Sabato sera, proprio durante le battute iniziali della serata finale del Festivalone nazionale, un amico ha postato su Facebook “Ora, su La7, sto guardando Operazione Sottoveste”.
La tentazione di cambiare canale è stata fortissima, ma mi sono dovuto scontrare con moglie e figli che assolutamente volevano seguire la finale canora. Mi sono rassegnato, per il quieto vivere domestico. E anche perché quel film lo avrò visto credo una dozzina di volte, forse più dei Bond e degli Star Wars. Quel sottomarino rosa è un capolavoro della commedia leggera, a mio parere.
Imbattendomi in una piccola notizia di “storia dimenticata” subito la mente mi è corsa proprio ad una delle scene più esilaranti e surreali del film, nella quale, per Natale, veniva imbandito un banchetto in stile luau hawaiiano sul ponte dell’USS Sea Tiger, sotto l’occhio imbarazzato ma in fondo benevolo di un Cary Grant/Comandante Matt Sherman che osserva un attimo di “vita normale” del suo equipaggio, nell’occasione rinforzato dalle procaci infermiere accolte a bordo dopo il naufragio.
E qui viene il bello: proprio durante il banchetto e il tradizionale “Valzer delle Candele” natalizio, il sottomarino indifeso viene attaccato da un caccia giapponese, che polverizza le pietanze schierate sul ponte: pomodori, frutta e patate che schizzano in ogni dove, fuggifuggi generale e immersione rapida, con il banchetto offerto ai pesci del Pacifico.
Ed ecco il nostro “gancio”: si narra (ma pare siano solo voci di sentìna) che veramente ci fu un combattimento a suon di patate tra un cacciatorpediniere statunitense ed un sommergibile giapponese, al largo delle Isole Salomone, il 5 aprile 1943.
Avete letto bene, “a suon di patate”.
La “leggenda”, ovviamente legata ad un vero fatto di cronaca di guerra, vede impegnato il cacciatorpediniere DD-450 “O’Bannon” che, durante una navigazione, intercettò il sommergibile giapponese RO-34 in emersione e il comandante Cdr. Donald “Doc” McDonald diede ordine di ingaggio.
Qui i racconti si mescolano con il diario di bordo: l’ufficialità parla di avvicinamento, cannoneggiamento della torretta, “seconda passata” con ordigni di profondità e armi a tiro corto, data la vicinanza, rapida immersione (pare anche lasciando alcuni marinai in coperta, e quindi, in mare) e successiva conferma dell’affondamento.
Proprio la vicinanza tra gli scafi sembra abbia portato i marinai americani a lanciare contro il sommergibile del Sol Levante qualsiasi cosa si trovassero a tiro: viti, bulloni, oggetti vari e, a quanto pare, le patate della cambusa.
Le voci e la leggenda si amplificarono immediatamente: il “sommergibile affondato con le patate” divenne la cifra d’onore dell’O’Bannon, che ricevette perfino una targa di menzione dedicata dai produttori di patate del Maine.
La nave ebbe una più che onorata carriera, meritandosi numerose decorazioni, dal 1942 (anno del varo) fino alla sua dismissione nel 1970, partecipando al secondo conflitto e alle guerre di Corea e Vietnam, oltre alla designazione, nel progetto Apollo, quale mezzo di riserva per il recupero della capsula Gemini 11.
La storia ufficiale (anche per la dipartita di quasi tutti i testimoni oculari) non potrà mai riconoscerlo, ma risponde decisamente al vero che il caccia O’Bannon affondò un sottomarino giapponese con un lancio di patate. E pure con bombe di profondità, cannoni da 5 pollici e mitragliere da 1.1’ e 20 millimetri…
Le storie del mare vivono per sempre.
(nell’immagine di apertura, in senso orario: un fotogramma del banchetto sullo USS Sea Tiger, il Comandante Mc Donald e il DD-450 O’Bannon in navigazione, le decorazioni alla nave, il sommergibile RO-34 ai comandi del Tenente Rikichi Tomita, la targa in bronzo offerta alla nave dai produttori di patate).