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ESSERE O NON ESSERE. CIVILI.

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
09/02/2024
in EDITORIALI
ESSERE O NON ESSERE. CIVILI.
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TE LO LEGGO IO

Educazione o rieducazione, questo è il dilemma. Non c’è bisogno di amletiche perplessità per capire la sottile linea che separa invisibilmente quei termini, per comprendere che uno dei due è destinato a prevalere, per accorgersi che non c’è più tempo da perdere.

Spaventa il facile predominio del primo vocabolo, nobile in altri contesti, spaventoso tra le mura di una struttura penitenziaria.

L’educazione, infatti, è in realtà il tunnel in cui si infila il detenuto per piccoli reati che ne esce criminale grazie agli insegnamenti dei “decani” di quell’ambiente. La soglia della casa di reclusione è l’ingresso di un pragmatico Ateneo le cui materie hanno i docenti più qualificati, temprati da esperienze proporzionali al pedigree penale che li contraddistingue e pronti a performance maieutiche di rara efficacia. Le mura del carcere sono così una lavagna su cui ogni nozione è scolpita ad imperitura memoria in un percorso formativo che mira a tramandare tecniche e metodologie delinquenziali alle nuove generazioni di una razza dannata.

La rieducazione, invece, è o sarebbe un’altra cosa. Comincia con la spiegazione di quel che si è sbagliato, non con l’abrasione meccanica di eventi e al contempo dei rimorsi che viaggiano al seguito. E’ un passo indietro che consentirà di farne tanti in avanti, ma stavolta nella direzione giusta e senza pericolosi inciampi. L’esame degli errori e delle conseguenze dirette e indirette che questi hanno innescato deve portare ad una metabolizzazione delle buone regole del comportamento civile e della convivenza, alla revisione degli istinti e ad una lenta trasfusione di valori e di principi.

La (mala) educazione porta alla recidiva, alla reiterazione estremizzata di condotte reprensibili, alla voglia di misurare i nuovi limiti innalzati dalla cultura acquisita. La rieducazione – sull’altro fronte – induce a controllare le emozioni, a non covare rancore e rabbia, a indirizzare correttamente le proprie energie, a scoprirsi capaci di essere migliori. Migliori di prima. Migliori di sempre.

La rieducazione è il viatico del reinserimento, è l’anticamera di una vita volta a dimostrare di aver capito, a voler rimediare, a dar prova del cambiamento avvenuto, a rincorrere il perdono che non deve arrivare dagli altri ma da se stessi, a riconquistare la serenità che l’angoscia di aver sbagliato ha annullato.

Se lo Stato abdica e non riversa il dovuto impegno in questa delicata missione, la bestialità prende il sopravvento allontanando ogni possibilità di recupero sociale ed eutrofizzando il dilagante senso di malessere.

Le Istituzioni hanno l’onere ineludibile di riportare equilibrio ed evitare che qualche reietto possa “contaminare” altri, instillando quella reazione a carenze e difficoltà che è la miccia di violenze, soprusi ed efferatezze di ogni sorta. Chi esce “rieducato” da una realtà detentiva deve costituire l’antidoto al degrado e incarnare la dimostrazione che si può e si deve essere diversi.

Il carcere – e può sembrare un ossimoro – deve restituire la dignità a chi l’ha perduta o non ha mai saputo di averla. Perché sono proprio il decoro, la considerazione e l’onorabilità a costituire il freno alle devastanti iniziative di chi pensa di poter delinquere. Occorre contrapporre la fierezza e il contegno di chi sta dalla parte della legge alle altezzose manifestazioni di prepotenza di quelli che fraintendono “l’onore” e ne fanno una patente di prevaricazione e ingiustizia.

Non c’è alcuna necessità di scomodare il Vangelo di Matteo e immaginare Gesù nelle vesti del carcerato. Sarebbe sufficiente rileggere – niente di più, senza alcuno sforzo interpretativo – l’articolo 1 della Legge 26 luglio 1975, n. 354, “Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà”. Basterebbe fare un esame di coscienza per verificare serenamente se stiamo rispettandone il primo comma, secondo il quale “Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona. Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose”.

Potrebbe esser l’occasione per accertare la necessità di un processo di rieducazione necessario anche per chi trasgredisce queste regole basilari e depenna la parola “civiltà” dal proprio vivere quotidiano.

 

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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