In un articolo comparso il 12 febbraio scorso su queste pagine dal titolo “Tutti a Gaza beach”, quasi per celia, parafrasando una canzone di Gabriella Ferri, si scrisse: “Tutti a Gaza beach, tutti a Gaza beach a mostrà le chiappe chiare”. Per un certo tempo, sino alle anticipazioni del Washington Post, non pochi potrebbero aver pensato ad una troppa libertà di interpretazione del pensiero di Trump, sempre più prigioniero del suo MAGA. Sicuramente il Presidente degli Stati Uniti ci ha abituati a repentine inversioni di marcia, virate, promesse vane (tipo cambio il mondo in una settimana), disillusioni e tanto altro. Decisioni e contro decisioni almeno ondivaghe.
Oscillando tra il chiaro proposito di far guadagnare delle misere centinaia di milioni di dollari ad una schiera di immobiliaristi ed una smisurata vanità personale, ha finalmente scoperto le carte.
Trump, nella sua infinita generosità, quasi a voler fare concorrenza alla caritas diocesana, vuol realizzare nella striscia di Gaza un luogo esclusivo dove i palestinesi, in particolare i gazawi, possano ammirare la ricchezza occidentale e pentirsi di non aver loro stessi portato a termine un simile ambizioso progetto.
Sempre secondo le anticipazioni del Washington Post, il programma prevederebbe il controllo statunitense per un decennio; sarebbe denominato ”GREAT Trust”, dove “GREAT” è l’acronimo di “Gaza Reconstruction, Economic Acceleration and Trasnformation“ e genererebbe investimenti per circa 100 miliardi dollari, spiccioli da distribuirsi tra amici. Il meraviglioso posto per una vacanza extra lusso necessita, ovviamente, l’allontanamento per sempre dalla loro terra dei palestinesi. Cosa ci farebbero dei miserabili straccioni affamati in mezzo a tanto sfarzo? Brutti, sporchi e cattivi, farebbero fuggire i turisti, cioè lauti profitti per remunerare gli investimenti. Nella sua infinita bontà il Presidente, da buon elemosiniere, darebbe l’astronomica cifra di 5.000 dollari in contanti a persona e sussidi a ristoro delle spese di affitto per quattro anni a chi lascerà la Striscia per trasferirsi altrove. Centesimi in rapporto ai profitti da centinaia di milioni di dollari degli ingordi immobiliaristi. Alternativa sarebbe far vivere i palestinesi in enclavi ”deradicalizzate”, cioè “Hamas free”. Chissà se, per assicurarsi che nessuno sconfini da tali enclavi, le stesse saranno circondate da acque piene di alligatori. Poi se gli alligatori si cibassero dei palestinesi per loro sarebbe un problema risolto.
In pratica un territorio da annettere, annientando la popolazione, per sfruttarlo commercialmente. Se a livello internazionale quasi tutti sono concordi nell’affermare che l’unica soluzione per tentare di pacificare l’area sarebbe quello di “due Popoli e due Stati”, un tale progetto ne sarebbe il “de profundis”; questo lo fa capire anche il diniego dei visti per la partecipazione all’assemblea dell’ONU dei delegati e delle autorità palestinesi. Un disegno unico all’insegna del pecunia non olet.
Ci si potrebbe domandare ma la realizzazione di un simile lussuoso progetto garantirebbe una maggiore sicurezza ad Israele o sarebbe una calamita per attacchi terroristici? Negli anni della ricostruzione di Gaza verrebbero dislocati migliaia di uomini dell’esercito? Sarebbero costi sopportabili per Israele sotto l’aspetto sociale? La produttività industriale interna subirebbe contraccolpi estremamente negativi? Sarebbe impossibile che lupi solitari effettuino attentati terroristici? La eradicazione dei palestinesi dal loro territorio potrebbe fomentare un numero crescente di nuovi radicalizzati, cioè terroristi che hanno visto lo scempio e la morte nella loro terra?
Per i sicuri della bontà di una simile operazione si consiglia di leggere almeno un paio di libri:
- Samuel Huntington “Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale” laddove ampiamente parla delle guerre identitarie;
- Paul Kennedy “Ascesa e declino delle grandi potenze”.
Ma perché i politici del terzo millennio non leggono e si cibano di internet e lusinghieri, quanto falsi, sondaggi truccati per compiacerli?