Lunedì 25 sera, rientrando a casa, trovo nella cassetta della posta lo scontrino di “avviso di giacenza” rilasciato dal portalettere che, asseritamente, ha citofonato a casa alle 10.51 del mattino e non ha ricevuto risposta.
L’avviso annuncia che, a partire dal successivo mercoledì 27 dalle ore 08.20, la spedizione sarebbe stata disponibile per il ritiro in ufficio postale.
Ognuno di noi ha la coscienza pulita, e il timore di qualche “busta verde” di contravvenzioni o di qualche Agenzia è sempre in agguato (anche se, avendo attivato il “domicilio digitale”, le multe dovrei trovarmele in PEC…). Ci ragiono, e credo sia il recapito della Carta di credito in prossima scadenza. Roba importante, dunque.
Premesso che mia moglie lavora da casa, e che alle 10.51 del lunedì è in pieno fermento incollata alla tastiera (e mi ha detto che non era in doccia a metà mattina…), non è il primo caso di “citofonata fantasma” al mio indirizzo; ma soprassediamo sul portalettere, incaricato di Pubblico Servizio.
Diligentemente mi reco, due giorni dopo (il 27, come da istruzioni), all’ufficio postale indicato. Miracolo dei miracoli, tre sportelli aperti, due soli avventori: l’orario che ho scelto è magico! Tutto felice mi appresso allo sportello e, dopo le formalità di rito, mi dicono che “non sanno dove sia la raccomandata”. Non risulta rientrata, appare solo l’avviso di tentata consegna (??) e non risulta in giacenza. Anche l’impiegata (gentile e disponibile) appare stupita, e concordiamo che, probabilmente, i due giorni per il rientro possono diventare tre.
Vi devo raccontare il seguito?
Al terzo giorno dalla sventolata disponibilità (giorno 28), mi rituffo nell’ufficio postale. Scelta tattica dello stesso orario, ufficio deserto e… indovinate un po’? La raccomandata non c’è.
Mi suggeriscono di verificare sul sito poste.it il tracciamento. Ovviamente lo faccio, e non risulta nulla di diverso da quello che vedevano gli sportellanti: “tentata consegna”. Comunque un laconico “Guardi, meglio se ritorna lunedì…” mi lascia con l’amaro in bocca.
Ora, i casi sono due: o il postino si è fulmineamente ammalato e si è portato la corrispondenza a casa a fine turno, non riportandola in ufficio postale, oppure è ancora nella sua borsa (e quindi magari un secondo passaggio potrebbe anche farlo). Oppure ancora (ma non voglio pensarlo) ora anche la mission principale di Poste Italiane sta andando a ramengo. Forse sono troppo impegnati a fare i banchieri e a vendere gli articoli di cartoleria, le polizze RC Auto, la connettività, l’energia, la telefonia.
Istituzioni malate, anzi, indisPOSTE.
**EPILOGO: venerdì, sono tornato. Costernazione del Direttore dell’Ufficio Postale che (come ho capito) non c’entra nulla: i portalettere non dipendono dall’Ufficio Postale ma dal Centro Recapiti Postali cittadino. Risultato: la mia raccomandata è allegramente in viaggio di ritorno al mittente senza motivo alcuno, dopo tre giorni di (non) giacenza contro i 30 contrattuali.
**NOTA FINALE: per fare il reclamo sul sito delle Poste ci vogliono circa 15 minuti, e ti chiedono due volte TUTTI i dati anagrafici.
**AZIONI INTRAPRESE: mi sono dovuto sbattere a contattare la Banca (eh si, era la nuova carta di credito), che ha bloccato la carta e provvederà a riemetterla, questa volta con nuovo numero e nuovo PIN, sperando che arrivi, questa volta.