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UNICA VITTIMA DEGLI HACKERS È IL CORRETTORE ORTOGRAFICO DELL’AGENZIA ANSA

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
23/02/2023
in EDITORIALI
UNICA VITTIMA DEGLI HACKERS È IL CORRETTORE ORTOGRAFICO DELL’AGENZIA ANSA
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TE LO LEGGO IO

Se fossi un criminale informatico, mi offenderei – a nome mio personale e di tutta la categoria – nel vedermi appioppato un comportamento tecnicamente di basso profilo e a distanza siderale dalle capacità che mi sono proprie.

Ieri c’è stata l’ennesima gragnola di ciottoli virtuali che non hanno certo lapidato i sistemi informatici presi di mira. La “sassaiola” che ha permesso ai giornali di titolare che il nostro Paese era bersaglio dell’ennesimo assalto è un evento insignificante in uno scenario che – ci auguriamo non si manifesti – potrebbe davvero profilarsi apocalittico.

E’ qui che si consuma lo scempio. I briganti hi-tech prendono di mira il computer del “proto” che pubblica il lancio d’agenzia e alle 21.15 trafiggono impietosamente le pagine ipertestuali dell’ANSA.

Titolo, occhiello e persino il nome del file piazzato online parlano di una sorprendente “Italia russofona”, inaspettata porzione del nostro territorio dove anziché prevalere una forma dialettale locale o un idioma storico retaggio di pregresse migrazioni, dominazioni o contiguità geografiche, si dialoga solo con la lingua di Mosca.

La presunta “russofobia” (l’aver paura di Putin & C.) si tramuta nella “russofonia” (il parlare e lo scrivere in russo) nella totale indifferenza dei lettori che probabilmente hanno immaginato una inspiegabile ostilità degli hacker nei confronti dell’ “Italia che russa” e un odio viscerale nei riguardi di chi la notte turba il sonno del/della consorte…

ANSA rimedia alle 9.44 di stamane reindirizzando il vecchio link e riproponendo il lancio nella sua versione corretta e vanificando gli sforzi dei pirati….

Tutto è bene quel che finisce bene.

🙂

Veniamo ai fatti.

Nel pomeriggio di mercoledì 22 febbraio, molti siti web di aziende e istituzioni sono risultati irraggiungibili per un attacco DDOS (Distributed Denial of Service) che avrebbe ostruito le vie telematiche di accesso a quelle risorse normalmente fruibili via Internet.

Non voglio denigrare alcun importante ente governativo etichettando come di nessuna rilevanza l’episodio, ma non credo che qualcuno si sia lagnato di non aver potuto leggere del Simposio storico a Firenze per il Centenario dell’Aeronautica o dell’attracco a Taranto della nave San Marco.

Il blocco delle vetrine pubbliche e private nei viali della Rete ha in realtà sollevato un vibrante coro di solenni “Me ne frego”, espressione tornata in auge e di cui forse io stesso sto abusando avendola impiegata proprio qui qualche giorno fa.

Ho ben presente il rintraccio di ormai estinti combattenti rimasti nella giungla a difendere isole giapponesi a dispetto di una guerra finita da decenni. Per questa ragione capisco lo stupore di chi ha vissuto fino ad oggi sul pianeta Papalla o semplicemente nel deserto del Gobi in assenza di opportunità di informazione, ma insisto nel ribadire che quel che è capitato non ha nulla di eccezionale e non è cosa nuova.

Mi rendo conto di rovinare alla classe politica e al mondo della poco informata informazione il mistero degli attacchi DDOS e mi sembra di essere il genitore sadico che spezza i sogni del figliolo confidandogli senza mezzi termini che Babbo Natale non esiste.

Questo genere di aggressione è vecchio di trent’anni. Quindi, sembrerà strano, ma tutti hanno avuto sei lustri di tempo per organizzarsi ad evitare problemi in tal senso, invece di “lustrarsi” in convegni, congressi e workshop dove millantavano capacità operative, precauzioni inossidabili e sostanziale imperturbabilità.

Non sto a ripetermi sul banale funzionamento della metodologia DDOS e rinvio a quel che ho scritto in tante altre occasioni, ad esempio al mio pezzo su Il Fatto Quotidiano dal titolo “Catastrofico che i sistemi istituzionali non prevedano misure contro i disturbatori” del dicembre scorso.

L’enfasi, che ha eutrofizzato le piccole e rade nubi nel cielo di Internet facendole descrivere come un tornado devastante, serve unicamente a plaudire ad una sedicente capacità di reazione dinanzi ad un invisibile ma temibile nemico. Serve a supportare la narrazione epica che lascia immaginare scontri titanici quando invece si assiste a commoventi scaramucce da teatro delle marionette.

Serve a mostrare muscoli in una conclamata atrofia culturale, organizzativa e tecnologica di cui i cittadini sono costretti a pagare il prezzo. Serve, secondo le malelingue, a giustificare l’esistenza di una salvifica Agenzia Cyber e ad accelerare l’assunzione (naturalmente senza interferenza di ipotetici sponsor politici o industriali) dei suoi futuri dipendenti, destinati a diventare addirittura 800, tutti con la stellare remunerazione a livello della “Banca d’Italia”.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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