Tra le donne celebri del Risorgimento italiano spicca la figura di Virginia Oldoini, nota come la Contessa di Castiglione. Cerchiamo di delinearne la complessa figura.
Nacque a Firenze il 23 marzo 1837; nobildonna italiana, la sua fama derivò dalla sua bellezza e dalla sua attività di agente segreto. Era cugina di Camillo Benso Conte di Cavour, il quale se ne servì a fini politici e di spionaggio per le sue doti di seduttrice. Cresciuta tra Firenze e La Spezia, conosceva varie lingue. A soli diciassette anni sposò, per volere dei genitori, il Conte Francesco Verasis di Castiglione Tinella e di Costigliole d’Asti di undici anni più grande di lei. Non lo amò mai al contrario del marito.
Dopo il matrimonio si trasferirono a Torino, all’epoca reputata la capitale europea dell’etichetta. Massimo D’Azeglio la considerava la più bella donna d’Europa. Il Re Vittorio Emanuele II la incontrò per convincerla a lavorare per il servizio di spionaggio del Piemonte. La sua attività spionistica si svolse tra il Congresso di Parigi del 1856 (al termine della guerra di Crimea) e le trattative dopo la guerra franco-prussiana del 1870. A Parigi la sua prorompente bellezza colpì e turbò Napoleone III ma preoccupò l’Imperatrice Eugenia de Montijo, gelosa di Virginia più che di altre amanti passeggere del marito.
Sebbene il contributo della Oldoini sia ignorato da taluni storici della politica sabauda risorgimentale, lo stesso Cavour ne dette atto in una lettera del 21 febbraio 1856 quando scrisse al Ministro degli Esteri Cibrario: “Vi avverto che ho arruolato nelle file della diplomazia la bellissima contessa di …. invitandola a “coquetter” ed a sedurre, ove d’uopo, l’Imperatore…. Essa ha cominciato discretamente la sua parte al concerto della Tuileries”. L’1 febbraio 1856 alla festa, organizzata da Napoleone III per celebrare la vittoria contro la Russia, la donna si presentò con un sottile abito bianco, modellante le forme, che lasciava ben poco all’immaginazione.
In una lettera ad Urbano Rattazzi, il 22 febbraio 1856, Cavour la definì “la vulva del Risorgimento”, nonché: bella, intelligente e spregiudicata dopo averla vista esercitare le sue armi seduttive con Vittorio Emanuele II.
La Contessa di Castiglione, indotta dal cugino Cavour, sedusse e si assicurò i favori di Napoleone III. Il primo incontro intimo con l’Imperatore, secondo ricostruzioni francesi, ebbe luogo nella seconda metà del 1856. Virginia ebbe numerosi amanti e relazioni con i personaggi più noti dell’epoca. Citiamo Vittorio Emanuele II, che alla fine scelse la “bella Rosin”, Costantino Nigra, Eugenio Principe di Carignano, due famosi Ufficiali di Marina (Emilio Faà di Bruno e Guglielmo Acton). Dal Re Vittorio Emanuele II ricevette doni, vitalizi, assegnazioni di appartamenti. Napoleone III la omaggiò di preziosissimi gioielli ed ingenti somme di denaro.
Il rapporto della Oldoini con l’Imperatore III influenzò fortemente le decisioni dell’Eliseo. Si destreggiò fra intrighi amorosi, maneggi politici, diplomazia ed alcova; con mezzi discutibili e con le sue arti di seduzione esercitò un ruolo importante nel favorire l’unità d’Italia. Pochi giorni prima di morire scrisse. “Io ho fatto l’Italia”.
Virginia fu accusata di cospirazione per un presunto attentato all’Imperatore. Nel pianerottolo del palazzo dove la donna risiedeva, un poliziotto tentò di aggredire, con un coltello avvelenato Napoleone III che si stava recando dall’amante. L’uomo fu ucciso dall’agente segreto che lo accompagnava; impressionato, su insistenza dell’Imperatrice, allontanò Virginia dalla capitale. Sui motivi del gesto vi sono varie ipotesi; mai furono chiariti i contorni od i mandanti. La Contessa di Castiglione sostenne che era un gesto solo plateale ordito dall’Imperatrice per gelosia.
Nel 1857 fece rientro in Italia ma tornò a Parigi nel 1862, a condizione di tenersi lontana dalla Corte. Prima di lasciare la capitale francese ebbe il tempo di contribuire agli accordi di Plombières tra Cavour e l’Imperatore francese, prodromici alla Seconda Guerra di Indipendenza
Intrattenne una corrispondenza con uomini di Stato quali Vittorio Emanuele II, Napoleone III, Cavour, Nigra, Bismarck, Rothschild e altri.
Per nascondere l’avanzare dell’età e delle rughe fece coprire gli specchi con leggeri veli neri, attesa la decadenza che sopravvenne dopo la morte del figlio ventiquattrenne per vaiolo nel 1879.
Morì a Parigi il 28 novembre 1899 per apoplessia cerebrale; è sepolta a Parigi.
Dopo le esequie, francesi ed italiani fecero scomparire i suoi documenti e le lettere per far cadere nell’oblio i suoi rapporti con Napoleone III e le missioni segrete per l’Italia. Le sue disposizioni testamentarie furono tutte disattese. Aveva chiesto di indossare la camicia da notte verde acqua in ricordo della prima notte con Napoleone ma fu venduta all’asta; i gioielli che aveva chiesto di portare nella tomba furono acquisiti da lontani parenti; solo i suoi diari furono custoditi dalla famiglia a La Spezia, dove voleva essere sepolta.