Nei secoli XVI e XVII i Reggimenti avevano peculiarità ben diverse dalle attuali. Solo con il formarsi di strutture centralizzate si giunse all’attuale dipendenza degli eserciti dagli Stati.
I Reggimenti, frequentemente, erano di proprietà di nobili o di professionisti che li finanziavano e provvedevano all’arruolamento degli ufficiali e dei soldati. In questo caso ricevevano compenso per i servigi prestati. Il loro controllo era un fattore chiave per il potere militare e politico. Molti potevano, a ragion veduta, affermare: “Il mio Reggimento” oppure “Il Reggimento è mio”.
Tutti abbiamo visto le immagini del summit di ferragosto tra Trump e Putin in Alaska, in quel di Anchorage. Su queste pagine già sono stati pubblicati due ottimi interventi di Rapetto e Trappolini, ovviamente i nomi in rigido ordine alfabetico.
Si propone una singolare riflessione, correlata con la breve e parziale introduzione. Il Ministro degli Affari Esteri della Federazione russa Sergej Viktorovič Lavrov si è presentato al summit indossando una felpa bianca.
Lavrov (nato nel 1950) è in carica dal 2004, un periodo importante e molto lungo in quello Stato dove le alte cariche vengono sostituite all’improvviso, talvolta cadono accidentalmente dai piani alti di un edificio o si suicidano in circostanze non del tutto chiare.
Lavrov conosce bene il suo mestiere ed i messaggi che dà non sono casuali od improvvisati e certamente concordati con Putin. Ogni parola è più che studiata, compresa la mimica facciale e tutto ciò che ne consegue.
Presentarsi ad un summit di importanza epocale, almeno nelle speranze, indossando una felpa non è un caso, tantomeno va sottovalutata la scritta: CCCP. È un segno più che esplicito per chi vuole e deve capire. L’acronimo in lingua russa corrisponde all’italiano URSS, Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, in altre parole la vecchia Unione Sovietica del periodo della Guerra Fredda.
Tutti ricordiamo che la dissoluzione dell’URSS condusse alla costituzione di ben quindici Repubbliche; una di esse è l’Ucraina. Quale messaggio potremmo anche leggere in quella scritta sulla felpa del Ministro degli Esteri russo? Il netto proposito di una parziale ricostituzione dell’URSS; lo Zar Putin forse vorrebbe rifare la “Grande Madre Russia” o un ritorno indiretto circondandosi di fedeli satelliti e piegando l’Ucraina recalcitrante ai suoi voleri. La componete è triplice: politica, economica e militare. In altre parole, come ha sempre affermato, l’Ucraina è vitale per la sicurezza della Federazione russa sotto i tre aspetti citati. A parte le acquisizioni territoriali temporanee, la mira finale è l’annessione dell’intero Paese, più o meno cruentemente, o l’instaurazione di un governo fantoccio, quello che spesso viene definito un “Governo Quisling”.
Come nei secoli passati i Reggimenti erano di proprietà dei colonnelli che potevano dire: “È mio”, ora la felpa di Lavrov potrebbe esplicitare il pensiero di Putin sull’Ucraina: “È mia” e per dirla con Napoleone: “Guai a chi la tocca”.