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SIAMO CODIFICATI PER LA SOFFERENZA? VULNERABILITÀ GENETICA E MALATTIA MENTALE

Marco De Murtas di Marco De Murtas
06/11/2023
in SANITÀ
SIAMO CODIFICATI PER LA SOFFERENZA? VULNERABILITÀ GENETICA E MALATTIA MENTALE
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Il modello vulnerabilità-stress, Ingram & Luxton (2005) è una teoria che spiega come in alcune persone l’effetto combinato della vulnerabilità genetica che potrebbe rimanere teoricamente silente per tutta la vita, per effetto di fattori stressanti, genera la comparsa dei sintomi di disturbo mentale a cui la persona era vulnerabile ma che da ora è malattia. La vulnerabilità ad un disturbo mentale funge da antecedente biologico all’insorgenza del disturbo. Talvolta ciò che si definisce vulnerabilità viene usata come un disturbo già presente, ma si snatura il termine, che, mentre ha un significato medico molto preciso, si usa come sinonimo di fragilità che è un termine molto generico che corrisponde ad un disfunzionamento patologico o ad un ipo-funzionamento psicopatologico, cioè al disotto dei limiti della norma.  Va inoltre distinta dalla diatesi, che consiste in una risposta iper-reattiva a stimoli semplici; concetto che traslato dalla medicina è la risposta psichica di intensità incongrua a stimoli minimi che oggi è, in parte, alla base dei disturbi di personalità (che qualitativamente interessano molti di noi, se non tutti).  

Un esempio paradigmatico che è sempre bene ricordare è l’insorgenza degli attacchi di Panico ritenuti una vulnerabilità inespressa a seguito dell’uso di cannabinoidi, così diffuso oggi e ritenuto così innocuo. L’uso di cannabinoidi produce una reazione vagale, con diminuzione della pressione arteriosa e il fisiologico riflesso di tachicardia compensativa. In soggetti vulnerabili, quest’artificiale aumento della frequenza cardiaca senza un reale motivo ambientale viene letto come un pericolo invisibile e di qui l’insorgenza di un attacco di Panico. La persona potrebbe vivere tranquillamente tutta la vita senza Panico ma l’incontro con il fumo “di canne” anche a 50 anni fa si che insorga una patologia che altrimenti sarebbe rimasta inespressa.

A un livello più generale, il modello vulnerabilità-stress rappresenta una relazione semplice, lineare. Quindi, al livello più elementare, molti modelli suggeriscono che lo sviluppo di un disturbo dipenda dagli effetti combinati di stress e vulnerabilità. Un modello di vulnerabilità-stress, ad esempio, può suggerire che fattori di stress relativamente piccoli possano portare all’insorgenza del disturbo in una persona che è altamente vulnerabile, mentre un altro modello di vulnerabilità-stress potrebbe suggerire che un evento stressante di intensità maggiore potrebbe causare una reazione simile nella persona con scarsa vulnerabilità. Sebbene vari modelli possano accordare un ruolo più forte per un componente rispetto all’altro, questa idea presuppone l’additività, cioè che la diagnosi premorbosa e stress si sommino in qualche modo per produrre il disturbo. Questa concettualizzazione così semplice viene messa in discussione da molti autori.

Un aspetto trascurato nei modelli di vulnerabilità in psicopatologia, è che tale correlazione possa cambiare nel tempo. L’interazione mutevole può essere spiegata attraverso il riferimento proposto da Post (1992). In risposta ai dati che mostrano come ripetuti episodi di depressione all’interno di alcuni individui inizino ad apparire con un impatto stressogeno decrescente, egli suggerisce che i casi ripetuti di disturbo causino cambiamenti neuronali che si traducono in maggiore sensibilità allo stress. Con una maggiore sensibilità, occorre meno stress per attivare i processi necessari che portano alla psicopatologia. L’applicazione di queste idee ai modelli di diagnosi-stress suggerisce che la relazione precoce tra questi costrutti non è necessariamente statica. Sebbene gran parte dei modelli a cui si fa riferimento sono per lo più statici, modelli dinamici restano importanti anche per comprendere meglio i meccanismi di recupero e recidiva. Un concetto che riguarda questo discorso è anche l’invecchiamento: la vulnerabilità a sviluppare patologia psichiatrica riguarda, non secondariamente, l’invecchiamento cerebrale che aggiunge ad un aumento della vulnerabilità, una maggiore forza dei sintomi e una resistenza alle cure. In altri casi, invero più rari, l’invecchiamento può portare alla riduzione della sintomatologia psichiatrica.

Lo sviluppo della psicopatologia secondaria a vulnerabilità è ovviamente complesso e coinvolge numerosi fattori ed interazioni tra questi: diatesi, invecchiamento, grado e tipi di vulnerabilità. I modelli di vulnerabilità-stress restano comunque utili dispositivi euristici (Monroe & Simons, 1991) che ci consentono di comprendere potenzialmente come i fattori predisponenti di vari domini possano aumentare la suscettibilità alla psicopatologia e successivamente creare le condizioni sufficienti per l’insorgenza del disturbo.

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Marco De Murtas

Marco De Murtas

Medico, psichiatra, neurologo, psicoterapeuta, docente universitario, ipnoterapeuta, scrittore, blogger, marito. Si laurea in Medicina e Chirurgia con votazione di 110 e lode presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma e si specializza in Neurologia con il massimo dei voti. Appassionato di studi e studente modello si specializza brillantemente anche in Psichiatria presso la Cattedra di Clinica Psichiatrica dell’Università degli Studi dell’Aquila. Vincitore di diverse borse di studio in Italia ed all’estero, trascorre un periodo negli Stati Uniti avviando un progetto di ricerca sulla trasmissione sinaptica sui “Gangli della base” presso la U.C.L.A. University di Los Angeles e viene prescelto dalla Ely Lilly per un master sui “neurolettici atipici” presso l’Università di Washington nel Psychiatric Institute. Coordinatore in un progetto di ricerca internazionale con le cattedre di fisica dell’Università Normale di Pisa, di Fisica cibernetica dell’Università “La Sapienza” di Roma, la cattedra di Clinica psichiatrica dell’Università S. Andrea di Roma, la cattedra di Biofisica applicata alle neuroscienze dell’Università George Town di Washington. Vince il concorso come ufficiale medico presso l’Esercito Italiano arrivando 3° e lavora tre anni come Assistente Ospedaliero col grado di Tenente presso il reparto Neuro-Psichiatrico dell’Ospedale Militare “Celio” di Roma occupandosi delle problematiche disadattive dei ragazzi alla leva militare. Efficiente sul lavoro, ed efficace nella comunicazione consegue il diploma in Ipnosi Medica presso il Centro Italiano di Ipnosi Clinica e Sperimentale di Torino, diretta dal Prof. Franco Granone. Lavora in vari Centri di Salute mentale di Roma; per diversi anni svolge il ruolo di Direttore di Unità Operativa Complessa. Partecipa attivamente come membro nella commissione del Comitato Scientifico Europeo per la Bioetica, organismo dell’Unione Europea, per il progetto BRAIN E.L.S.A., preparatorio per la formulazione delle linee guida per la ricerca nelle Neuroscienze insieme ai maggiori esperti europei nel settore. Relatore di numerosissimi convegni nazionali ed internazionali, si interessa alle reti neurali, modelli matematici e correlati neurochimici. Responsabile della Segreteria scientifica al Congresso sui “Modelli di interpretazione della disfunzione mnesica nel Morbo di Alzheimer”, con intervento del Premio Nobel Rita Levi Montalcini. Ha svolto attività didattica universitaria ed è stato docente di cattedra di Neuropsicologia al corso di Laurea per Scienze Motorie presso l’ospedale CTO di Roma e presso la Scuola di Specializzazione della II° Cattedra di Psichiatria diretta dal Prof. Roberto Tatarelli, con la Cattedra “ Fondamenti anatomo-fisiologici dell’attività psichica” presso l’Ospedale Sant’Andrea di Roma. Animato dalla ricerca prioritaria dei valori della solidarietà,convinto che la professione medica sia un incontro tra vocazione e missione, parte come volontario in diverse missioni umanitarie: in Brasile a S. Salvador de Bahia ed in Palestina nella Striscia di Gaza come psichiatra per la valutazione del disagio psicologico nei bambini scelti per le adozioni a distanza con un’Associazione Cattolica diretta da un Monsignore della Segreteria di Stato Vaticana. Per indurre maggiore sensibilità su questo argomento ed accendere un faro su quelle realtà disagiate promuove una serie di iniziative,convegni e seminari su tutto il territorio nazionale e rilascia una serie di interviste televisive. Attualmente lavora come Dirigente Responsabile dell’attività clinica presso il reparto SPDC dell’Ospedale S. Eugenio di Roma e svolge attività libero-professionale in diversi studi. E’ autore di cinque libri ed ha pubblicato oltre settanta pubblicazioni scientifiche molte delle quali su riviste internazionali di elevato impact factor. Ama leggere, scrivere, il mare e la natura. Ha vissuto l’adolescenza in Sardegna ed in quel mare cristallino è nata la sua passione per la pesca, il nuoto e le immersioni. Ha conseguito il brevetto come subacqueo. Si divide tra famiglia, lavoro in ospedale, studi privati, pubblicazioni, convegni, corsi di aggiornamento e (se gli rimane un pò di fiato) sessioni di nuoto.

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