giovedì, Maggio 15, 2025
GIANO NEWS
  • Home
  • EDITORIALI
  • TECNOLOGIA
  • ENERGIA
  • TRASPORTI
  • DIFESA
  • SCENARI
  • SANITÀ
  • ECONOMIA
  • CITTADINI E MINORI
  • LEGALITÀ
  • AVVISO AI NAVIGANTI
  • RIFLESSIONI
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
GIANO NEWS
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Home SCENARI

IL PRETESTO

Luca Anedda di Luca Anedda
30/08/2023
in SCENARI
IL PRETESTO
684
Visualizzazioni
Condividi su FacebookCondividi su Linkedin
0:00 / 0:00
TE LO LEGGO IO

Un pretesto. Questo è quanto il Presidente francese Macron sta cercando attivamente per intervenire militarmente in Niger e seppellire il Generale Tchiani, reo di aver deposto il Presidente eletto Mohamed Bazoom.

Il fatto di ricercare attivamente una motivazione in punta di diritto per giustificare un intervento militare, altrimenti ingiustificabile, è un mantra nel processo decisionale delle democrazie occidentali. Quando gli americani decisero di intervenire in Vietnam e iniziare una disastrosa guerra ventennale che causò più di un milione di morti tra le file dei vietnamiti e oltre 55000 morti americani, fu inventato l’incidente del golfo del Tonchino, dove dei barchini nordvietnamiti avrebbero minacciato delle navi da guerra americane. 

Uguale sorte tocco anni dopo all’Iraq, il cui intervento fu giustificato dalla assoluta certezza del possesso di armi chimiche da parte di Saddam Hussein, circostanza questa rivelatasi successivamente clamorosamente falsa. L’intervento in Libia voluto ardentemente dal Presidente francese Sarkozy, deve essere ancora giustificato compiutamente. 

Si invoca la “moral obligation” cioè la necessità di intervenire per evitare che fossero commesse atrocità nei confronti di popolazioni interne. Nel caso di Gheddafi si colse l’occasione di un suo discorso pubblico nel quale minacciava alcuni gruppi di ribelli di Bengasi. 

Il disastro creatosi in quel Paese è sotto gli occhi di tutti e le conseguenze dirette per l’Italia si possono toccare quotidianamente. E non parliamo naturalmente delle indicibili sofferenze umane durante e dopo l’intervento militare (prevalentemente aereo, fatta eccezione per alcune azioni, sul terreno, di alcune Forze Speciali).

Dunque, per risolvere la questione del Niger il Presidente Macron sta cercando attivamente un pretesto. Di portare la questione alle Nazione Unite non se ne parla nemmeno; con Russia e Cina membri permanenti del Consiglio di sicurezza le possibilità che una risoluzione di intervento militare in Niger possa vedere il semaforo verde è pari a zero. Anche la versione usata per la Libia è impraticabile: il colpo di stato in Niger è avvenuto senza spargimento di sangue ed anzi, a dirla tutta, con un largo consenso della popolazione.

Ecco perché il 29 sera, dopo la riunione del Consiglio di sicurezza a Parigi si è puntato sull’ECOWAS e sul suo Presidente, che poi è anche il Presidente del più importante dei paesi membri: la Nigeria

Da qui lo sconsiderato ultimatum emesso da Bola Tinubu: 7 giorni per reinsediare Bazoom, al termine dei quali si scatenerà la guerra di ECOWAS alla Nigeria.

Una barzelletta.

L’ECOWAS, organizzazione economica, non ha nessun appiglio giuridico per intervenire in una situazione del genere. Sarebbe una palese forzatura. Del resto, non lo ha fatto né per il Mali né per il Burkina Faso, anche loro membri ECOWAS, perché ora sì nel caso del Niger?

Ma ancora di più vi è il fatto che manca assolutamente il supporto popolare. Il confine tra Nigeria e Niger è lungo quasi 1000 km ed è assolutamente poroso; gli scambi commerciali sono attivissimi, ma soprattutto, le relazioni tra tribù sono profonde così come i legami di sangue. Sarebbe una guerra fratricida, che il popolo non vuole assolutamente. Questo hanno detto i Senatori Nigeriani a Tinubu dopo l’ultimatum. Specie quelli delle regioni del nord e di confine.

Tinubu è un presidente debole. Molto debole, che trae forza dai suoi legami con l’Occidente, ma che in patria ha una popolarità in picchiata, nonostante sia stato eletto solo nel maggio di questo anno e con il più basso voto percentuale della storia della Nigeria democratica. Di recente George Galloway ex membro del Parlamento del Regno Unito ha riportato come Tinubu forse implicato in un giro di scambi di denaro tramite valigette, a Chicago, con membri della mafia locale.

Ma c’è di più. Questo per molti africani non è l’ennesimo colpo di stato ma si inserisce dopo quelli di Guinea, Mali e Burkina Faso, in un processo di affrancamento dalla dominazione coloniale francese.

Così afferma con forza la Dottoressa Arikana Chihombori-Quao , medico, e soprattutto, dal 2016 al 2019 rappresentante permanente dell’Unione Africana alle Nazioni Unite. Ebbene in sua recente intervista proprio ad una emittente nigeriana, ha affermato con forza che questi ultimi avvenimenti rappresentano il riscatto del popolo africano nei confronti di amministratori corrotti e che rispondono solo agli interessi delle potenze ex- coloniali; che poi di ex hanno realmente poco.

La vicenda del CFA, la moneta stampata in Francia e in uso nei paesi quali appunto il Niger, rappresenta tutt’oggi un vero e proprio giogo ai quali finora questi paesi non sonno riusciti a sottrarsi. La Francia paternalisticamente sostiene che altrimenti questi 15 paesi nei quali questa moneta viene fatta circolare, non avrebbero le risorse per produrla; ma ciò non trova riscontro nella realtà soprattutto osservando ciò che avviene in altri paesi di simili caratteristiche, nei quali la moneta viene stampata regolarmente in loco.

Sta circolando un video che è diventato virale presso i siti internet africani, del nostro Presidente del Consiglio, prima che fosse eletta tale, nel quale attacca pesantemente il Presidente Francese su questi temi. 

Inoltre, L’ECOWAS dovrebbe approntare forze militari che non ha, e si sa, fare la guerra costa. Servirebbero risorse e armamenti appropriati. Ma per questo, come è noto, c’è un fornitore ufficiale che è sempre pronto a far felice la potente lobby delle industrie belliche; certamente a queste ultimamente il lavoro non manca, con l’Ucraina che reclama ogni giorno le sue vagonate di armi ed equipaggiamenti e sembra essere un business sicuro per ancora diverso tempo. Ma perché limitare gli orizzonti. Non sorprende dunque che Tinubu nella doppia veste di Presidente Nigeriano e di ECOWAS, sia atteso a braccia aperte da Biden, a settembre, in visita ufficiale a Washington.

Eppure, la soluzione ECOWAS rimane molto complicata proprio perché assolutamente impopolare. E dunque, nel caso non si riesca a percorre questa strada, occorre comunque intervenire per spegnere l’incendio troppo contagioso del Niger.

Alcune fonti riportano che la Francia abbia richiesto all’Algeria l’autorizzazione al sorvolo per i suoi velivoli militari. Tale autorizzazione è stata per il momento negata, ma è stata concessa, invece, dal Marocco.

Ma a Macron manca il pretesto per rendere legale una guerra che legale non è. Avendolo si potrebbe dare il via ad un’operazione come quella già collaudata in Libia: grande uso dell’aviazione, e pochi e selezionati interventi di Forze Speciali, ed il gioco sarebbe fatto. Aver ragione del secondo Paese più povero al mondo non dovrebbe essere difficile. Un Paese, il Niger, in cui quasi il 90% della popolazione non ha elettricità, ed oltre il 47% vive sotto la soglia di povertà assoluta.

La triste realtà di questi stati africani è che, se un governante vuole governare a lungo deve riscuotere l’approvazione del referente occidentale; altrimenti dura poco. E poco importa se il popolo vive in condizioni di miseria dal quale non può rialzarsi. La parola bandita è: nazionalizzazione. Qualche giorno fa è stato l’anniversario dei 70 anni dalla rimozione di Mohammad Mossadeq, Primo Ministro Iraniano regolarmente eletto e imprigionato a seguito di un colpo di stato organizzato da Inglesi e Americani; la colpa? Aver deciso di nazionalizzare le risorse petrolifere fino ad allora appannaggio di quella che dopo qualche anno sarebbe stata ribattezzata BP, British Petroleum.

Degli oltre 100 colpi di stato che dal 1945 in poi la Cia ha organizzato molti sono legati alla questione delle risorse del sottosuolo. Anche in Africa dal 1960 in poi si contano oltre 110 colpi di stato che per la cronaca, hanno visto il reinsediamento del vecchio capo solo una volta; dunque, non un buon auspicio per Bazoom.

Ma ecco che forse il tanto atteso pretesto legale per intervenire potrebbe essere servito a breve dalla situazione che si sta sviluppando proprio presso l’ambasciata francese in Niger; Dopo lo sfratto intimato dal nuovo governo militare del Niger all’ambasciatore, quest’ultimo ha rifiutato di lasciare l’ambasciata e rientrare in Francia. 

Numerose proteste sono in corso intorno all’ambasciata francese da parte di cittadini Nigerini e il Generale Tchiani ha staccato la corrente al sito e di fatto lo ha assediato. Immancabile è arrivato l’appoggio dei vertici dell’Unione Europea che ha condannato il vile atto della giunta golpista e si è schierata con la Francia ed il suo ambasciatore.

Non rimane che attendere gli sviluppi. Ma questa vicenda potrebbe risultare ancora più pericolosa di quella che si è sviluppata in Libia. Questa volta, come dice la dottoressa Chihombori, il Sahel è in fiamme e l’estate africana di rivolta potrebbe essere molto contagiosa. Il solco con l’occidente è già molto profondo.

Queste genti, dal mediterraneo al Sud Africa sono stanchi di essere trattati come scolaretti a cui deve essere impartita la lezione di come sedersi alla tavola imbandita dell’occidente, da cui non hanno tratto che briciole. Inoltre, adesso possono scegliere; ci sono altre tavole dove sedersi e dove le possibilità di rimediare un pasto finalmente decente non è più un sogno.

Quindi farebbe molto bene Macron a non pensare solo al pretesto ma anche al dopo.

Come disse Powell a Bush prima dell’invasione dell’Iraq:” Signor presidente, si ricordi che se lo rompe (l’Iraq) i cocci, dopo, sono suoi”.

 I cocci, in Iraq, sono rimasti lì.

Condividi22Condividi4
Luca Anedda

Luca Anedda

Luca Anedda è nato a Cagliari il 24 Dicembre 1958. Ha conseguito la Maturità Scientifica presso la Scuola Militare Nunziatella negli anni 1973-1977. Entrato in Accademia Aeronautica con il Corso Turbine 3, ha conseguito il brevetto di pilota militare negli Stati Uniti (Columbus A.F.B. Mississippi), al termine del quale è inviato a frequentare il corso di “Fighter Lead in Training” presso la Base Aerea di Holloman in New Mexico (U.S.A.). Successivamente viene assegnato al 5to Stormo di Rimini dove consegue la “Combat Readiness” su velivolo F104 come pilota Caccia intercettore. Dopo aver frequentato la Scuola di Guerra Aerea di Firenze con il grado di Capitano, viene promosso Maggiore ed inviato come Istruttore presso la scuola di volo NATO di Sheppard A.F.B. negli Stati Uniti, dove ricopre vari incarichi di rilievo. Rientrato in Italia con il grado di Tenente Colonnello, nel 1994 ricopre prima il ruolo di Capo Ufficio Operazioni del 5to Stormo di Rimini, e successivamente quello di Comandante del 23mo Gruppo Caccia Intercettori. Nel 1996 entra in Alitalia e diventa Comandante su Velivolo MD80. In Alitalia ricopre anche il ruolo di Quality safety Auditor e svolge numerose audit presso Compagnie come Air China, Kenia Airways. Laureato in Scienze Aeronautiche, è diventato consulente presso G.E.D.A. società di aviazione e consulenza nel settore sia di ala fissa che rotante. Attualmente risiede in Inghilterra ed è Comandante esaminatore di volo presso Stobart air. Ha al suo attivo oltre 16.000 ore di volo di cui 3.000 su velivoli militari. Sposato con Tiziana, ha tre figli: Gabriella, Alessio e Isabella.

POTREBBE INTERESSARTI

INDIA, PAKISTAN E GEOPOLITICA DELL’ACQUA

di Giuseppe Bodi
12/05/2025
0
INDIA, PAKISTAN E GEOPOLITICA DELL’ACQUA

Il 22 aprile terroristi pakistani hanno ucciso 22 turisti indù sul territorio indiano. In risposta il 6 maggio l’India ha effettuato raid aeri in Pakistan...

Leggi tuttoDetails

INDIZI PAPALI

di Renzo Trappolini
07/05/2025
0
INDIZI PAPALI

A guardare la storia dei conclavi, la decina di giorni, che 133 cardinali elettori hanno per conoscersi e votare uno di loro, son davvero pochi. Nel primo conclave,...

Leggi tuttoDetails

BENZINA, UOVA, IMMIGRANTI, POSTI DI LAVORO: LA REALTÀ INTERPRETATA DI DONALD TRUMP

di Andrea Aparo von Flüe
01/05/2025
0
BENZINA, UOVA, IMMIGRANTI, POSTI DI LAVORO: LA REALTÀ INTERPRETATA DI DONALD TRUMP

Il presidente Trump ha celebrato con un comizio in Michigan quelli che ha affermato essere stati "I primi 100 giorni di maggior successo...

Leggi tuttoDetails

SI FA PRESTO A DIRE PACE

di Renzo Trappolini
30/04/2025
0
SI FA PRESTO A DIRE PACE

Colomba o piccione parassita e predatore?Dire pace è facile per chi non vuole...

Leggi tuttoDetails
Prossimo post
NIENTE HACKER, SIAMO INGLESI…

NIENTE HACKER, SIAMO INGLESI…

ARTICOLI CORRELATI

LE PIÙ ALTE CARICHE DELLO STATO

LE PIÙ ALTE CARICHE DELLO STATO

22/10/2022
SIAMO LA REPUBBLICA DELLE BANANE?

SIAMO LA REPUBBLICA DELLE BANANE?

25/11/2024
PARLIAMO DI ALBANIA

PARLIAMO DI ALBANIA

09/11/2023
“QUI AD ATENE NOI FACCIAMO COSÌ”: PERICLE, CAMILLERI E LA DEMOCRAZIA

“QUI AD ATENE NOI FACCIAMO COSÌ”: PERICLE, CAMILLERI E LA DEMOCRAZIA

27/01/2024
MIRACOLO! E’ RESUSCITATO FRANCESCO COSSIGA!

MIRACOLO! E’ RESUSCITATO FRANCESCO COSSIGA!

12/02/2025
NON È MAI TROPPO TARDI…O FORSE SÌ

NON È MAI TROPPO TARDI…O FORSE SÌ

16/03/2023

PRIVACY

  • Informativa Privacy
  • Informativa cookie

TAG

Accenture ACN AGID ai alessio butti anorc anorc professioni butti chatGpt contenuti Cospito diversità doglover FACEWATCH Franco Roberti Frattasi google governo inclusione intelligenza artificiale massi migranti nadia gullo Paolo zangrillo Piantedosi putin razza robot servizi segreti SOUTHERN CO-OP spie whatsapp xiaomi zangrillo

© 2022 GIANO.news

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • HOME
  • EDITORIALI
  • TECNOLOGIA
  • ENERGIA
  • TRASPORTI
  • DIFESA
  • SCENARI
  • SANITÀ
  • ECONOMIA
  • CITTADINI E MINORI
  • LEGALITÀ
  • AVVISO AI NAVIGANTI
  • RIFLESSIONI

© 2022 GIANO.news