Mai sentito parlare di TED? Sono delle conferenze, chiamate anche TED talks, gestite dalla fondazione privata, non-profit, statunitense, Sapling Foundation che ha l’obiettivo strategico di “attivare il potere delle idee di cambiare il mondo”.
La prima conferenza TED è del febbraio 1984. Nel 1990 diventa una conferenza annuale, inizialmente dedicata a TEcnologia e Design, il che non deve sorprendere vista la sua origine nella Silicon Valley. Negli anni successivi ha esteso il suo campo di interesse al mondo scientifico, culturale e accademico e oggi TED è l’acronimo di Technology Entertainment Design, che sta per tecnologia, intrattenimento e design.
Nel 2006 la partecipazione costava 4.400 dollari ed era solo su invito. Nel gennaio del 2007, la modalità di associazione è stata trasformata in quota annuale di 6mila dollari. Oggi trovate tutto in linea.
Le sedi centrali TED sono a New York e a Vancouver. Le conferenze TED si svolgono in tutto il Nord America, in Europa e in Asia, vengono diffuse in live streaming e trattano trattate una vasta gamma di argomenti: scienza, arte, politica, temi globali, architettura, musica e altro. Oggi TED copre quasi tutto il sapere e si svolge in più di 110 lingue.
I relatori provengono quindi da molte comunità e discipline diverse. Tra gli speaker più celebri, TED ha ospitato l’ex presidente degli USA Bill Clinton, i laureati Nobel James Dewey Watson, biologo e il fisico Murray Gell-Mann, padre dei Quark, il cofondatore di Wikipedia Jimmy Wales, i cofondatori di Google Sergey Brin e Larry Page e il fondatore di Microsoft Bill Gates. Anche Papa Franceso ha partecipato a sorpresa, nel marzo 2017, inviando un video, a un TED a Vancouver avente come tema il futuro.
Erano delle conferenze molto interessanti. Costruttive, propositive, positive. Frequentate da gran bella gente.
Si rimane quindi alquanto perplessi nell’assistere, il giorno 8 aprile, in occasione della conferenza TED 2025, all’intervento, tenuto da soggetto dall’aspetto mefistofelico-fantozziano. Pizzetto, camicia hawaiana, bermuda bragalone e infradito. Parla di come l’arsenale basato sull’intelligenza artificiale non sia più una semplice ipotesi, ma che sia ineluttabile e in grado di fermare la terza guerra mondiale.
Non è proprio nello stile TED. Altra modifica indotta dal trumpismo imperante?
Comunque sia, il soggetto in questione è Palmer Freeman Luckey. 33 anni. Inventore e imprenditore seriale. Fonda la Oculus VR nell’aprile 2012 e la vende nel 2014 a Facebook per 2 miliardi di dollari, di cui 700 milioni sono finiti nelle sue tasche. Nel giugno 2017, dopo avere lasciato Oculus e Facebook in modo poco amichevole, Palmer fonda Anduril Industries. Andùril è la spada di Aragorn nella guerra dell’Anello, nome scelto non a caso visto che l’azienda si occupa di tecnologie militari con la missione di: “Trasformare le capacità di difesa con le tecnologie avanzate”. Anduril non è un appaltatore della difesa, ma un’azienda di prodotti per la difesa.
Elegante ipocrisia nascondersi dietro il dito della difesa, quando ci si occupa di sistemi di offesa. Non per nulla, a settembre 2020, Anduril rende noto di avere firmato un contratto da 967 milioni di dollari con l’aeronautica militare statunitense per partecipare al progetto per lo sviluppo dell’ABMS, l’Advanced Battle Management Systems. Sistemi avanzati di gestione del campo di battaglia.
Nella sua chiacchierata di un quarto d’ora, Palmer racconta di come la Cina scateni tutto il suo arsenale invadendo a sorpresa Taiwan.
Missili balistici piovono sulle principali installazioni militari, neutralizzando le basi aeree e i centri di comando prima che Taiwan possa sparare un solo colpo. La Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione si muove con una forza schiacciante. Gli attacchi informatici paralizzano le infrastrutture di Taiwan e impediscono la risposta all’emergenza.
Intervengono gli Stati Uniti. La Cina risponde. I suoi missili a lungo raggio sfondano le difese USA. Navi, nodi di comando e controllo, le risorse critiche vengono distrutte prima ancora che possano essere ingaggiate. Diventa subito chiaro gli Stati Uniti non sono in grado di reagire. Non ci sono abbastanza armi. Non ci sono abbastanza vettori per trasportarle. Le navi da guerra, troppo lente e troppo poche, affondano nel Pacifico sotto sciami di missili antinave cinesi.
Gli aerei da combattimento, pilotati da piloti umani e coraggiosi, ma in inferiorità numerica, vengono abbattuti uno dopo l’altro.
Dopo otto giorni gli Stati Uniti hanno esaurito il loro scarso arsenale di munizioni di precisione.
Taiwan cade nel giro di poche settimane e il mondo si sveglia di fronte a una nuova realtà, in cui la potenza dominante non è più una democrazia.
Ipotesi interessante che riassume il pensiero dominante degli analisti militari statunitensi e c’è da chiedersi se non sia già il caso oggi di avere una potenza dominante non basata sulla democrazia.
Facciamo parlare Palmer.
“Nonostante l’incredibile progresso tecnologico, il nostro settore della difesa è rimasto bloccato nel passato. I grandi appaltatori hanno rallentato l’innovazione, dando priorità ai dividendi degli azionisti rispetto alle capacità avanzate, dando priorità alla burocrazia rispetto alle scoperte.
La Silicon Valley, luogo dei nostri migliori ingegneri e scienziati, ha voltato le spalle alle forze armate in senso lato, scommettendo sulla Cina, unica economia o governo che valesse la pena assecondare.
Le aziende tecnologiche che un tempo collaboravano con il dipartimento della difesa hanno deciso che la sicurezza nazionale non è un loro problema. …
… sapevo che se sia le menti più intelligenti della tecnologia che i più grandi attori della difesa avessero declassato l’innovazione, gli Stati Uniti avrebbero perso, per sempre, la loro capacità di proteggere il nostro stile di vita… …ho deciso che avrei fatto del mio meglio.
Così ho fondato un’azienda chiamata Anduril. Spendiamo i nostri soldi per prodotti per la difesa che funzionano, piuttosto che chiedere ai contribuenti di pagare il conto. Il risultato è che ci muoviamo molto più velocemente e a costi inferiori rispetto alla maggior parte delle grandi aziende tradizionali.
Realizziamo dozzine di hardware diversi, ma il nostro prodotto principale è un software, una piattaforma di intelligenza artificiale chiamata Lattice, che ci consente di schierare milioni di sistemi d’arma senza rischiare milioni di vite.
Ci consente, inoltre, di aggiornare tali sistemi alla velocità del miglioramento delle linee di codice, assicurandoci di essere sempre un passo avanti rispetto alle minacce emergenti.
Un’altra grande differenza è che progettiamo hardware per la produzione di massa, utilizzando l’infrastruttura e la base industriale esistenti.
A differenza degli appaltatori tradizionali, costruiamo, testiamo e distribuiamo i nostri prodotti in mesi, non in anni. Così abbiamo sviluppato e venduto jet da combattimento autonomi per l’aeronautica degli Stati Uniti, sottomarini autonomi delle dimensioni di uno scuolabus per la marina australiana e visori per la realtà aumentata, solo per citarne alcuni.
Costruiamo anche tecnologia come il “Roadrunner, un intercettore a doppio turbogetto, anti-drone, riutilizzabile, che abbiamo portato dallo schizzo alla capacità di combattimento, verificata nel mondo reale, in meno di 24 mesi. Lo abbiamo fatto usando i nostri soldi.
Ora, detto da un ragazzo che costruisce armi per vivere, quello che sto per dire potrebbe sembrare controintuitivo: noi stiamo promuovendo la pace. Scoraggiamo i conflitti assicurandoci che i nostri avversari sappiano che non possono vincere.
Per questo abbiamo bisogno di sistemi autonomi. Abbiamo bisogno di piattaforme intelligenti in grado di operare in ambienti dove i sistemi pilotati dall’uomo semplicemente non possono. Abbiamo bisogno di armi che possano essere prodotte su larga scala, dispiegate rapidamente e aggiornate continuamente.
La produzione di massa è importante.
In un conflitto dove la nostra capacità di produzione è la più grande vulnerabilità, serve un modello di produzione che rispecchi il meglio del nostro settore industriale: velocità, scalabilità e resilienza. Per raccogliere i benefici di questi sistemi prodotti in serie, abbiamo bisogno che siano più intelligenti ed è qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale.
L’intelligenza artificiale è l’unico modo possibile per tenere il passo con il vantaggio numerico della Cina e ci consente di costruire un diverso tipo di forza, che non è limitata da costi, complessità, popolazione o manodopera, ma piuttosto da adattabilità, scalabilità e velocità di produzione.
Le implicazioni etiche dell’IA in guerra sono serie, ma ecco la verità: se gli Stati Uniti non saranno leader, lo saranno i regimi autoritari che non si preoccuperanno delle nostre norme etiche.
L’intelligenza artificiale migliora il processo decisionale, aumenta la precisione, riduce i danni collaterali e si spera possa eliminare del tutto alcuni conflitti.”
Basta così. Dice anche altre cose Palmer. Racconta lo scenario alternativo di una guerra con la Cina dove droni, robot e intelligenza artificiale consentiranno agli Stati Uniti di vincere, di continuare a imperare. D’altronde, è cosa nota, Palmer ha finanziato Trump e la sua campagna elettorale.
Tutto quello che dice lo sta leggendo, grazie agli occhiali a realtà aumentata che sta indossando, lui che non ha nessun problema di vista. Il che da al suo sguardo un qualcosa di inquietante, di malato, perché l’occhio è a fuoco sulla lente dell’occhiale, non sul pubblico, non sulla realtà.
Non so a voi, ma a me ha ricordato lo stralunato e impazzito Dottor Stranamore quando racconta ai vertici militari e politici statunitensi la sua strategia di intervento.
Di certo la guerra non fa bene, anche quando solo la si immagina.
Di certo, d’ora in poi, seguirò le conferenze TED con molta, molta più cautela di quanto non abbia fatto fino a oggi.
Pensavo fossero neutrali. Mi sbagliavo.