Potremmo parlare di una domenica di fuoco senza nemmeno lambire il ritrito tema del caldo africano che soffoca l’Italia.
Tra le emozioni dell’altroieri, infatti, c’è stato il “mayday” lanciato dal comandante di un traghetto salpato da Palermo alla volta di Napoli. Un incendio in sala macchine ha subito fatto spostare sul ponte di prua gli oltre centocinquanta passeggeri (evitando feriti o ancor peggio morti), fatto arrivare di gran corsa due motovedette della Guardia Costiera, dirottato la motonave GNV Auriga per esser pronti a fornire eventuale supporto, utilizzato due rimorchiatori per trainare la “Rubattino” in avaria, fatto vivere ai passeggeri un incubo durato ore fino allo sbarco a notte fonda…
Mentre la terribile disavventura ha messo in movimento i mezzi di informazione, solo il Giornale di Sicilia ha riportato la vera cosa curiosa della vicenda.
La “Raffaele Rubattino” del Gruppo Onorato Armatori (imprenditori che hanno saputo tramutare la NAVARMA Navigazione Arcipelago Maddalenino in Moby Lines e di lì si son comprati anche la Tirrenia) era stata bloccata il 24 aprile scorso con altri tre traghetti della medesima flotta nell’ambito di una inchiesta giudiziaria per presunte frodi in pubbliche forniture.
Il Tribunale del Riesame di Genova aveva disposto il dissequestro delle quattro navi che – secondo la Procura del capoluogo ligure – sarebbero state “adattate” con interventi “casalinghi” compromettendo così il rispetto dei requisiti ambientali internazionali. Parliamo di traghetti che offrivano il collegamento tra Genova e Porto Torres fruendo di sovvenzioni regionali che sarebbero state erogate nonostante le navi non fossero conformi alle norme vigenti.
Le modifiche – come si legge sul Giornale di Sicilia – “secondo l’accusa, sarebbero state coperte con documentazione tecnica falsificata, inclusa la contraffazione di timbri di autenticazione pubblica, al fine di eludere i controlli delle autorità e mantenere attive le certificazioni di idoneità alla navigazione”.
La curiosità a questo punto si fa irresistibile e porta a scoprire – in un Paese dove non ci facciamo davvero mancare nulla – l’esistenza di una “Traghettopoli” in cui sono 70 le persone indagate, tra ufficiali e vertici della Capitaneria di porto e di altre forze dell’ordine, con l’accusa di avere messo a disposizione la loro funzione in cambio di biglietti gratis sui traghetti.
Grazie alla spiccata capacità di solerti servitori dello Stato di chiudere un occhio e probabilmente anche tutti e due, (è scritto sul sito della TGR Liguria della RAI) “alcuni componenti dei motori principali e dei diesel dei generatori di corrente sarebbero stati manomessi o sostituiti con pezzi di ricambio non originali e, quindi, non conformi alle norme, che sarebbero state aggirate con false attestazioni riportate sui registri o attraverso la contraffazione dei segni di autenticazione di competenza delle autorità pubbliche”.
Secondo chi ha svolto le indagini i dirigenti della compagnia di navigazione avrebbero ritenuto doveroso atto di gentilezza regalare la quisquilia di 34mila biglietti a ufficiali e ammiragli della Capitaneria di porto realizzando – secondo la Procura – un “meccanismo corruttivo impressionante”.
I dipendenti delle Capitanerie e della Guardia Costiera di ogni ordine e grado sono 11 mila e, se tutti (ma ovviamente non sono certo tutti) fossero stati destinatari della generosa regalia, sarebbero toccati almeno tre biglietti a testa.
Siccome gli indagati sono solo 70 e gli altri 10.930 sarebbero incorruttibili ed estranei alla penosa vicenda, l’aritmetica ci fa dividere 34mila per 70. Si ottiene così – se non ci sono state disparità di trattamento – un “montepremi” medio arrotondato a 486 biglietti pro capite.
Pur immaginando che ciascuno dei beneficati abbia famiglia numerosa e pur dividendo per due la cifra dei transiti omaggio distinguendo l’andata dal ritorno, si è portati a pensare al titanico sforzo necessario per consumare tutte queste opportunità di viaggio magari in una sola stagione…
Forse, però, i premiati hanno ritenuto di condividere il “malloppo” con amici, parenti e conoscenti e sarebbe interessante sapere chi appartiene a questa schiera di fortunati “acquisiti” o “di secondo grado”…
Con qualche comprensibile difficoltà tecnica il PM Walter Cotugno sta esaminando computer e caselle di posta elettronica e duellando con file cancellati e mail sparite. Il magistrato sicuramente sa che non è facile, ma forse la ricostruzione è meno difficile del previsto…
Chi ha giocato per anni a fare quel mestiere qualche idea ce l’avrebbe…