità dei contenuti apprezzati dal pubblico.

Il Presidente del Consiglio ha più volte affermato di essere una paladina della libertà di stampa. Di fatto gli ultimi interventi normativi in materia, senza scendere in dettagli, si sono orientati in direzione totalmente opposta alle sue dichiarazioni.

Anche non poche testate e giornalisti della stampa europea hanno criticato l’atteggiamento del Governo nei confronti della libertà di stampa. Si è alla censura, ormai non troppo velata, che si tenta di mascherare con risibili scuse. Vengono distribuiti fendenti, fortunatamente ancora solo figurati, che evidenziano un crescente fastidio verso il dissenso. Tutto ciò ha generato quello che è stata qui definita la “grande fuga” con la conseguente perdita di pluralità, capacità, audience e tanto altro per la già poco fantasiosa RAI. 

L’emittente pubblica dovrà rassegnarsi, con celerità, a convertirsi in teleMeloni. 

Saranno ammessi solo gli altoparlanti del potere per fare un lento, ma non troppo, lavaggio del cervello alla popolazione in attesa di più ampi poteri repressivi della libertà del cittadino ormai defraudato di ogni capacità critica e reattiva

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