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PFAS: STATE, STIAMO ATTENTI, MOLTO ATTENTI

Andrea Aparo von Flüe di Andrea Aparo von Flüe
06/03/2023
in SANITÀ
PFAS: STATE, STIAMO ATTENTI, MOLTO ATTENTI
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TE LO LEGGO IO

Mai sentito parlare di PFAS? Si legge Pifas. Nemmeno io ne sapevo nulla, fino a che non ho letto i risultati del “Forever Pollution Project”, il progetto sugli inquinanti eterni. Un’inchiesta giornalistica, durata un anno, lanciata dalla francese Le Monde, dalle germaniche NDR (Norddeutsche Rundfunk), WDR (Westdeutscher Rundfunk Köln), Süddeutsche Zeitung e dalle italiane Radar Magazine e Le Scienze. Altre testate si sono poi associate al progetto, fino ad arrivare al totale di 17. Obiettivo: misurare il problema causato dai PFAS in Europa.

Mi aspettavo che qualcuno in Italia riprendesse il tema. Anche perché una buona dose di articoli sono “ispirati” da quanto pubblicato da altri giornali, da qualche parte.

Invece nulla. “Alles stille”, come piange Papageno.

Breve nota a margine. Sono andato a cercare sulla mitica Wikipedia la voce PFAS.

C’è scritto molto poco: “Per sostanza per- e polifluoroalchiliche (PFAS) si intende comunemente un fluoruro alchilico dotato di proprietà tensioattive.

Secondo l’OCSE, sono noti almeno 4730 PFAS distinti con almeno tre atomi di carbonio perfluorurati. Un database sulla tossicità, dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti (EPA), DSSTox, elenca 14735 PFAS, PubChem addirittura circa 6 milioni”.

I PFAS conferiscono alle superfici idrofobicità e oleorepellenza. Vengono utilizzati per questo su tessuti, tappeti e pellami, carta. Sono usati come coadiuvanti tecnologici nella produzione di fluoropolimeri.

I PFAS sono stabili chimicamente e termicamente. Ciò causa la loro persistenza ambientale e la possibilità di accumularsi negli organismi, nei quali permangono per periodi prolungati. Sono Interferenti endocrini.

Alcuni tipi di PFAS, tra cui PFOA e GenX, possono essere distrutti riscaldandoli in dimetilsolfossido con idrossido di sodio”.

Interessante quanto evidenziato in apertura: “Questa voce sull’argomento è solo un abbozzo”.

Non solo è un abbozzo, ma è anche del tutto fuorviante. Non racconta le cose come stanno. I PFAS sono dei composti chimici inquinanti, ultra-tossici, dannosi per la salute dell’uomo, di fatto indistruttibili, eterni. Ce ne sono migliaia, se non milioni, nessuno lo sa per certo. In comune hanno una inalterabile catena di atomi di carbonio e fluoro che li rende indistruttibili da processi naturali. Si accumulano nell’ambiente, hanno grande capacità di diffusione dal punto di origine. Fanno male. Molto.

Un possibile perché di così tanta discrezione lo potrete dedurre dal riassunto che mi accingo a fare di quanto raccontato da Stéphane Horel, di “Le Monde”, il 23 febbraio scorso.

Dalla fine degli anni 1940, i PFAS vengono utilizzati per rendere antiadesivi, antimacchia, o impermeabili utensili e tessuti che usiamo quotidianamente. Teflon, Scotchgard, Goretex sono alcuni dei marchi più conosciuti. Sono migliaia i prodotti che ne fanno uso: tappeti, corde per chitarre, batterie per veicoli elettrici, vernici, trattamenti per l’acne, imballaggi per hamburger e patatine fritte, cavi elettrici, protesi per l’anca, filo interdentale.

Dopo avere effettuato prelievi ambientali, il progetto ha stimato che in Europa ci sono 17mila siti contaminati, di cui più di 2100 presentano livelli superiori di quanto considerato nocivo per la salute (più di 100 ng/kg, nanogrammi per chilo). Alcuni sono nelle vicinanze delle venti fabbriche di PFAS che il progetto è riuscito a localizzare perché non esiste una lista o una cartografia di tali impianti di produzione. Altri sono in prossimità delle 230 aziende identificate come utilizzatrici di PFAS.  

Nel 2019, il Nordic Council, organizzazione intergovernativa che riunisce Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia, ha commissionato un rapporto all’avvocato Gretta Goldenman, specializzata in ambiente ed esperta dei PFAS. Dopo un anno di lavoro e un’impressionante raccolta di dati, il suo team non è riuscito a rispondere a due semplici e fondamentali domande: quanti impianti chimici producono PFAS in Europa e quante sono le fabbriche di Teflon o di Scotchgard.

Le risposte sono di massima importanza. I punti caldi più noti in Europa, esageratamente inquinati, hanno tutti impianti di produzione o utilizzatori di PFAS, come epicentro. Vedi l’azienda Miteni S.p.A. (Mitsubishi-EniChem), società chimica italiana, dal 2009 proprietà della WeylChem (ICIG), sita in località Colombara 91, 35070 Trissino (VI) che ha sintetizzato ed emesso un’intera gamma di PFAS per mezzo secolo. Sotto accusa per avere causato il maggiore disastro ambientale legato ai PFAS in Europa.

La contaminazione dell’acqua potabile, di falda e superficiale nelle provincie di Padova, Verona e Vicenza, scoperta nel 2013, si estende su oltre 200 chilometri quadrati, interessa una trentina di comuni veneti e fino a 350mila persone. Il 26 ottobre 2018 il consiglio di amministrazione della Miteni S.p.A. ha deliberato il deposito di istanza di fallimento.  In Europa, in termini di densità di impianti di produzione, il primo posto spetta alla Germania con sei, seguita da Francia con cinque, Regno Unito con tre, Italia con due e poi Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Belgio che ne hanno uno ciascuno.Tre di queste fabbriche sono oggi inattive, ma il loro inquinamento resterà attivo per sempre.  

I PFAS sono ovunque: dal bel Danubio blu, al lago greco di Oristiade, dal fiume Bilina in repubblica ceca, al bacino del Guadalquivir spagnolo.

I PFAS sono ovunque: acqua, aria, pioggia, lontre, merluzzi, uova sode, adolescenti.

I PFAS sono ovunque: studi di biosorveglianza attestano che ognuno di noi, nessuno escluso, li ospita nel proprio sangue e fanno male. Molto.

Gli effetti, anche a basse dosi, dell’esposizione ai PFAS non risparmiano nessuna area del corpo o età. Diminuzione del peso alla nascita dei bambini, riduzione della risposta immunitaria ai vaccini; aumento del rischio di cancro al seno, ai reni o ai testicoli; malattie della tiroide; colite ulcerosa; aumento del colesterolo e della pressione sanguigna, preeclampsia (aumento della pressione arteriosa) nelle donne in gravidanza; rischi cardiovascolari.

Ogni anno i PFAS pesano tra i 52 e gli 84 miliardi di euro sui sistemi sanitari europei.

Perché non è mai stata effettuata in Europa una sistematica campagna di indagine per capire quanti e dove sono i siti altamente inquinati dai PFAS? Quali sono le sorgenti di tale inquinamento? Quali le conseguenze per la popolazione?

Non ci sono i dati. Quindi non c’è informazione.

Sono stati identificati solo una trentina di “hot spots”, i punti caldi di cui sopra, quasi tutti vicini ad aziende di produzione. Un’altra ventina sono stati individuati, in modo spesso fortuito, dove l’inquinamento è causato dall’uso dagli schiumogeni fluorosintetici antincendio di tipo AFFF (Aqueous Film Forming Foam). Aeroporti e basi militari ne fanno grande uso.

A proposito: l’ECHA, agenzia europea per le sostanze chimiche, ha proposto nel febbraio 2022 la loro (tardiva) messa al bando.

L’AFFF viene utilizzata per spegnere incendi di idrocarburi, dove l’acqua è inefficace.

Forma una coperta di schiuma che priva la combustione dell’ossigeno necessario per sostenerla. Il fuoco si spegne e i PFAS presenti nella schiuma percolano nel suolo, inquinano le acque sotterranee e finiscono nei rubinetti di casa.

“Abbiamo reso il pianeta piuttosto inospitale per noi”, osserva Ian Cousins, professore di chimica ambientale all’Università di Stoccolma, specialista in PFAS, “siamo al punto in cui le nostre risorse ambientali di base sono contaminate e lo saranno per molto tempo. Molto spesso, i livelli sono superiori a quelli considerati sicuri. Ora ci stiamo muovendo in uno spazio in cui non siamo più al sicuro”. 

I PFAS costituiscono un “limite planetario”. Ian Cousins e i suoi colleghi, in un articolo pubblicato nell’agosto 2022 sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology, mostrano che, ovunque nel mondo, la pioggia contiene concentrazioni di PFOA (acido perfluoroottanoico) superiori ai valori limite sanitari indicativi negli Stati Uniti. 

Tra i 0,055 nanogrammi per litro (ng/l) registrati nella pioggia caduta in Tibet, dove nessuna fabbrica produce o utilizza PFAS, e i 68milioni 900mila ng/l registrati nelle acque sotterranee vicino allo stabilimento belga 3M di Zwijndrecht, dov’è il confine? Qual è il valore sicuro? Molti esperti suggeriscono come limite massimo un nanogrammo per litro. Tuttavia, negli Stati Uniti, 200 milioni di americani, ovvero quasi i due terzi della popolazione, consumano acqua che ne contiene di più. E in Europa?

L’inesistenza di banche dati contenenti la geolocalizzazione delle attività industriali in Europa rappresenta, insieme alla mancanza di trasparenza delle autorità, la principale difficoltà incontrata dal team di giornalisti investigativi che ha adattato la metodologia sviluppata dai ricercatori del PFAS Project Lab di Boston con i loro colleghi della PFAS Sites and Community Resources Map per mappare l’inquinamento negli Stati Uniti. 

Sono comunque riusciti a localizzare migliaia di siti in tre tipologie di attività “presunte contaminanti”: siti per lo stoccaggio e lo scarico di schiuma antincendio, siti per il trattamento dei rifiuti e delle acque reflue e siti industriali. Questi ultimi sono circa 3mila stabilimenti, di cui più di mille cartiere e circa 800 siti di attività manifatturiere e di lavorazioni metalliche.  Parliamo ora di denaro. Gretta Goldenman, già menzionata, ammette senza mezzi termini che la cifra di 170 miliardi di euro per riparare il danno ambientale causato dai PFAS in tutta Europa, indicata nel suo rapporto, commissionato nel 2019 dal Nordic Council, è grossolanamente sottostimata.  Per Martin Scheringer, ricercatore di chimica ambientale presso il Politecnico Federale di Zurigo (Svizzera), “le dimensioni di questo problema sono così gigantesche che è semplicemente impossibile quantificarle“.Qualche esempio:

  • Gestire la contaminazione dell’acqua bevuta da 1,2 milioni di persone intorno all’aeroporto di Düsseldorf: 100 milioni di euro. 
  • Filtrare l’acqua nelle tre provincie venete coinvolte: oltre 16 milioni di euro.
  • Disinquinamento degli aeroporti civili e militari in tutta Europa: 18 miliardi di euro.

Una domanda sorge spontanea: Chi è il responsabile?” Risposta molto difficile. Così come le compagnie petrolifere con il cambiamento climatico, l’industria chimica sa molto del problema PFAS da molto, molto tempo. Dal 1961, quando DuPont e 3M vennero a conoscenza della tossicità del PFOA, come dimostrato da documenti interni resi pubblici a seguito di cause legali negli Stati Uniti. Le autorità pubbliche sanno del pericolo almeno dal 2006, data della graduale fine di produzione del PFOA richiesta dalle autorità americane. 

Quindi, la responsabilità è dell’industria chimica o dello Stato?Di certo nessuno fino a oggi è finito in carcere per aver commesso questa contaminazione epocale, senza dubbio eterna, ma può essere definita un crimine?

Professoressa di diritto all’Università Erasmus di Rotterdam (Paesi Bassi), Lieselot Bisschop è particolarmente interessata al concetto di “reato aziendale facilitato dallo stato”, concetto indispensabile per perseguire i danni all’ambiente e alle persone causate dalle aziende, nel contesto dell’inquinamento da PFAS. Il concetto fa riferimento a “situazioni in cui le istituzioni governative non riescono a regolamentare attività commerciali illegali o socialmente dannose, o altrimenti creano un ambiente legale che consente a questi danni di verificarsi e continuare”, spiega. Attività spesso terribili, ma legali. Per molto tempo le autorità non hanno considerato queste attività un crimine, ma un fattore di sviluppo e fonte di ricchezza. Atteggiamento che ha indotto, negli ultimi cinquanta o sessant’anni, errori enormi.Errori che si sono trasformati in crimini.  Le vittime siamo tutti noi.   

P.S. Si ringrazia “Le Monde” e Stéphane Horel per l’articolo pubblicato il 23 febbraio 2023.

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Andrea Aparo von Flüe

Andrea Aparo von Flüe

Padre italiano, madre svizzera-tedesca. Lunghi periodi all’estero fra Svizzera, Francia, Stati Uniti, Giappone. Scuole primarie svizzere e irlandesi; scuola secondaria in Francia e in Italia. Il risultato è un’ottima conoscenza del francese, inglese e del dialetto svizzero tedesco; buona del tedesco, elementare del giapponese e la capacità di muovermi da “indigeno” in contesti culturali diversi. Nel gennaio del 1978 mi hanno laureato dottore in fisica “summa cum laude” discutendo una tesi sperimentale sulla dinamica di caduta dei chicchi di grandine, sviluppata lavorando come ricercatore presso l’Ufficio Centrale di Ecologia e Meteorologia Agraria del Ministero Agricoltura e Foreste, per conto del quale ho lavorato nei periodi estivi dal 1977 al 1979 come membro del Gruppo italiano che partecipava alla ricerca internazionale Grossversuch IV (Politecnico di Zurigo, Università di Montpellier e Grenoble, Ricercatori dell’URSS). Dopo essere risultato primo su quattrocento candidati, nel 1979, sono stato assunto, con la qualifica di Ricercatore, all’Ufficio Europeo Brevetti dell’Aja (NL), da cui mi sono dimesso a causa dello scarso interesse del lavoro e dello stipendio eccessivo. Tornato in Italia, nel 1979, mentre ero docente di Meteorologia all’IT Aeronautico “Francesco de Pinedo”, sono stato chiamato dal Prof. Umberto Colombo a lavorare come consulente al CNEN, il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, di cui egli era Presidente. In tale veste ho curato prima studi sul contenuto energetico di centrali nucleari e convenzionali, poi sono stato responsabile di diverse “task forces” per la definizione e avvio di attività connesse alla diffusione di nuove tecnologie: coordinamento del Gruppo di lavoro per la documentazione e l’informazione, automazione delle biblioteche geograficamente diffuse del CNEN, creazione di un servizio di “business graphics” computerizzata, avvio delle iniziative di Office Automation, automazione integrata della Presidenza e Direzione Generale. Nel 1981 sono entrato negli organici dell’ENEA, (ex CNEN) come collaboratore Tecnico Professionale alla Direzione Centrale Relazioni Esterne per poi passare alla Direzione Centrale Studi e ho iniziato la mia attività di Assistente del Presidente. Dal giugno del 1982 al maggio del 1983, su invito del Massachusetts Institute of Technology, Laboratory for Computer Science, mi sono trasferito a Cambridge (USA) per lavorare come Visiting Scientist, membro dell’Office Automation Group. In tale sede ho approfondito gli aspetti del management dei processi d’innovazione tecnologica e ho avuto responsabilità di conduzione del gruppo di ricerca, non ché di Thesis Advisor. Dal luglio 1983 all’aprile 1987 ho fatto parte della Direzione Centrale INFO dell’ENEA come responsabile dei progetti di automazione di ufficio. Continuando l’attività di Assistente del Presidente, ho avuto responsabilità dei progetti di diffusione dell’innovazione tecnologica nelle piccole e medie imprese, analizzando una serie di potenziali “start up”. Nel 1984 ho curato la pubblicazione di uno studio sui mestieri e le professioni degli anni ’90, mettendo a frutto le conoscenze, acquisite nel corso degli anni, di economia, management e di diverse nuove tecnologie: informatica e telematica, nuove energie, nuovi materiali, biotecnologie, innovazioni di processo (laser, robotica, FMS, CAD-CAM, ecc.) per citare le principali. Con la fine del 1985 ho ideato, gestito e completato il progetto di automazione integrata degli uffici della Presidenza e della Direzione generale dell’ENEA, che ha visto la radicale trasformazione delle modalità di lavoro di tutto il personale segretariale, tecnico e dirigenziale dei suddetti uffici. Nel corso del 1986, su invito del governo giapponese (MITI-JETRO), ho passato un mese di studio in Giappone visitando numerose imprese giapponesi e avendo intensi confronti di idee con esponenti governativi e della cultura nipponica. A partire da quella data mi sono occupato in modo continuativo del Giappone, intessendo una fitta rete di conoscenze personali e professionali con esponenti nipponici del mondo del Business e di quello accademico. A fine 1986, ho voluto sviluppare un’esperienza di lavoro nell’industria privata. Sono entrato alla Fiat S.p.A. a Torino dove ho lavorato dal 1986 al 1988 nella Direzione Studi Economici e Analisi Strategiche per passare nel 1989 alle dirette dipendenze del Direttore dell’Ente Sviluppo, Coordinamento e Controllo, in qualità di Vice-Direttore responsabile dei Progetti Speciali (Business Development). Dal febbraio 1990 sono stato in forza alla Fiat Auto. Fino al giugno 1991 ho avuto la responsabilità dei rapporti con le istituzioni internazionali nell’ambito della Direzione Centrale Sviluppo, Coordinamento e Controllo. I miei compiti comprendevano la manutenzione e implementazione di una rete di contatti internazionali finalizzata al monitoraggio degli sviluppi tecnologici e delle strategie dei partners e dei competitori. Partecipavo e/o definivo progetti speciali su temi inerenti il management dei processi di innovazione e di cambiamento, nonché di team dedicati a progetti di M&A. Dal giugno 1991 al marzo 1993 nella Direzione Ambiente e Politiche Industriali, responsabile del coordinamento del piano Qualità Totale, rispondendo direttamente all’amministratore delegato. Dopo essere stato responsabile delle attività di Relazioni Internazionali nell’ambito della Direzione Ambiente e Politiche industriali, a partire dal 1995 sono responsabile degli Scenari Ambientali. Ho ideato e gestito per conto della Fiat Auto Spa i progetti speciali inerenti all’introduzione e uso delle tecnologie della realtà Virtuale e di Internet. Nel 1995 ho coordinato la presentazione (prima mondiale) di due nuovi modelli di vetture (Bravo e Brava) sul World Wide Web in contemporanea con il lancio nel mondo “reale”, continuando a seguire lo sviluppo e le strategie di presenza dei marchi Fiat Auto (Alfa Romeo, Lancia e Fiat) sul World Wide Web (www.alfaromeo.com; www.lancia.com; www.fiat.com); ho poi contribuito ad avviare le attività di uso delle tecnologie della Rete nelle Direzioni Progettazione, Acquisti, Commerciale, Amministrazione e Controllo. Ho sviluppato una conoscenza approfondita su tecnologie, strategie e modalità di comunicazione avvalendosi di sistemi multimediali, ideando e partecipando, nel 1994, alla costituzione, avvio e gestione della com.e srl di Roma, Multimedia Agency, leader nel suo settore di attività (www.com-e.com) che comprende il Web Content, Strategie per Alta Direzione, Formazione e Addestramento. Dal giugno 1998, dopo avere lasciato il gruppo FIAT, responsabile del progetto Trustees21 presso il World Economic Forum, a Ginevra, Svizzera. Nell’aprile 1999 ho accettato l’offerta del Sindaco della Città di Barletta, Dott. Francesco Salerno, di rivestire il ruolo di Direttore Generale/City Manager della Città di Barletta, nonché dirigente responsabile del personale e del settore informatica e telecomunicazioni del Comune. Ho gestito un’organizzazione di 450 persone, di cui 12 dirigenti in reporting diretto. A fine dicembre 1999, la modifica sostanziale della composizione della giunta della Città ha causato la conclusione del mio mandato, così da evitare le dimissioni del Sindaco. Dal febbraio 2000 a luglio 2001, ho operato in qualità di Assistente del Prof. Ferrante Pierantoni, Componente dell’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione della Presidenza del Consiglio della Repubblica Italiana. A partire dall’ottobre del 2001 svolgo attività di consulenza strategica per l’alta direzione, con particolare attenzione alle tematiche della sicurezza informatica e fisica. Sono stato Amministratore Delegato della società di consulenza Alef Consulting srl , da me fondata nel 1997, con cui ho svolto fino al dicembre 2013 attività di consulenza e formazione. Fino a luglio 2001 sono stato Senior Consultant e membro del consiglio di amministrazione della com.e srl, società attiva nel mondo di Internet, da me fondata con due soci nel 1994. Nel gennaio 2000 ho contribuito alla partenza della società If, Interface Factory srl, esperta d’interfacce avanzate di Rete, di cui sono presidente. Dal gennaio 2001 al mese di ottobre 2002 sono stato Responsabile delle Strategie della Multimoda Network spa, gruppo industriale del settore Moda, a MIlano. Dal novembre 2002 al Gennaio 2003 sono Chief Scientific Advisor per il Gruppo Finmeccanica spa, a Roma. A partire dal Gennaio 2003 sono entrato in organico come Group Scientific Advisor e V.P. responsabile della Technology Intelligence di Gruppo. In tale veste mi sono occupato di progetti speciali, coordinamento di attività fra aziende del Gruppo, facilitato il completamento di progetti di sviluppo prodotto, ideato e partecipato alla gestione del Premio Innovazione di Gruppo, avviato e gestito contenzioso legale, e sua soluzione positiva per Finmeccanica, con maggiore fabbricante automobilistico USA. Ho co-ideato e portato al successo il cosiddetto Project Zero della Agusta Westland, il primo velivolo a decollo verticale realmente innovativo dalla definizione dell’elicottero (vedere su Google Project zero AW). Assisto e interagisco con esponenti del mondo dell’arte per individuare soluzioni tecnologiche per la realizzazione di artefatti e opere. Ad esempio, componendo un gruppo di esperti provenienti dalle aziende del Gruppo Finmeccanica, abbiamo consentito al Maestro Maurizio Mochetti a realizzare la sua opera, installazione fissa al MAXXI di Roma, partecipando alla definizione delle soluzioni tecnologiche necessarie. A partire da Febbraio 2012 fino al dicembre 2014 sono in organico ad Ansaldo Energia spa, a Genova, come Senior Advisor R&D dell’Amministratore Delegato Ing. Giuseppe Zampini. Dal luglio 2012 al giugno 2013 sono membro del Consiglio di Amministrazione della PROTER srl a Terni, azienda attiva nella chimica di quarta generazione. . Dal Marzo 2015 socio fondatore di GoTo10 srl in Milano, attiva nel settore educazione e formazione, in particolare sulle tematiche relative all’insegnamento del pensiero computazionale. Dal settembre 2015 a giugno 2017 Amministratore Delegato di ProTer srl in Terni, società di ricerca e sviluppo attiva nel settore della chimica di IV generazione e della chimica verde. Da luglio 2017 a Novembre 2020, Chief Operating Officer e Vice Principal della JPED Academy a Pechino, distretto di Changping. Le mie attività comprendono essere responsabile operativo, vice-preside, direttore degli Studi, e docente STEAM di una nuova High School internazionale in lingua inglese, basata sul curriculum studiorum USA per studenti di nazionalità cinese. Rientrato in Italia a inizio novembre 2020, lavoro dal dicembre dello stesso anno, fino al novembre 2022, per la Geminiani srl, azienda specializzata nel campo dei motori per applicazioni industriali e in sistemi innovativi di gestione dell’energia elettrica in qualità di Senior Advisor per la R&D. Dal gennaio 2023, insieme a Michael Lenton, gia Amministratore Delegato di Fimeccanica Australia (oggi Leonardo Australia) con cui si è lavorato per molti anni in Finmeccanica, abbiamo avviato The Advisory, International Strategic Consulting, società di consulenza internazionale, attiva in particolare in Italia e Australia. Ci occupiamo di aziende e prodotti ad alta tecnologia, fornendo consulenza strategica, gestionale e legale. Inoltre, dal 1994, sono Professore a contratto di Strategie Aziendali, presso la Scuola di Specializzazione in Ricerca Operativa e Teoria delle Decisioni, Dipartimento di Statistica, Università “La Sapienza”, Roma. Dal febbraio 2000 al Settembre 2006 sono co-ideatore, Docente e Assistant Director del MiNE, Master in the Network Economy presso l’Università Cattolica di Piacenza. Dall’anno accademico 2001-2002 fino al settembre 2014 insegno strategie di comunicazione al Politecnico di Milano, Master in Design della Comunicazione, Dipartimento di Architettura, fiancheggiando il Prof. Paolo Ciuccarelli, titolare del corso di Metaprogetto. I miei punti di forza risiedono nella capacità di comprensione di Scienza e Tecnologia e di diversi aspetti delle discipline umanistiche, in particolari arti visive, e dunque capacità di sintesi fra queste, management e strategia; nella facilità di definire e fare crescere rapporti e relazioni interpersonali; in una lunga esperienza di relazioni internazionali a scala globale; in una non comune capacità di comunicazione, divulgazione e insegnamento. Mi viene riconosciuta capacità di leadership e di motivazione di team operativi interdisciplinari e internazionali. Nel corso degli anni ho seguito un notevole numero di corsi di specializzazione e seminari; ho pubblicato un gran numero di articoli scientifici, anche a carattere divulgativo su quotidiani e riviste specializzate. Anche qualche libro: da citare il primo testo in italiano che parlava del World Wide Web e zone limitrofe: “Il Libero delle reti, edizioni ADN Kroos.. Da oltre un decennio svolgo attività di consulente sui temi della strategia e dell’innovazione tecnologica. Sono stato membro di diversi Comitati e Gruppi di lavoro governativi e presso la CEE. Ho fatto parte del Comitato Scientifico della rivista “Scienza e Dossier” e titolare della rubrica “Il Nuovo” sviluppata su temi innovativi di Scienza e Tecnologia. Sono stato titolare di rubrica fissa sulle riviste “L’Europeo”, Next”, “Ceramicanda” e “Netforum”. Collaboro saltuariamente con molte altre testate. Blogger per il Fatto Quotidiano, Infosec News e Giano News. Ho avuto diverse esperienze didattiche, in Italia e all’estero, anche a carattere continuativo; ho tenuto un elevato numero di conferenze e seminari in Italia e all’estero per enti governativi, università e aziende private. Nel Marzo del 1990 sono stato chiamato dal rettore Prof. Mel Horwitch a far parte dello Scientific Advisory Board del Theseus Institute, Business School specializzata in Strategie dei Sistemi di Informazione e delle Reti, localizzata nel parco scientifico europeo di Sophia Antipolis, nel sud della Francia. Altre info disponibili su Google. Dimenticavo: due figli, due ex-mogli e Silvana da poco mi ha detto sì. Per concludere, ce n’è abbastanza da “scassare i cabasisi” a molti…

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