I Servizi Segreti di Kiev si godono lo spettacolo. “Spiderweb” è l’operazione militare in cui intelligence e armamenti sono stati miscelati con la migliore maestria e il cocktail è stato “servito” come aperitivo in vista dei sospirati colloqui di pace in quel di Istanbul.
Mentre tutti si domandano come sia stato possibile arrivare così in profondità e qualcuno si chiede quale sia mai l’autonomia di un drone, viene spontaneo sospettare che una mossa del genere possa essere mandata a segno solo se qualcuno in territorio nemico ha aiutato a compierla.
Il segnale forte potrebbe non essere la distruzione di una gran quantità di aerei da guerra ma la presumibile presenza di una massiccia rete operativa russa che non sopporta più la pazzia di Putin e che potrebbe aver voluto far sentire la propria inquietante presenza e capillarità.
Potrebbe essere “l’altra Russia” ad aver ferito a morte l’aviazione agli ordini del Cremlino in una sorta di ribellione partigiana senza precedenti. Nessuno vuole sottovalutare la capacità dei Servizi di Zelensky nell’individuare gli obiettivi né quella della aeronautica ucraina nel portare a termine la missione, ma un colpo così eclatante impone un fondamentale supporto logistico locale.
E’ una fonte del cosiddetto SBU, l’organo di sicurezza di Kiev, a lasciare immaginare una ipotetica complicità di un imprevedibile alleato in territorio avversario. I droni sarebbero arrivati a distanza raggiungibile dai rispettivi obiettivi a bordo di camion che trasportavano “case mobili” ed è impensabile che siano riusciti ad infiltrarsi per tanti chilometri senza la “benedizione” di un contingente del posto.
E’ romanzesca la narrazione dei tetti di quei prefabbricati che si aprono per lasciar decollare i droni, ma a far rimanere ancor più stupefatti è la simultaneità degli attacchi su obiettivi dislocati in posizioni estremamente lontane tra loro. La sincronizzazione ha senza dubbio amplificato la sorpresa e forse uno sbigottimento secondo solo a quello di Giulio Cesare che riconosce Bruto tra i congiurati.
Il bilancio è impietoso: quattro basi aeree nel cuore della Russia trafitte come in un videogame, 40 e più bombardieri strategici distrutti, 7 miliardi di dollari di danni, il 34% dei vettori missilistici da crociera colpiti.
Se si guarda la carta geografica e si evidenziano i bersagli, si nota la grande distanza che separa Irkutsk, Ryazan, Murmansk e Ivanovo, circostanza che lascia presumere una ingegnerizzazione dell’attacco e una cabina di regia con abilità chirurgiche.
Il Ministero della Difesa russo ha parlato di attacchi terroristici. Un simile scenario probabilmente emerge dalla lettura attenta del comunicato dei Servizi ucraini in cui non si escludono azioni “anche dal sottosuolo”, facendo pensare a reti di trasporto come la metropolitana, alle condotte idriche o alle fognature come possibili spettacolari target.
La pace ha un ostacolo insormontabile da superare. La sete di vendetta di chi ha visto distruggere il proprio Paese. Altro che accordi in terra turca.