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A TUTTO C’È UN LIMITE, TRANNE CHE…

Giuseppe Bodi di Giuseppe Bodi
12/09/2023
in CITTADINI E MINORI
A TUTTO C’È UN LIMITE, TRANNE CHE…
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TE LO LEGGO IO

A tutto c’è un limite si diceva una volta, riferito a molti modi di essere o di fare. Era un’espressione popolare o, se si preferisce, particolarmente diffusa tra quelli che non sono più giovani o “diversamente giovani”, secondo una felice espressione coniata per frenare la progressione ineluttabile dell’anagrafe.

A tutto c’è un limite ora non è più un modo di sentire da parte di quasi nessuno; la gara quotidiana è quella di superare le barriere in ogni settore. Perché?

In un breve articolo non possiamo che citare alcuni dei confini che gran parte della popolazione non rispetta. Non per distrazione ma per apparire, farsi notare, ottenere dei like, stupire chi osserva ed ascolta. Nella maggior parte dei casi si tratta di fenomeni ben oltre la legalità. Per un like si infrange ogni norma, pur di dimostrare che il limite è stato superato oltre ogni possibile immaginazione.

Una conosciutissima vignetta dice: “non ci sarebbero gli influencer se non ci fossero i deficienter”. La possiamo dedicare tranquillamente, senza offendere chi, purtroppo, ha delle limitazioni intellettive derivanti dalla loro natura, ai troppi minus habens che ci circondano ponendo a serio pericolo la vita di tutti noi.

Abbiamo visto l’aberrante video di chi percorre la tangenziale di Napoli nella corsia di destra in retromarcia (ma la città dove si è verificato l’episodio non conta). Ultima follia in ordine di tempo. Ci si vanta nel pubblicare video che inquadrano i contachilometri che superano i 200 km orari, o manovre pericolose e sconsiderate per le strade ad insensata velocità, sempre per ottenere i famosi like. Purtroppo, quasi quotidianamente, con una triste concentrazione nel fine settimana, si registrano paurosi incidenti dove perdono la vita giovanissimi al ritorno da serate spensierate e gaudenti. Le immagini ci mostrano lamiere accartocciate tra le quali i Vigili del Fuoco riescono, dopo non breve tempo, ad estrarre corpi esanimi.

Una serie di motivazioni, non certo esaustiva, conduce a prematura morte troppi giovani: alcool, droga, velocità folle, frastornamento da musica oltre ogni limite di decibel, spavalderia, i famosi like e molto altro.

Troppi in giovane età pensano di essere immortali, che l’incidente o la morte appartengano solo agli altri, di essere i migliori, i più fighi. Nella loro insensata sfida con la vita stroncano quella degli altri che sono con loro in questi piccoli missili lanciati a folle velocità. Non di rado coinvolgono altri utenti della strada, semplici pedoni o persone ferme ad attendere un bus od altro. La loro scomparsa, essendo tristemente una dolorosa routine per il pubblico che ascolta e legge, colpisce profondamente e per sempre pochi.

Questi pochi sono i genitori, i loro parenti, i loro cari, gli amici, i congiunti di chi era casualmente in auto od in transito o stazionava nella via nel momento fatale dell’incidente.

Stroncare tale fenomeno è opera praticamente impossibile sotto l’aspetto repressivo. Quasi in ogni strada si dovrebbero porre controllori ogni trecento metri (o giù di lì). Impraticabile perché le strade, tranne poche, non sono sempre le stesse e, talvolta, anche nei centri urbani di notte e di giorno. Certamente se qualcuno viene colto in flagrante od identificato il provvedimento deve essere esemplare e duro.

Unica speranza è la via preventiva, ovvero educare ogni possibile persona al rispetto di sé e degli altri. Sappiamo che l’educazione diffusa è difficile da inculcare e che i tempi non sono brevi, quando ci si riesce. Ma mai lasciare nulla di intentato pur di salvare vite umane.

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Giuseppe Bodi

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