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SANI, DIVERSAMENTE ABILI: VOLONTARIATO IN GUERRA PER LA SOLIDARIETÀ

Marco Mastrilli di Marco Mastrilli
03/10/2023
in SANITÀ
SANI, DIVERSAMENTE ABILI: VOLONTARIATO IN GUERRA PER LA SOLIDARIETÀ
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TE LO LEGGO IO

Siamo tutti, in un modo o nell’altro, prigionieri di un corpo. 

Magari bello, utile agli scopi e alla socialità. Oppure meno bello e che si percepisce come una presenza estranea, goffa e di cui imbarazzarsi. 

Un naso adunco, qualche chilo di troppo, le gambe un po’ storte, le orecchie a sventola, le “tette” poco sviluppate o troppo soggette alla forza di gravità. Tutti difetti che generano in alcuni frustrazione, rabbia e insicurezza, al punto da spingere agli estremi rimedi del chirurgo, come se tutto il tuo essere dipendesse dalla correzione di quel singolo difetto e come se rimuovendolo si potesse andare all’arrembaggio della vita senza più ostacoli.

Poi c’è chi, magari per colpa di un cromosoma sbagliato, vive dentro un corpo che davvero non gli appartiene. Un corpo che non gli corrisponde perché non può governarlo, non può dominarlo, non può curarlo o cambiarlo attraverso un bisturi o con un’alimentazione controllata e un personal trainer.

Qualcuno che, purtroppo, è immerso nella vita come se fosse avvolto da centinaia di molle tese, senza potersi muovere a meno di compiere uno sforzo immane e senza poter sperare di diventare una farfalla, anche se dentro lo è.

Viene quasi spontaneo fare un parallelismo tra il dolore delle atroci ferite riportate dai soldati nei campi di battaglia e quello delle persone con gravi disabilità. Come i soldati feriti in guerra, queste persone affrontano sfide quotidiane che richiedono coraggio e determinazione. Ma, purtroppo, anche la loro lotta è stata resa ancora più difficile da anni di tagli alla spesa per l’assistenza, vere e proprie amputazioni delle risorse necessarie a garantire aiuti volti a lenire le sofferenze e aumentare la dignità delle incolpevoli vittime di una malattia invalidante. È qui che il volontariato diventa un faro di speranza.

Organizzazioni come la Croce Rossa Italiana, fondata partendo dall’esperienza diretta di Henry Dunant proprio durante una battaglia, quella di Solferino e San Martino nel 1859, giocano un ruolo vitale nel fornire supporto e solidarietà alle persone in situazioni di difficoltà.

Come le volontarie e i volontari che si presero cura dei soldati feriti sul campo di battaglia, i volontari della Croce Rossa forniscono assistenza sanitaria e psicologica alle persone bisognose di cure e soprattutto di attenzione non giudicante. Queste volontarie e volontari portano speranza e conforto proprio come i soccorritori in zona di guerra, creando un legame profondo con la comunità ed esprimendo empatia e aiuto in modo tangibile, magari poggiando una mano sulla schiena di un genitore, quella schiena presa a frustate da una malattia e da tutte le volte che qualcuno si è voltato dall’altra parte per non vedere, con indifferenza arrogante.

Genitori che vivono la disgrazia di un figlio come fosse qualcosa cui rassegnarsi, quasi con vergogna e che vedono talmente lontani i loro diritti da pensare che siano dei privilegi. Famiglie abbandonate. Messe in secca dal mare di una solidarietà che si ritira quando si tratta di condividere sentimenti come il dolore, la paura, la disperazione.

In questo contesto, le parole del poeta Rabindranath Tagore risuonano ancora più profondamente: “La farfalla non conta gli anni, ma gli istanti.” Queste parole illuminano il cuore del volontariato. Ogni istante dedicato a migliorare la vita di un altro essere umano è un istante prezioso.

Mentre si tenta di trovare soluzioni a livello istituzionale, il volontariato rappresenta una forza unitaria che può portare un cambiamento positivo nella società, trasformando la troppo diffusa indifferenza in compassione e solidarietà, nella direzione di un mondo più inclusivo e umano.

Perché un diritto tolto a un malato è un oltraggio all’umanità, un’offesa alla decenza, una vergogna per noi cosiddetti “sani”, ma in realtà così “diversa-mente abili”. Loro, con quegli sguardi da bambini indifesi, continuano a guardarci sperando nella nostra “guarigione” dalla peggiore delle malattie: l’indifferenza.

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Marco Mastrilli

Marco Mastrilli

Ho radici profonde a Roma, città in cui sono nato nel 1964 e dove attualmente vivo e lavoro. La mia formazione accademica è incentrata sulle Scienze Sociali, con una Laurea che ha costituito il fondamento del mio percorso professionale, arricchita con due Master Universitari, uno in Gestione delle Risorse Umane e un altro in Tecniche di Analisi della Persona. La mia carriera ha conosciuto diverse sfaccettature, iniziando con il servizio nell’Arma dei Carabinieri in giovane età che ha rappresentato un’esperienza fondamentale nel mondo delle istituzioni e ha plasmato il mio approccio alla ricerca della verità, alla giustizia e all’informazione accurata. Successivamente ho abbracciato il mondo del business, occupando ruoli di management in ambito multinazionale e sviluppando competenze nel campo del marketing, della comunicazione e delle vendite. Questo background mi ha permesso di comprendere ulteriormente le dinamiche comunicative in modo approfondito, contribuendo all’acquisizione di competenze che ritengo fondamentali nel giornalismo moderno. Ho avuto il privilegio di scrivere e pubblicare quattro sillogi poetiche che rappresentano un importante riflesso della mia espressione artistica e della mia sensibilità verso l’uso delle parole. Parallelamente alla mia carriera civile, ho conservato un forte legame con le istituzioni, mantenendo attiva la mia partecipazione come ufficiale del Corpo Militare CRI, dove attualmente ricopro il ruolo di Capo Ufficio Operazioni e Addestramento per l’Italia Centrale. Questo impegno mi ha insegnato l’importanza della leadership, della gestione delle emergenze e della solidarietà in situazioni critiche, mantenendo sempre attiva l’attenzione verso la persona e l’umanità che essa sottende. Sono Giornalista Pubblicista iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti di Roma, un riconoscimento che testimonia il mio impegno nel rispettare gli standard etici della professione. La mia passione per la scrittura e la ricerca della verità mi hanno spinto a perseguire questa strada che mi stimola a informare e coinvolgere il pubblico, attraverso articoli che spero contribuiscano a diffondere cultura e consapevolezza nella nostra società. Sono entusiasta di continuare a contribuire alla narrazione informativa e alla diffusione della conoscenza attraverso le pagine di questa rivista.

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