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Home LA STORIA CHE DIMENTICA

LA STORIA CHE DIMENTICA: SCIPIO SIGHELE 

Edoardo De Amicis di Edoardo De Amicis
19/03/2025
in LA STORIA CHE DIMENTICA
LA STORIA CHE DIMENTICA: SCIPIO SIGHELE 
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Neanche gli addetti ai lavori, tranne alcuni, ricordano quest’uomo straordinario, la sua vita da patriota e da studioso, o la sua prolifica produzione scientifico/letteraria nei settori della sociologia, psicologia e criminologia.  

Ebbene, Scipio Sighele (1868-1913), oltre ad essere stato un grande patriota, aspetto che da solo basterebbe ad identificarlo, è stato anche il primo psicologo italiano che ha sdoganato una disciplina medica che ad oggi abbraccia varie branche. 

Di pari passo al suo grande amico e collega Le Bon, autore di “Psicologia delle Folle”, uno studio accurato sull’abilità dell’essere umano di compiere atti, quando è in branco, che da solo sicuramente non compierebbe mai, e contemporaneamente al padre della Criminologia moderna, Cesare Lombroso, Sighele studiò i criminali, le coppie delinquenziali in particolare, e forse oggi parteciperebbe come esperto a tutte le trasmissioni del genere crime. 

Sighele fu però uno dei primi studiosi a focalizzarsi sui meccanismi della folla, della sua natura crudele e dei suoi istinti criminali. Come sociologo, conferenziere e pubblicista, il Professor Scipio si specializzò in psicologia collettiva lavorando anche, come docente, nelle università di Pisa, Roma e Bruxelles. 

Le sue numerose ed eclettiche opere, nel corso della sua comunque breve esistenza (morì poco più che 40enne), sono state tradotte in altre lingue. Pur essendo bresciano di nascita, era figlio di trentini e quindi trentino convinto ed appassionato. Infatti, come militante ed attivista del partito rivoluzionario italiano in Trentino, fu processato per due volte dagli austriaci e venne esiliato nel 1912. 

Costretto a lasciare la sua villa di Nago, amatissima sede di vita e di incontri culturali ed irredentisti, fu talmente colpito dall’accaduto che morì poco dopo. Scipio Sighele, ammiratori e detrattori a parte, fu un grande personaggio, giurista esperto e studioso dai mille interessi, votato alla comprensione del sociale e delle dinamiche comportamentali delle folle, della psicologia delle masse, dei delitti e della violenza collettiva e privata, da cui era quasi ossessionato.  

In maniera lungimirante e moderna, il professore analizzò e descrisse varie tipologie di associazioni criminali, affermando che ogni associazione di due o più persone risente sempre del fenomeno della “suggestione”, elemento psicologico basilare di tutte le comunità, indipendentemente dalla loro entità: dalla coppia, base di qualsiasi unione criminosa, fino alla folla, dove la suggestione permette un rapido e contagioso diffondersi dei peggiori istinti tra gli individui. 

Se la folla, soprattutto quella in tumulto, è dunque il primo e più antico grado dell’associazione umana, elevandolo si giunge, come insieme o associazione di persone, allo Stato: “Lo Stato moderno non è infatti che la folla primitiva e selvaggia che i secoli di storia hanno tramutato in società“. 

Questa la convinzione di Sighele.  

La peculiarità dello studioso fu anche quella di non limitarsi ad analizzare solo il popolo, ma anche le classi elitarie, elaborando così un descrittivo reale e completo della criminalità, giungendo perfino ad esaminare la questione meridionale, la crisi del parlamentarismo, il decentramento amministrativo ed il nazionalismo. 

Da non sottovalutare il preciso periodo storico di transizione in cui visse ed operò Sighele, fresco di Risorgimento ed alle soglie della Grande Guerra, che evitò solo per la sua prematura dipartita. Attenzionare ed analizzare “la folla” era per Sighele fondamentale perchè “mentre tutte le antiche credenze barcollano o dispaiono, e le vecchie colonne della società pare crollino l’una dopo l’altra, la potenza delle masse è la sola … il cui prestigio ingrandisce ogni giorno“. 

Le consuetudini ereditarie degli Stati ormai, per Scipio, sono ben superate: “è la folla che guida il mondo … la folla tiene nelle sue mani incoscienti la sorte perpetua del mondo”. Quindi sviscerare tutti gli aspetti della collettività, “dalla sua più selvaggia criminalità al suo più sublime eroismo”, significa studiare il futuro perché “una caratteristica delle folle è quella di fare la loro apparizione nei momenti di decadenza e di declino delle civiltà…Conoscere la psicologia delle folle … costituisce anche la ultima e suprema risorsa dell’uomo di Stato”. 

Sighele aveva già intuito, in anticipo, l’importanza ed il pericolo dei mass media in ambito sociale, sulle dinamiche delle istituzioni, dei conflitti, delle caste e delle classi sociali. Forse la sua non fu che una anticipazione del caos che, dopo di lui, sarebbe sopravvenuto nel mondo, un caos che comunque pare perduri ancora.

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Edoardo De Amicis

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