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CULTURA, POLITICA E DEMOCRAZIA: UN MODO DI PENSARE? SECONDA PARTE – LE MINACCE

Roberto Di Nunzio di Roberto Di Nunzio
10/01/2025
in RIFLESSIONI
CULTURA, POLITICA E DEMOCRAZIA: UN MODO DI PENSARE? PRIMA PARTE – LO STATO DELL’ARTE
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TE LO LEGGO IO

Lasciando a chi volesse approfondire il compito di ricercare tutte le definizioni e le caratteristiche della cultura, riprendendo il discorso su di essa possiamo solo suggerire che la frammentazione specialistica delle applicazioni è tendenzialmente infinita, tanto che il termine sembra il più adatto di tutti per essere qualificato dall’aggettivo cui si accompagna.

Infatti, nel comune discorrere come nelle forme più alte della nostra lingua abbiamo un’infinità di forme: cultura universale, nazionale, europea, statale, provinciale, campanilistica, di massa, d’élite, elementare, liceale, ragionieristica, universitaria, alimentare, culinaria, artistica, musicale, sociale, politica, fascista, comunista, liberale, cattolica, giornalistica, manageriale, merceologica, consumistica, religiosa, massonica, ideologica, filosofica, sociologica, psicologica etc. 

Sino a giungere alla neonata “Cultura della Cancellazione” (di quelle precedenti), una nuova forma di ostracismo con tanto di “Damnatio memoriae”. Senza contare i casi in cui la parola dà lustro ad altri sostantivi: Casa della Cultura, Festival della Cultura, Città capitale della Cultura etc.

In questo vastissimo spettro, al di là dello scomparso bon ton, che caratterizza l’attuale disfacimento sia della Borghesia che delle élite politiche ci siamo chiesti: qual è la cultura di riferimento dell’On. Delmastro Delle Vedove e qual è quella di coloro che si sono opposti alle sue esternazioni? Sembrerebbe facile rispondere: il primo, “cattivista”, esprime le idee della Cultura di Destra e gli altri, i “buonisti”, di quella di Sinistra o di Centro.

Parlare di Fascismo, Liberalismo, Socialismo etc. è divenuto complicato anche per definire le componenti delle aree di pensiero ideologico ormai “debole”. Nella “Società fluida”, dopo la caduta del Muro di Berlino, nascono altri termini culturali, rivisitati con intenti ancor più manipolatori verso le sempre più marginali fasce delle nuove “masse”, quali i nuovi populismi, sovranismi, tradizionalismi e conservatorismi. Il plurale è reso obbligatorio dato che ognuno di questi “ismi” riunisce al proprio interno varie visioni, incluse quelle che un tempo sarebbero state indicate come componenti della Destra, della Sinistra e del Centro. 

In queste aree confuse, anche grazie al campo “spirituale” lasciato sempre più libero dalle Religioni europee classiche, Cattolica apostolica e Protestanti, ora più impegnate nel sociale, e Ortodosse, ora addirittura in guerra tra loro, fa capolino un nuovo aggregante di natura “occultista-magista” che sdogana, eccitando le fantasie più oniriche, posizioni ultra individualiste, sovraniste, nazionaliste o decisamente neo naziste, talmente aggrovigliate da poter creare movimenti come il “Nazi-Bolscevismo”, rivisitazione russa del vecchio “Nazi-Maoismo”.

Curioso, come in questa turbinante amalgama, il Fascismo e il Mito di Roma (Non la Seconda o la Terza che sono imitazioni) non riescano a rinascere sopraffatti ideologicamente, anche in Italia, dalle correnti più attrattive, forse perché più oniriche, di derivazione estera. Nazismo o mitologie Nordiche sembrano avere il sopravvento. 

E’ questo lo “spettro” prismatico che si aggira ora, non solo in Europa, al posto del Comunismo. 

Un grimaldello per azioni di influenza perfettamente compatibile con la “Grande marcia”, intrapresa dalle famose GAFAM, meglio GAMAM (Google, Amazon, Meta ex Facebook, Apple e Miscosoft), verso la creazione di un individuo nuovo, sempre meno sociale nella realtà perché sempre più soddisfatto virtualmente dall’interazione tecnologica offerta in un’Infosfera, sempre più “bolla”, capace di socializzarlo oniricamente quanto onanisticamente nel mondo del web ritagliato su e per lui.

Un quadro di confusione e povertà ideologica reso ancora più grave dalla minaccia sempre più incombente di  una “Guerra culturale” o “Psicologica, oppure, come si preferisce chiamarla oggi, “Cognitiva” che vede strane alleanze tra “plutocrazie” e “tecnocrazie” occidentali, anche personali, e Potenze autoritarie orientali tutte riunite sotto la bandiera di una nascente “Internazionale” che in nome della Tradizione (quale e di chi?) sembra avere come unico reale obiettivo la disgregazione dell’Europa, sia essa o no Unione Europea, per accaparrarsene molto materialisticamente, con l’aiuto interno di molti inconsapevoli “utili idioti” e di consapevolissime e prezzolate “quinte colonne”, la ricchezza industriale, commerciale e finanziaria, distruggendone nel contempo il modello di vita basato sulla Democrazie liberale.

Lasciando per ora gli approfondimenti di ogni tema abbozzato sulla Cultura anche ad altri contributi e chiudendo sul “modo di pensare” dovremmo tutti riflettere sulle conseguenze di due comportamenti che, dando alla matematica un senso esoterico, potremmo definire dell’“addizione e moltiplicazione”, quello che unisce, e della “sottrazione e divisione”, quello che separa. 

Un approccio, il primo, che sarebbe accolto anche dalla Tradizione figlia non dei Barbari (Galli, Celti, Slavi o Nibelunghi che siano), ma dei nostri padri Romani che seppero coniugare la Forza e la brutalità della Guerra con la Gestione della Pace, nel rispetto di ogni differenza e diversità, assicurata contemporaneamente dalla Legge e dalla Maestà di sentirsi appartenenti ad un popolo civile. “Civis Romanus sum”.

Quando si vuole includere occorre però essere grandi; il piccolo non può contenere il grande, come insegnarono a San Tommaso d’Aquino la conchiglia e la buca nella sabbia usate dall’angelico fanciullo per vuotare il mare.

Per quello che ci riguarda, ben consapevoli, che il nostro contributo è solo il nostro “modo di pensare”, preferiamo girare l’invito ricevuto augurando a tutti per il 2025 e gli anni a venire, che la Cultura, anche quella politica, possa essere “Il crocevia dei pensieri e delle idee, l’officina in cui si forgia il futuro” degli “uomini di buona volontà”.

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Roberto Di Nunzio

Roberto Di Nunzio

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