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NEGLI ANNI ‘80 ANCHE IN ITALIA SI E’ INIZIATO AD USARE IL TERMINE “POLITICAMENTE CORRETTO”

Gian Paolo Di Raimondo di Gian Paolo Di Raimondo
04/12/2023
in CITTADINI E MINORI
NEGLI ANNI ‘80 ANCHE IN ITALIA SI E’ INIZIATO AD USARE IL TERMINE “POLITICAMENTE CORRETTO”
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L’espressione correttezza politica è un termine che designa una linea di opinione, un orientamento ideologico e un atteggiamento sociale con lo scopo inteso soprattutto nel rifuggire l’offesa o lo svantaggio verso determinate categorie di persone all’interno di una società. Il concetto viene più spesso reso in italiano con l’aggettivo sostantivato politicamente corretto (in inglese politically correct).

“Questa parola, buonismo, è diventata una specie di scudo contro qualsiasi pensiero ragionevole, contro qualsiasi riflessione in grado di andare oltre il raglio della rabbia e la superficialità del commento. [… ] Aboliamo questa parola. Qui non c’entra la bontà e non c’entra neanche il politicamente corretto, espressione abusata dagli stessi che usano la parola “buonista” come sinonimo di una politica ipocrita che proclama i buoni sentimenti ma poi nel quotidiano fa pagare agli altri il prezzo della propria correttezza e si mantiene nel privilegio. Nulla è più rigoroso e dignitoso della correttezza invece”. (Roberto Saviano)

E’ mia intenzione in questo breve articolo offrire alcuni elementi chiarificatori sulla tendenza della diffusione nel dibattito pubblico del mondo occidentale, a partire dagli Stati Uniti, delle espressioni politically correct e political correctness nella seconda metà degli anni ottanta che intendevano significare e denunciare insofferenza e dissenso verso l’ortodossia ferrea che si era affermata riguardo al linguaggio e ai comportamenti sociali da parte delle classi colte. In sostanza l’attuale realtà fluida e in continuo mutamento è interpretata dalla più recente ideologia del politically correct come la nuova religione civile della società globale. Un tale cambiamento è avvenuto nel corso degli ultimi due decenni, è coinciso con la crisi dei grandi sistemi politici di matrice ideologica e si è esteso dal linguaggio alla determinazione di un tipo di orientamento del pensiero occidentale. E quell’ideale di redenzione che intende rappresentare si è ampliato e radicalizzato indicando come ostacolo da abbattere non solo il capitalismo, ma la civiltà occidentale in sé e per sé, il suo modello di vita, la sua cultura, le sue tradizioni.

Ecco come ha definito il “politicamente corretto” Eugenio Capozzi, ordinario di storia contemporanea dell’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa: Il politicamente corretto è l’espressione retorico precettistica del neo- progressismo, cioè l’ultima delle ideologie, che possiamo anche chiamare, come l’ha definito Mathieu Bock-Coté, “utopia diversitaria”, “culto dell’altro”. È un’ideologia simile a quelle ottocentesche e novecentesche. Essa si afferma con il tramonto di fascismo e nazismo e con la crisi del modello comunista sovietico, su cui si innestano i valori e le idee portate dai baby-boomers. Il neo-progressismo non si fonda su premesse politiche ed economiche ma su un obiettivo culturale, cambiare la cultura delle società occidentali, perché strutturalmente imperniata sulla discriminazione, sulla disuguaglianza e sull’imperialismo.

Il suo obiettivo è sradicare questa malapianta che albergherebbe nella nostra cultura. Il tutto per tornare ad una condizione di naturale armonia, per riguadagnare l’Eden. Tale armonia non si basa però su un principio forte di definizione razionale della natura umana, ma su un totale relativismo. Tutte le idee, tutte le culture, tutti gli stili di vita sono equivalenti. È una ribellione relativistica contro la storia occidentale, vissuta come violenza e stupro ai danni delle diversità. Voglio fare un paio di esempi su tale atteggiamento da parte delle Autorità pubbliche o delle Istituzioni dell’applicazione pratica di atti per la protezione preventiva contro possibili contenuti offensivi per qualcuno di differente cultura o religione della nostra che, a mio avviso, rischiano di diventare grotteschi. La copertura dei nudi maschili e femminili nei Musei capitolini in occasione della visita ufficiale in Italia del presidente iraniano Hassan Rouhani, per rispetto all’interpretazione integralista della religione islamica sostenuta dal regime politico al potere in quel paese. Le riproduzioni di quadri di Egon Schiele censurate nella Metropolitana di Londra perché si riteneva che la nudità esplicita, sia pure di un’opera d’arte, avrebbe potuto essere considerata offensiva da qualcuno in base alla mentalità di molti abitanti musulmani della capitale britannica. Non si ripristina, in questo modo, una pratica scomparsa in Europa dall’epoca della Controriforma, in ossequio ai costumi di una cultura non occidentale? Il “politicamente corretto”, in quanto nuova religione civile, impone un credo indiscutibile e indiscusso con una serie di dogmi di cui i principali quattro sono: il relativismo culturale secondo il quale le differenti culture e le diversità religiose devono essere considerate tutte allo stesso piano, la corrispondenza tra desideri e diritti che considera l’essere umano libero di perseguire qualsiasi tipo di desiderio senza incappare in alcun tipo di censura. Poi ancora, che non esiste la centralità dell’uomo rispetto all’ambiente perché il neo-progressismo considera l’umanità solamente un elemento del generale equilibrio naturale, e infine che c’è una ferrea coincidenza tra identità e autodeterminazione tanto da poter sintetizzare quest’affermazione con l’espressione “voglio dunque sono”. Mi ha colpito la lettura di ciò che scrive Giuseppe Reguzzoni, insegnante e scrittore, nell’articolo “Per la nuova religione non è vero ciò che è vero, ma ciò che si riesce a far apparire tale”, di cui mi limito a riportarne integralmente un brano efficace: “Nel politicamente Corretto tutto ciò che marca la differenza tra comunità e individui, finanche tra i due sessi, è percepito e indicato come un ostacolo imbarazzante. (…) La laicità radicale, o laicismo negativo, mira finanche ad annullare i segni storici della presenza delle religioni in Occidente (dunque della religione cristiana) sostituendovi altri segni in linea con la propria visione del mondo. Alle comunità religiose è riconosciuto, al massimo, lo status di enti privati, senza alcuna pertinenza diretta con la realtà statuale. È quanto non ha mancato di constatare, e denunciare, papa Giovanni Paolo II lungo tutto il proprio pontificato: «Nell’ambito sociale si sta diffondendo anche una mentalità ispirata dal laicismo, ideologia che porta gradualmente, in modo più o meno consapevole, alla restrizione della libertà religiosa fino a promuovere il disprezzo o l’ignoranza dell’ambito religioso, relegando la fede alla sfera privata e opponendosi alla sua espressione pubblica. Il laicismo non è un elemento di neutralità che apre spazi di libertà a tutti: è un’ideologia che s’impone attraverso la politica» (Ai presuli della Conferenza episcopale della Spagna, in visita Ad limina Apostolorum, 24 gennaio 2005)” (…) Nell’ultimo periodo l’esplosione di alcune grandi questioni come la crisi economica, la crescente insicurezza e l’immigrazione stanno mettendo progressivamente in crisi il politicamente corretto che non riesce più ad avere una presa salda sull’opinione pubblica nelle società occidentali. Chissà se esisteranno delle alternative di carattere politico e culturale a quella che, nel suo recente libro Politicamente corretto (Marsilio Editori), Capozzi definisce un’ideologia? Forse sì. Alcuni ipotizzano che le generazioni, cresciute sotto il regime culturale del politicamente corretto, hanno ormai maturato una sorta d’impermeabilità all’influenza conformista di questa ideologia e sono diventate depositarie di una sorta di scetticismo di fondo verso la retorica del neo-progressismo. Speriamo, però, che alla domanda giusta di reagire al politicamente corretto, non scaturisca la risposta sbagliata di un eccessivo sovranismo.

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Gian Paolo Di Raimondo

Gian Paolo Di Raimondo

Gian Paolo Di Raimondo nasce ad Ancona il 2 marzo 1936, svolge i suoi studi a Camerino, dove si diploma nel 1955. Dopo un primo periodo lavorativo da geometra in alcuni Comuni del maceratese iniziato nel 1956 e il servizio militare come Ufficiale carrista, nel 1959 è assunto in Olivetti Bull nel settore dell’automazione aziendale e da allora partecipa all’evoluzione tecnologica dell’informatica. Nell’hardware, dai sistemi a schede perforate ai computer e nel software, dai primi linguaggi e sistemi operativi a quelli sempre più evoluti. Cresce parallelamente nella carriera, passando dall’Olivetti alla Philips e alla Siemens. In tutte e tre queste aziende multinazionali dell’elettronica raggiunge ottimi livelli manageriali: Responsabile di un settore del Marketing dell’Olivetti, Direttore Vendite della Divisione “Data Systems” della Philips e Direttore Commerciale del Distretto Centro-Sud della Siemens Data. Uscito dal lavoro dipendente nel 1987, fonda da libero professionista la CISIT S.p.A. – Consorzio Interaziendale Servizi Informatici e Tecnologie – e ne assume la presidenza che mantiene fino al 2000, Dal 2000 al 2006 è Presidente della InfoGuard S.p.A. che opera nel settore della Sicurezza informatica in collaborazione con la Cripto A.G. svizzera. Nel 2006 (dopo 50 anni di lavoro produttivo) inizia a fare il pensionato a tempo pieno, massimizzando l’attività di volontariato con la Caritas e con altre Organizzazioni umanitarie Onlus operanti nel settore della donazione del sangue e degli organi (dal 13/12/2018 è anche membro del Comitato Operativo della Fondazione Italiana Promozione Trapianti d’Organo – FIPTO). Incrementa, inoltre, la collaborazione con giornali e con il sito “omelie.org/approfondimenti” con la scrittura di articoli di attualità. Per le benemerenze acquisite nella sua lunga vita lavorativa, quattro Presidenti della Repubblica – Cossiga, Ciampi, Napolitano e Mattarella – gli hanno conferito altrettante Onorificenze al Merito della Repubblica Italiana: Cavaliere, Commendatore, Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce. Il Presidente Ciampi, inoltre, alla fine del suo lavoro dipendente lo premia con la Stella al Merito del Lavoro nominandolo “Maestro del Lavoro”. A completamento del suo curriculum vitae, degno di citazione è l’interesse dimostrato per l’approfondimento della sua cultura religiosa che lo porta ad ottenere diversi attestati conseguiti in corsi presso Università cattoliche: Pontificia Università Lateranense Roma – Attestato di formazione biennale per “Operatori della Carità” (26/09/2008). MARIANUM Pontificia Facoltà Teologica di Roma – “Mariologia Diplomate” per corso biennale di Mariologia (04/06/2012). Ateneo Pontificio Regina Apostolorum Roma – “Diploma di Specializzazione in Studi Sindonici” (30/06/2013). Ateneo Pontificio Regina Apostolorum Roma – a completamento di un corso biennale ottiene il “Master di 1° livello in Scienza e Fede” (21/10/ 2015).

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