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SEPARAZIONE DELLE CARRIERE E TRA MAGISTRATI E GOVERNO

Andrea Bussa di Andrea Bussa
24/02/2025
in SCENARI
SEPARAZIONE DELLE CARRIERE E TRA MAGISTRATI E GOVERNO
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TE LO LEGGO IO

Dopo l’Unità d’ Italia nel lontano 1865, con Regio decreto 6 dicembre 1865 n.2626 le funzioni della magistratura furono affidate ad un corpo di magistrati di carriera nominati dal Governo . Questi vennero dotati di uno status che li rendeva indipendenti; benché questa indipendenza  fosse riservata ai soli magistrati senza funzione di Pubblico Ministero, che erano invece alle “dipendenze” del Ministero della Giustizia.

Sotto il fascismo venne stabilito che la magistratura non dovesse essere espressione politica, ma neppure antiregime . Successivamente nel 1941 con R.D.del 30 gennaio n.12 il testo venne riformato sino alla legge 9.2.1963 n.66 che introdusse tra l’altro finalmente nell’organico, a pieno titolo, anche le donne e poi via via  le successive numerose modifiche, (che volutamente non si vengono a citare) apparentemente migliorative,  sino alla Cartabia.

Con l’entrata in vigore della Costituzione venne ribadita, nel frattempo, l’autonomia dei Pubblici Ministeri che vengono definiti indipendenti. Quindi a ben vedere è sempre esistita anche nell’evoluzione storica una differenziazione  tra Magistrati e Pubblici Ministeri, che però, molto spesso, più che in passato, oggi forse troppe volte vengono accomunati. Sicuramente l’appartenenza ad un unico ufficio,  uno stesso organo:  il CSM, che ne valuta responsabilità, carriera ecc. , la possibilità di scegliere se esercitare l’attività di   Pubblico Ministero o di  Giudice, non facilita una espressione veramente autonoma delle due funzioni . In Francia esistono due CSM uno per la magistratura ed un altro per i Pubblici Ministeri . In Germania la differenza è ancora più netta, idem in Spagna, in Inghilterra i Pubblici ministeri sono addirittura sostanzialmente avvocati, senza poteri investigativi e così in tanti altri Paesi.

In Italia si sono creati in passato ( vedasi tra i tanti Berlusconi ) ed oggi con l’attuale governo, varie situazioni di aperto contrasto, tra Procura della Repubblica e Magistratura da una parte  ed il Governo dall’altra.  Tali contrasti rischiano di  paralizzare il Paese, rendere vane iniziative governative, che giuste o sbagliate che siano  , restano comunque l’espressione di una maggioranza Parlamentare. Si pensi al recente trasferimento in Albania di immigrati illeciti per il rimpatrio . Il Governo , il Paese, con il loro rientro costato, una cifra spropositata , da potersi impiegare in altro modo socialmente utile , è stato deriso in ogni dove.

La Procura e la magistratura devono e dovranno sempre rimanere  organi indipendenti, tuttavia in alcuni casi, forse, secondo qualcuno la magistratura talvolta  non lo è del tutto. Viene in proposito alla mente la celebre frase  di Giovanni Falcone: “La magistratura ha sempre rivendicato la propria indipendenza, lasciandosi in realtà troppo irretire surrettiziamente dalle lusinghe del potere politico”.  (questo potere politico può essere quello della maggioranza, della minoranza o di un sol partito , comunque in ogni caso destabilizzante per qualcuno). Questo dilagante contrasto è nocivo per tutti ed in qualche modo forse andrebbe risolto.

Oltre a ciò, e questo è un altro problema connesso, non esiste più la certezza piena del diritto per nessuno,  l’esito di ogni causa, a detta di alcuni  operatori del settore è diventata una scommessa, dipende da con chi si capita. La Cassazione cambia forse troppo spesso  orientamenti, creando sgomento ed incertezza in chi vuole rivendicare le sue buone ragioni. A volte la Corte di Appello in ambito civile, sempre a detta di qualche operatore, neppure motiva più le Sentenze riferendo che il ragionamento del Giudice di prime cure era convincente e pertanto disattende prove o quant’altro; esistono poi più orientamenti della magistratura a volte derivanti forse, sempre a detta di qualcuno, da diverse ideologie.

Insomma, senza voler ricordare la famosa intervista “Cossiga Palamara”, non si può certo parlare, sempre a detta di molti  di uno dei  periodi più illuminati per la magistratura  dal secondo conflitto mondiale  in poi. Tuttavia secondo il principio “a mali estremi, estremi rimedi”; a detta di qualche giurista, forse  la separazione delle carriere a questo punto probabilmente non nuocerebbe; così come in alcuni casi eclatanti, forse, sempre a detta di qualcuno, non nuocerebbe che l’art. 28 della Costituzione, fosse considerato anche alla luce delle pronunce della Corte di giustizia Europea laddove in luogo “del dolo e della colpa grave” del Magistrato ai fini di una sua responsabilità, venisse preso il requisito meno astringente della “manifesta violazione del diritto”. Infine forse, sempre a detta di alcuni operatori, anche prendere in esame un obbligo assicurativo per l’operato dei magistrati per i gravi denegati casi sopra citati , così come previsto anche nella Sanità Pubblica, creerebbe forse maggiori attenzioni e darebbe maggiori garanzie a tutti, magistrati inclusi.

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Andrea Bussa

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