L’11 settembre 1973 è una data oscura nella storia cilena. Fu il giorno in cui il governo capitanato da Salvador Allende, Presidente democraticamente eletto del Cile, fu rovesciato da un colpo di stato militare. Dietro questo tragico evento, si cela l’influenza diretta degli Stati Uniti, del presidente Nixon, della CIA e dell’allora Segretario di Stato Henry Kissinger. Oggi, 11 settembre 2023, è il 50º anniversario di questo orribile e sanguinoso golpe.
Negli anni ’70, il Cile era una nazione sofferente per le tensioni politiche ed economiche. Nel 1970 Salvador Allende viene eletto Presidente della Repubblica cilena come candidato socialista democratico all’interno di un’ampia coalizione di governo nota come Unità Popolare, composta, oltreché dal suo stesso Partito (socialista), dal Partito Comunista del Cile, dal Movimento d’Azione Popolare Unitario (MAPU, un partito social-cattolico nato da una scissione dell’ala sinistra del Partito Democratico Cristiano del Cile), dal Partito Radicale del Cile e altri partiti minori. Allende si impegnò infaticabilmente nella progressiva e pacifica conversione della società cilena in una di stampo attraverso un particolare programma di governo battezzato “la vía chilena al socialismo”. Il legittimo governo di Allende aveva intrapreso sagge riforme sociali ed economiche per il bene del popolo e mantenendo sempre saldi i valori democratici, attirando la preoccupazione degli interessi stranieri e dell’opposizione interna.
La «rivoluzione con empanadas e vino rosso» pacifica, gioiosa e colorata è mirabilmente riassunta nella risposta di Allende al giornalista Joseph Novitski durante l’intervista al New York Times del 4 ottobre 1970; «Noi partiamo da diverse posizioni ideologiche. Per voi essere un comunista o un socialista significa essere totalitario, per me no… Al contrario, io credo che il socialismo liberi l’uomo.» Questa via cilena era basata su Laicità, innovazione (ad esempio il mitico Progetto Cybersyn), politiche sociali inclusive, più diritti per le donne, sostegno alla cultura e nazionalizzazione delle risorse naturali. Punti ancora in gran parte attuali nel dibattito odierno.
Nonostante gli attacchi economico-finanziari da parte di potenze estere e l’inflazione, fino a poco prima del tragico colpo di Stato, il Paese vide una continua crescita economica, soprattutto in termini di salario reale.
Nel settembre 1970, il Presidente Nixon informò la CIA che un governo di Allende in Cile non sarebbe stato accettato e stanziò 10 000 000 dollari per fermare Allende nella sua corsa al potere o per spodestarlo. La CIA ubbidiente svolse un ruolo attivo nel destabilizzare il governo di Allende, finanziando gruppi eversivi, diffondendo propaganda anti-governativa e imponendo sanzioni economiche per indebolire l’economia cilena. Sebbene il ruolo preciso della CIA nel colpo di stato sia ancora oggetto di dibattito, è innegabile che abbia contribuito a creare un clima di instabilità politica.
Henry Kissinger, all’epoca Segretario di Stato degli Stati Uniti, aveva una visione quantomeno critica del governo di Allende. Documenti declassificati hanno rivelato che era al corrente degli sforzi dei militari cileni per rovesciare Allende e che abbia fornito sostegno all’operazione. I suoi rapporti diretti con gli ufficiali militari cileni sono infatti ben documentati, ed è noto il suo infame Progetto FUBELT con l’obiettivo di sovvertire il governo democraticamente eletto per mezzo della creazione delle condizioni favorevoli per un colpo di stato militare.
Il golpe del 1973 portò alla caduta di Allende e all’ascesa del regime militare sanguinoso del macellaio senza onore Augusto Pinochet. Questo periodo fu caratterizzato da gravi violazioni dei diritti umani, tra cui la tragica scomparsa dei “desaparecidos” – vittime di assassinio da parte delle forze di sicurezza e scomparsi nel nulla senza lasciar tracce, in barba ad ogni principio dello stato di diritto. Inoltre, emerse l’orrore del Piano Condor, un’operazione di cooperazione tra le dittature militari dell’America Latina per reprimere brutalmente l’opposizione politica, con la benedizione e l’appoggio di quella che oggi è nota come Western Hemisphere Institute for Security Cooperation (WHINSEC), all’epoca denominata School of the Americas (che è ancora lì…), che ha visto tra i suoi protagonisti anche il terrorista italiano Stefano Delle Chiaie. Questo ignobile piano non era altro che la realizzazione pratica della dottrina di Monroe e dell’imperialismo U.S.A., un delirio che ha portato ad un letterale bagno di sangue in tutto il continente americano e di cui Cuba ed altri stati pagano ancora le conseguenze e che ha ancora sostenitori tra i grandi capitalisti U.S.A.
Allende era un uomo giusto e come tanti patrioti del nostro Risorgimento, a 27 anni entra in Massoneria. Il calco umanista, gravido di tolleranza e volto al perseguimento degli ideali di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza di questa nobile Istituzione – in precedenza guidata da suo nonno Ramon Allende Padin – che non è né setta né partito, pervade il suo sentire e il suo agire.
Questa sua visione viene ben rappresentata nella tavola orale esposta la sera della tornata del 14 aprile 1970 nel Tempio maggiore della Gran Loggia del Cile, dove si legge: “Come dimenticare le grandi lotte che i massoni hanno portato avanti, fedeli a questa grande preoccupazione nata nei templi, cioè che l’uomo possa esprimere liberamente il proprio pensiero, e pertanto la necessità di creare le condizioni favorevoli alla conoscenza che una società rifiuta alle grandi masse senza mezzi economici, senza l’accesso all’educazione, per non parlare della cultura, spiegando il ruolo e la responsabilità sociale del massone contemporaneo di fronte ai complessi problemi sociali del paese. Il massone, che ha la possibilità di vedere al di là dei limiti, di comparare, di scoprire la propria fede e le proprie convinzioni attraverso lo studio, sviluppa una sensibilità sociale che gli consente di comprendere la novità dell’inquietudine individuale e collettiva e di tradurre realisticamente i concetti tradizionali: Ai nostri giorni nessuno penserebbe che basta lottare per una libertà astratta, per il diritto di esprimere la propria opinione, diritto che peraltro non si riconosce alle grandi masse. L’uomo sa di essere prigioniero di una realtà che lo rende più schiavo di quando esisteva lo schiavismo, e ancora più crudelmente perché l’uomo d’oggi, contrariamente allo schiavo, può informarsi, sapere cosa succede nella sua città, nella sua provincia, nel suo paese, nel mondo. Allora come possiamo noi massoni, noi che lottiamo per l’uguaglianza, la fraternità e la libertà, come possiamo restare al margine di questo movimento che dal mondo arriva sino al Cile?” Concludendo, infine: “Non vogliamo la violenza. Non abbiamo bisogno della violenza. La violenza rivoluzionaria è la risposta alla violenza reazionaria. Che ricorrano altri alla violenza giacchè hanno modo di usarla. Noi sogniamo un governo forte, indipendente, che non si aggrappi alle forze armate ma certamente alla forza morale, all’unità del popolo e alla responsabilità collettiva. Noi sogniamo un giorno in cui il professore dell’ università considererà il contadino e l’operaio come degli uomini simili a lui. Un giorno in cui l’uomo comprenderà che la donna non è soltanto oggetto di piacere o di sfruttamento. Noi sogniamo una società diversa e siamo pronti a lottare per questo, traendo lezioni dalla storia senza esserne semplici imitatori”.
L’amor di Patria e la sincera democraticità di Salvador Allende, non possono essere raccontati con parole migliori di quanto pronunciato da lui stesso nel suo ultimo discorso radiofonico, poche ore prima della sua morte per mano dei militari che avevano giurato sul proprio dubbio onore di proteggerlo a prezzo della loro stessa vita:
«È possibile che ci annientino, ma il domani apparterrà al popolo, apparterrà ai lavoratori. L’umanità avanza verso la conquista di una vita migliore. […] Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.» Allende concluse il discorso con il celeberrimo: «Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano, ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento.»
A seguito del golpe, molti cileni cercarono rifugio in Europa, compreso l’Italia, per sfuggire alla repressione cieca e sanguinosa del regime di Pinochet. In Italia, gli esuli cileni trovarono solidarietà e supporto da parte di gruppi e organizzazioni locali, sopratutto provenienti dalle aree culturali del Partito Socialista e di quello Comunista. Questi martiri della Libertà contribuirono alla diffusione della consapevolezza internazionale sulle violazioni dei diritti umani in Cile e continuarono a lottare per il ripristino della democrazia nel loro paese d’origine. Queste persone comuni, chiamate ad un destino troppo grande, ci hanno fatto dono generoso della loro memoria, della loro cultura e del loro sapere e credo sia nostro dovere morale farne tesoro e non lasciare che venga cancellato dal tempo e dalla distrazione.