Visto l’ultimo spot pubblicitario di Esselunga? Quello della bimba che si fa comprare al supermercato una pesca per poterla regalare al papà quando la viene a prendere, visto che i genitori sono separati, divorziati e comunque non vivono insieme?
Una piccola storia. Sentimenti ed emozioni molto ben raccontate in immagini. Molto vera.
Ovviamente il popolo della rete si è scatenato. C’è chi dice che è commovente. Altri la considerano bieco sfruttamento dei dolori altrui. Comunque è una pubblicità talmente ben fatta che dopo averla vista si fa fatica a ricordare a cosa o a chi sta facendo pubblicità.
Roberto Selva, chief marketing & customer officer di Esselunga, ovvero il responsabile del marketing e delle relazioni con i clienti, ha spiegato che: “La campagna vuole mettere in luce l’importanza della spesa che non è solo un atto d’acquisto, ma ha un valore simbolico molto più ampio. Per ogni prodotto che mettiamo nel carrello c’è un significato più profondo di quello che siamo abituati a pensare. Esselunga, che è sinonimo di qualità e convenienza, lo sa: non c’è una spesa che non sia importante. Ed è per questo che ci impegniamo ad offrire sempre il meglio ai nostri clienti“.
Peccato che nel filmato la spesa vien fatta in modo alquanto irreale. La Mamma, dal formidabile autocontrollo e sangue freddo, visto come reagisce quando al supermercato perde di vista la piccola (se vi è mai capitato avete idea dell’angoscia, terrore, paura che si prova…), quando prende la pesca scelta dalla bimba, una singola pesca, lo fa a mani nude, senza indossare i guanti. Poi la mette nel carrello senza imbustarla o pesarla. Si vede poi la pesca solitaria e nuda scorrere sul nastro e non è chiaro come faccia la cassa a registrarla. Forse viene regalata. Comunque il processo di acquisto è alquanto singolare e piuttosto illegale.
La suddetta pesca finisce poi nello zaino della bimba, dove rimane per un tempo indefinito. Infine viene offerta dalla bimba al Papà dicendo che gliela manda la Mamma. Se ne deduce che Esselunga si impegna a offrire ai suoi clienti pesche dalla consistenza marmorea visto che alla fine del processo la suddetta pesca è perfetta, non ammaccata o schiacciata. Bene fa il Papà a non addentarla, perché la carica batterica del frutto donato è certamente in grado di attentare alla sua salute. Gli sarà venuto il dubbio che la Mamma gli ha mandato la pesca per farlo fuori…
Prima della messa in onda della pubblicità la società della famiglia Caprotti ha diffuso una nota in cui spiega il senso della nuova pubblicità: “‘Non c’è una spesa che non sia importante’: è questo il messaggio intorno al quale è costruito il racconto che, nella forma di un cortometraggio dal titolo ‘La pesca’, sarà trasmesso per la prima volta questa sera sulle principali reti televisive”.
Se questo è il messaggio, bene ha fatto la Esselunga a spiegarlo, perché quando si vede il cortometraggio, si pensa a tutt’altro. Perché è una pubblicità che fa pensare, riporta a galla esperienze passate, amplifica quelle che si stanno vivendo.
Vannacci cosa avrebbe da dire a proposito? Si ha a che fare con una chiara dimostrazione del suo mondo al contrario, dove sono i figli a preoccuparsi della crescita, del benessere fisico e mentale dei genitori? Oppure si assiste a una vera e propria rivoluzione emotiva e culturale, dove ai figli vengono riconosciuti gli stessi diritti, emozioni, sofferenze e dolori dei grandi?
Strano che non si sia già pronunciato.
Forse tace perché non c’è nulla al contrario, è tutto normale.
Chi di noi, da piccoli, non ha avuto almeno una volta il desiderio di aiutare i genitori nel loro rapporto?
Chi di noi è stato capace di esprimere o di tradurre questo desiderio in azione?
Si prova invidia, mista ad ammirazione, nei confronti della bimba e del suo gesto.
Si prova anche dolore, rimpianto.
Le conseguenze di quei desideri inespressi, delle azioni incompiute ci volteggiano sopra l’anima, le loro ombre ci offuscano il cuore e il cervello. Da sempre.
Il grande merito dello spot della Esselunga è di fare tornare a galla quanto non si riesce a dimenticare perché non si riesce a mentire a sé stessi. Non si riesce nemmeno a perdonare.
Chi di noi, non importa se felicemente o infelicemente coniugato, con le farfalle in pancia per un amore nuovo, in luna di miele, in corso di separazione o divorziati conclamati non si è visto nella storia raccontata, non importa in quale ruolo: madre, padre, genitore 1 o genitore 2, figlia o pesca?
I due mestieri più difficili del mondo sono quella di coniuge -non importa quale e in quale forma- e di genitore/trice.
A dire il vero il secondo è più difficile del primo. Da coniuge si può divorziare, da genitore no. Mai.
Peccato che entrambi i mestieri si imparano solo per imitazione, cercando di non ripetere gli errori dei genitori, con una insana capacità di generarne di nuovi, di solito più complicati e inutili. Guardando lo spot tornano tutti a galla.
Le polemiche che il cortometraggio di Rudi Rosenberg ha fatto esplodere sono altrettanto complicate e inutili. Nessuno ha strumentalizzato la bimba, non si parla di benefici o malefici del divorzio, non si osanna la famiglia tradizionale.
Anche perché la Mamma è la Mamma biologica. Si è generosamente prestata a mettere al mondo la bimba che è figlia dell’uomo che si vede nello spot e del suo compagno che sta aspettando entrambi a casa, dove ha preparato una magnifica cena.
Ovviamente la spesa l’ha fatta da Esselunga.
Comunque, a parte le mille interpretazioni possibili, grazie a chi ha deciso di fare girare e mettere in onda uno spot che vale più di ore di sedute dallo strizzacervelli.
Grazie di farci ricordare e apprezzare situazioni passate e mai trascorse che ci fanno essere chi siamo.
Grazie.