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IL PROBLEMA DELLO STATO È CASTELLINO?

di Umberto Rapetto
14/10/2021
in EDITORIALI
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No, non riesco proprio a credere che lo Stato non sia capace di fare il suo mestiere.

Ho aspettato il “Question Time” di ieri pomeriggio durante il quale la ministra Luciana Lamorgese ha fornito delucidazioni sulla gestione dell’Ordine Pubblico a Roma sabato scorso. L’ho fatto con la curiosità di un bimbo che aspetta venga svelato un mistero o confidato un segreto.

Il quisque de populo (e non solo il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, autore dell’interrogazione) avrebbe voluto sapere – tra le altre non poche cose – come sia stata possibile la performance del leader romano di Forza Nuova che a piazza del Popolo ha suggerito che l’itinerario turistico del corteo facesse tappa a Corso d’Italia per una sorta di visita guidata nella sede della CGIL.

Un po’ difficile pensare che l’assalto barbaro sia stata una specie di “festa a sorpresa”, promossa estemporaneamente ma con successo da Giuliano Castellino, la cui effervescente vivacità era nota al punto che il tizio per il Tribunale di Roma era sorvegliato speciale dal 31 gennaio scorso con obbligo di residenza e divieto di presenziare alle manifestazioni pubbliche.

A dispetto di quest’ultimo provvedimento (probabilmente interpretato come un consiglio e non come un vincolo cogente) il tribuno dei nostri giorni è arrivato indisturbato nel cuore della manifestazione quasi si trovasse a passare di lì per caso , senza aver aver mai detto o scritto nulla in proposito così come si conviene quando si vuol fare una “improvvisata” agli amici.

Proprio questo simpatico atteggiamento del vivere alla giornata e lontano da interessi e preoccupazioni ha senza dubbio rasserenato l’animo di chi deve dar luogo a quelle naturali azioni preventive che di solito scongiurano il verificarsi di incidenti o fatti gravi. Anzi, probabilmente chi aveva il compito di tracciare gli spostamenti di Castellino si sarà domandato per giorni e giorni “chissà cosa farà di bello Giuliano sabato pomeriggio”, immaginandolo alle prese con un weekend di spesa al centro commerciale o di bricolage nel garage di casa.

Emulo di Houdini o rivisitazione dell’inossidabile Stanislao Moulinski (l’avversario di Nick Carter in “Gulp, fumetti in TV” degli anni 80), il signor Giuliano è apparso sul palco No Green Pass dove ha arringato la folla, giungendo sul posto senza che nessuno mai – forse per rispetto della privacy – gli domandasse dove stava andando. Lui stesso, probabilmente, si è persino sentito snobbato dagli sbirri a cui non importava un gran che dei suoi spostamenti in una giornata in cui la gente doveva occuparsi di vaccini e mascherine e certo non di bombe carta o sampietrini da lanciare.

Poco dopo l’invito a considerare di fare tutti insieme un salto alla CGIL si è scatenato l’inferno che conosciamo.

La titolare del Viminale – come riporta l’ANSA – ha dichiarato nell’aula della Camera dei Deputati che “La scelta di procedere coattivamente nei suoi confronti non è stata ritenuta percorribile dai responsabili dei servizi di sicurezza, perché in quel contesto c’era l’evidente rischio di una reazione violenta dei suoi sodali con degenerazione dell’ordine pubblico“.

Viene da chiedersi se esistano attività di polizia a carattere preventivo. Non sono state avviate? Oppure non se ne è fatto tesoro? Ad entrambe le domande si aggiunge un inevitabile e pesante come un macigno altro quesito. Perché?

Rinunciando a scoprire la dinamica dell’arrivo “in fuori gioco” di Castellino (esiste una moviola o una VAR per queste cose?), concentriamoci su quel che è accaduto successivamente all’esortazione a raggiungere la CGIL.

Le Forze dell’Ordine sono dotate di attrezzatissimi droni con significativa autonomia di volo, spettacolare capacità di ripresa video, straordinaria abilità nell’acquisire e trasmettere dettagli informativi utili per muovere in modo coordinato e istantaneo il dispositivo di difesa sul territorio. Se non si era evitato l’inaspettato arrivo di Castellino ad un così insolito ed inatteso appuntamento, forse si poteva almeno impedire che la sua palla facesse goal nella porta di Corso d’Italia.

Il “celerino”, il basco verde o il carabiniere non credo siano stati felici di non aver potuto dimostrare la rispettiva professionalità perché non adeguatamente supportati dalla doverosa attività informativa e non guidati dalla necessaria competenza dei “responsabili dei servizi di sicurezza”.

Un esame di coscienza non guasterebbe. La politica, almeno secondo quel che si legge sulla Treccani, sarebbe “La scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica”.

Probabilmente ci mancano gli scienziati e gli artisti.

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Umberto Rapetto

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