Uffici deserti e “app” non funzionanti. Non per semplice sentito dire: si tratta di empirica constatazione.
Gli impiegati che strillano “non c’è linea” sperano di arginare la consueta frotta di pensionati che si rivolgono a Poste Italiane per la gestione dei propri risparmi e per le poche operazioni postali progressivamente allontanatesi dal core business della grande holding nazionale.
Nessuna comunicazione di sorta, forse per l’auspicio di poter dichiarare in fretta che tutto è risolto o addirittura non è successo nulla.
Manutenzione, come diplomaticamente si è soliti giustificare disservizi e altri guai? Attività di aggiornamento software? Verifiche tecniche?
Non lo si può certo escludere, ma viene da domandarsi perché certe iniziative non abbiano avuto luogo domenica o lunedì prossimo, approfittando di due giorni consecutivi di festività durante i quali la vasta platea di utenti (fisici o virtuali) non avrebbe lamentato l’impossibilità di effettuare qualsivoglia operazione.
Mentre chi accede in un ufficio postale si sente dire che è solo possibile, con un po’ di pazienza, ritirare raccomandate e pacchi in giacenza, chi si sente spiegare che c’è un problema informatico è naturalmente portato a pensare al solito, immancabile, quasi tradizionale attacco hacker.
Non è dato sapere quale sia la ragione del blackout di Poste Italiane, ma è certo che se qualcuno vuole provare il brivido di quelli che saranno gli assalti digitali cui andiamo incontro, questo è un bel trailer…