Avrete forse notato che, negli ultimi tempi, in alcuni siti archeologici e musei di Roma sono state smantellate le biglietterie “fisiche” – così vengono definite – con i relativi operatori di biglietteria. È il caso della Villa dei Quintili sulla via Appia, Palazzo Altemps presso piazza Navona, Palazzo Massimo presso stazione Termini e molti altri.
Se in alcuni luoghi, ad esempio i Musei, la novità non è di grande impatto trattandosi di spazi comunque chiusi e a loro modo accoglienti, lo stesso non può dirsi per le aree archeologiche. A Villa dei Quintili, per esempio, si potevano scambiare quattro piacevoli chiacchiere con l’operatore di turno, perché la tranquillità del posto e l’assenza di barriere del suono (i doppi vetri da ufficio postale, per intenderci) rendevano tutto molto umano e rilassante. Poi, si poteva dare un’occhiata alle più recenti pubblicazioni, adocchiandole dagli espositori presenti nello spazio della biglietteria, appunto, fisica. Il tutto si svolgeva davanti a un ottimo caffè preparato dalla apposita macchinetta automatica. Era una piacevole routine.
A villa dei Quintili, mentre la macchinetta automatica del caffè è rimasta, la cassa, gli operatori, il bookshop e le relative chiacchiere sono stati smantellati. Al loro posto è comparso un “totem”. Si chiama così il marchingegno costituito da uno schermo “touch” rettangolare, sostenuto da un alto supporto, del tutto simile, per forma e funzione, ai tabelloni dai quali, in una nota catena di Fast Food particolarmente diffusa in città, ordinate il vostro panino preferito.
Secondo il nuovo regolamento di accesso ai Musei Nazionali, il visitatore è chiamato ora ad acquistare il biglietto utilizzando il “totem”. Ancor meglio – apprendiamo dal personale preposto all’accoglienza – sarebbe possibile acquistare un biglietto tramite il sito web ufficiale dei “Musei Italiani” oppure tramite la App ufficiale omonima: un sistema digitale integrato con il quale la Direzione Generale dei Musei ha articolato il percorso di vendita e acquisto dei titoli di accesso ai luoghi della cultura gestiti dal Ministero della Cultura.
Il piano è stato ideato per contrastare dilaganti fenomeni di acquisto e rivendita illecita dei titoli di accesso a prezzi maggiorati, come è stato più volte sottolineato. Vittime inconsapevoli sono stati per decenni i turisti di tutto il mondo. Insomma, un ottimo biglietto da visita per il nostro paese. Tuttavia, nonostante le pur necessarie misure, emergono dall’esperienza diretta alcuni aspetti critici.
Se siete visitatori singoli, e pratici di supporti digitali, avrete vita facile. Click, acquistate, click, esibite il QR-Code sul vostro smartphone, e siete dentro. Ma se malauguratamente foste inabili tecnologicamente, se per caso rifiutaste per pur ottime ragioni l’idea di scaricare una App sul telefonino o non aveste voglia di dare il numero della vostra carta prepagata per fare l’acquisto online, siete fuori. Fuori dai Musei. Fuori dal sistema culturale.
Nel caso, poi, in cui foste il rappresentante di un gruppo organizzato che vuole accedere al Museo, la storia si complica ulteriormente. Non tanto per un fatto di amore o odio verso la tecnologica – quello è il meno – si tratta, semmai, di un problema di concezione del pubblico, che si riflette, inevitabilmente, sull’accoglienza.
Mi spiego. La regola vale per ogni Museo e area archeologica a gestione statale, ma prendiamo qui il caso di un Museo molto gettonato, senza fare nomi. Per i gruppi la regola di accesso è stringente: prenotare l’intero “slot” di posti e pagare tutti i biglietti in anticipo. I biglietti saranno nominativi e non c’è possibilità di rimborso, qualora non si possa utilizzarlo nel giorno e nell’orario stabiliti.
Se foste una agenzia turistica con le spalle larghe, prenotereste, anticipereste la somma e fareste entrare i vostri “clienti” senza difficoltà. Ma se siete il presidente di una piccola associazione culturale di quartiere che fa divulgazione attraverso un progetto culturale condiviso con i soci, secondo l’attuale regolamento dovreste sostenere un impegno economico notevole. Risultato? Rinunciate a visitare quel gettonassimo Museo perché le regole non hanno tenuto conto della vostra gestione e dei vostri numeri e di tutte le caratteristiche di un piccolo gruppo di cittadini che non sono i clienti di una grande agenzia turistica. Eppure siete contribuenti attivi della gestione e della vita stessa di quel Museo.
La circostanza è solo apparentemente insignificante. Anzi, è l’espressione di una particolare percezione del pubblico, dei turisti, ridotti a una massa indistinta nella quale non sembra esistere una differenziazione, ad esempio, tra residenti visitatori abituali – eventualmente anche riuniti in un gruppo – e il resto del mondo.
Il regolamento è recente e la speranza è che lo si stia testando per valutarne gli effetti e gli eventuali aspetti critici. È bene pensare positivo e credere che tutto sia, in primis nella mentre dei nostri legislatori, migliorabile per il bene della collettività.