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ADESSO VI SPIEGO PERCHE’ DOVETE STARE ATTENTI ALLA APP “ZOOM”

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
24/03/2020
in EDITORIALI
ADESSO VI SPIEGO PERCHE’ DOVETE STARE ATTENTI ALLA APP “ZOOM”
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Dopo quello del Coronavirus, il contagio che maggiormente ha caratterizzato queste giornate di isolamento è stato certamente quello dell’installazione di software e “app” per eseguire videochiamate e effettuare riunioni a distanza.

Tra le soluzioni che vanno per la maggiore c’è “Zoom”, la cui dinamicità non ha faticato a incontrare l’entusiasmo collettivo.

Chi non ha esitato ad installare questo strumento probabilmente non ha mai preso in considerazione le possibili controindicazioni che – purtroppo – non mancano davvero.

Zoom funziona. Forse fin troppo.

Se si vanno a leggere le condizioni d’uso e le politiche in materia di privacy (quasi sempre le si salta a pie’ pari) si possono fare alcune scoperte interessanti e… preoccupanti. A mettere spavento non sono solo la grande quantità di dati che vengono “vampirizzati” e le precedenti brutte esperienze in fatto di vulnerabilità di sicurezza, ma anche il fatto che il proprio capo ufficio può rilevare il grado di attenzione dei partecipanti al gruppo di lavoro virtuale o al meeting telematico.

Tra le caratteristiche maggiormente significative spicca la funzione di tracciamento dell’attenzione dei partecipanti agli “incontri” a distanza.

Chi organizza queste moderne forme di conclave può attivare il simpatico meccanismo che verifica se i cyber-convitati hanno lo Zoom Desk Client (per chi si collega tramite PC) o la app (per chi usa un dispositivo mobile) in funzione e in primo piano. Se passano più di 30 secondi di “inattività”, chi ha organizzato la riunione viene avvisato da Zoom che qualcuno (e non genericamente qualcuno) sta facendo qualcosa di diverso dal seguire la discussione o ascoltare gli interventi degli altri. Chi si azzarda a ridurre ad icona Zoom anche per ragioni comprensibili e giustificabili (prendere appunti, controllare la tua e-mail o rispondere a una sollecitazione urgente su un’altra app) ha mezzo di minuto… di vita.

Mentre è ovvio che questo “monitoraggio” dei distratti funziona solo se il partecipante ha condiviso il proprio schermo, non è certo se gli “invitati” vengono in qualche modo informati che è attivo il rilevatore dell’attenzione.

Poi c’è la questione della possibile registrazione dell’incontro, perché sarebbe importante che tutti gli utenti avessero serena consapevolezza di una eventuale memorizzazione e – perché no? – di un non escludibile riutilizzo della sequenza filmata.

In ogni caso Zoom salva un file di testo contenente i messaggi scambiati in chat nel corso della riunione e non dovrebbe (sottolineiamo non dovrebbe) includere i messaggi diretti inoltrati tra singoli partecipanti (che potrebbero contenere commenti salaci difficilmente graditi al capo…).

Uno dei tanti problemi è che Zoom non si accontenta di fare la spia se ci si distrae un attimo nel corso di un meeting online, ma – come un tarlo – comincia a rosicchiare tutto quel che trova all’interno del dispositivo elettronico che utilizziamo per comunicare. E non ne fa nemmeno mistero, considerato che siamo noi ad accordargli certe libertà fornendo il consenso a tante (troppe) cose in fase di installazione della “app”.

La voracità di Zoom fa sì che, dopo aver schedato i riferimenti personali dell’utente e il relativo numero IP, vengano addentate le informazioni custodite nella rubrica: nomi e cognomi, indirizzi di casa/ufficio/email, numeri di telefono, riferimenti professionali e dettagli privati vengono acquisiti anche se l’utente è fruitore occasionale del servizio e non ha registrato un suo account su Zoom. Allo stesso tempo verranno morsicati i dati memorizzati sull’apparato e – se l’accesso alle funzionalità della “app” è avvenuto con il profilo Facebook – tutti quelli presenti nelle proprie pagine del social in argomento. Non è finita. Zoom è insaziabile e fagocita qualunque altra informazione venga caricata, fornita o creata durante il suo utilizzo.

La quasi totalità delle informazioni viene divorata automaticamente da Zoom, ma altri elementi vengono forniti dall’utente al momento dell’accesso (come ad esempio l’indirizzo e-mail indispensabile per partecipare ad una chiamata online).

Va detto che i legali della società produttrice di questa “app” sono estremamente spiritosi.

Se si scorre il testo della “privacy policy” si trova addirittura la domanda “Zoom vende i dati personali?” a cui è subito data la simpatica risposta “Dipende da cosa intendere per «vendere»!”.

La software house infatti non cede informazioni alle sue “terze parti” (fornitori, clienti e altri soggetti esterni all’azienda) dietro il pagamento di un corrispettivo, ma lo fa ugualmente a titolo gratuito nel quadro della reciproca condivisione di dati per le rispettive finalità. Un passaggio di informazioni personali a Google, quindi, rientra nella normalità…

Dopo la traumatica constatazione dei rischi per la nostra riservatezza, vale la pena dare qualche piccolo suggerimento per la sopravvivenza digitale che in questo periodo fa sentire il suo peso.

La prima raccomandazione va a chi fa un uso “professionale” di Zoom e se ne serve per ragioni d’ufficio. Per evitare di “finire dietro la lavagna” per una presunta distrazione, vale la pena disporre di due apparati nel corso del collegamento, uno per la videoconferenza e l’altro per il disbrigo delle altre attività che potrebbero sovrapporsi (altre chat o chiamate, mail in arrivo, documenti da consultare magari proprio per la discussione in corso…), in maniera da disinnescare l’allarme “Tizio sta facendo qualcos’altro!!!” che allerterebbe il “capo”.

La seconda manciata di consigli vale per tutti.

Bisogna anzitutto evitare di accedere a Zoom attraverso il proprio profilo Facebook così da evitare intrusioni o scippi di dati sul fronte social.

Poi è opportuno mantenere la “app” costantemente aggiornata alla sua ultima versione. Lo abbiamo solo accennato prima: in passato ci sono stati alcuni sgradevoli inconvenienti per un “bug” che metteva a repentaglio la privacy delle riprese video in particolare per gli utenti che adoperavano iPhone. Se avete scaricato Zoom di recente, non ci dovrebbero essere problemi perché le release più recenti sono state – come si dice in questi giorni – “sanificate”.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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