Entro fine mese l’immarcescibile invasore e l’inossidabile invaso si incontreranno. E’ questo che “Trump dixit”.
Il presunto risultato dall’esito ancor più dubbio sarebbe la patente per il signor Donald per vedersi aggiudicato il Premio Nobel, non per la pace ma forse per il commercio.
Il ciuffuto Presidente – come un vecchio monarca – ha ricevuto i suoi vassalli giunti dall’Europa e con fare munifico ne ha ascoltato le proposte di cui è evidente non frega nulla o la cui applicazione pratica potrebbe non trovare sbocco per mancata adesione di Putin o per evidente impossibilità di realizzazione.
Il meeting che doveva evocare la Conferenza di Jalta, non foss’altro perché quella volta i Grandi del mondo si riunirono nella oggi contesa Crimea, è somigliato più ad una fantozziana Coppa Cobram, con la corsa ad ingraziarsi il Presidente degli Stati Uniti che proprio questo anelava.
Nella totale carenza di idee e soprattutto in assenza della benché minima capacità contrattuale con un pazzo sanguinario come Mad Vlad, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sostanzialmente detto che il faccia a faccia tra i contendenti dovrebbe aver luogo entro due settimane, suggerendo una fin troppo ovvia accelerazione dello sforzo diplomatico.
La Premier italiana ha ribadito la proposta delle garanzie da parte delle nazioni occidentali, modellate sull’impegno di difesa reciproca previsto dall’Articolo 5 della NATO. La tanto applaudita ipotesi non tiene conto di parecchie cose, due in particolare. La prima è che una delle giustificazioni addotte da Putin per demolire e divorare l’Ucraina era proprio il voler evitare qualsivoglia avvicinamento di Kiev al Patto Atlantico. La seconda, invece, è l’insussistenza delle materie prime (truppe ed armamenti) per fornire il supporto di cui parla la norma citata forse con un po’ di leggerezza oppure dimenticando la dovuta valutazione di impatto.
Se la bramosia di comprare bombe e carrarmati, incentivata dal venditore Trump, si limiterebbe a spremere gli italiani per trovare le risorse finanziarie indispensabili per l’acquisto, il metter su Forze Armate “combat ready” è un pochino più impegnativo. La domanda cruciale consiste nel voler sapere chi va a schierarsi al fianco degli Ucraini per contrastare sul campo o nei cieli l’offensiva russa. In un Paese che ha fatto suo il modello organizzativo dell’Esercito della Via Paal e ha più generali che soldati semplici, forse è il caso di far precedere qualche riflessione prima di strombazzare proclami da “miles gloriosus”.
Andare in guerra non è partecipare alle “Missioni di Pace”, con retribuzioni e indennità capaci di allettare anche i più stoici, di risolvere il problema del mutuo o di materializzare il sogno di un’auto di gran lusso. Se ne può parlare serenamente prima di piangere sulle bare riportate in Patria…
La gita a Washington potrebbe esser stata solo una scampagnata, un simpatico barbecue sulla cui griglia sta rosolando non tanto l’ex comico e ora condottiero Zelensky quanto il popolo ucraino che aspetta solo di esser condito con le inaccettabili condizioni di resa auspicate dallo Zar del Cremlino.
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La vigilia di Ferragosto 27 morti – tra cui un bimbo – macchiano il mare a breve distanza da Lampedusa...
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