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CHI HA DISTRUTTO MONTECASSINO?

Ferdinando Scala di Ferdinando Scala
17/03/2024
in CITTADINI E MINORI
CHI HA DISTRUTTO MONTECASSINO?
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TE LO LEGGO IO

Il bombardamento americano dell’abbazia di Montecassino in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale rimane uno degli eventi più controversi e discussi di quel periodo storico. Questo attacco, avvenuto nel 1944, ha portato alla distruzione di un importante patrimonio artistico e culturale, suscitando critiche e dibattiti sulla necessità e la proporzione delle azioni militari durante il conflitto.

Per comprendere appieno il significato e le implicazioni di tale bombardamento, è essenziale analizzarne il contesto storico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia era divisa tra gli Alleati, che occupavano il sud del Paese, e le forze dell’Asse, che controllavano il nord. L’antica abbazia, situata vicino alla città di Cassino, rappresentava un importante punto strategico per gli Alleati nel loro avanzamento verso Roma.

Fondato nel VI secolo d.C., il monastero era uno dei più antichi d’Occidente. Nel corso dei secoli, divenne un centro di cultura, arte e spiritualità, ospitando una ricca collezione di manoscritti antichi, dipinti, sculture e altri tesori artistici. Il complesso era anche un importante luogo di culto e pellegrinaggio per i fedeli cattolici.

Nel febbraio del 1944, le forze alleate pianificarono un’offensiva contro la Linea Gustav, una linea difensiva tedesca che attraversava l’Italia centrale. L’abbazia di Montecassino si trovava strategicamente posizionata proprio lungo questa linea e rappresentava un ostacolo significativo per l’avanzata alleata. Inoltre, c’era la fondata convinzione che i tedeschi stessero utilizzando il monastero come base per le loro operazioni militari.

Il generale britannico Harold Alexander, comandante supremo delle forze alleate nel teatro del Mediterraneo, e il generale statunitense Mark Clark, comandante della Quinta Armata americana, presero la decisione di bombardare l’abbazia per indebolire le difese nemiche e facilitare l’avanzata alleata.

Il bombardamento iniziò il 15 febbraio 1944 e durò per diversi giorni. Le forze aeree alleate, principalmente statunitensi, sganciarono una massiccia quantità di bombe sulla zona circostante l’abbazia, con l’obiettivo di distruggere le difese tedesche e neutralizzare eventuali postazioni nemiche all’interno dell’edificio. Le esplosioni furono devastanti, riducendo in rovina gran parte del monastero e dei suoi dintorni. Le antiche mura furono gravemente danneggiate o distrutte, mentre molte opere d’arte e manoscritti andarono perduti.

La disarticolazione di quel punto di difesa dello schieramento tedesco ebbe conseguenze anche più vaste. Tra il maggio e il giugno 1944, lo sfondamento della linea Gustav consentì alle truppe alleate di invadere la Valle del Liri, dove le truppe francesi di origine marocchina perpetrarono gli stupri di massa oggi noti come Marocchinate, iconicamente rappresentati nel film La Ciociara, una pagina lungamente nascosta quanto vergognosa della storia di quel periodo.

Il bombardamento di Motnecassino suscitò immediatamente una serie di critiche e controversie. Molti storici, studiosi e cittadini italiani contestarono la decisione di distruggere un simbolo così importante della cultura e della storia italiana, argomentando che l’abbazia fosse un obiettivo militare discutibile e che la sua distruzione causò danni irreparabili al patrimonio artistico e spirituale del Paese.

Alcuni critici argomentarono che l’abbazia avrebbe potuto essere presa con metodi meno distruttivi, come l’assedio o l’attacco terrestre, evitando così la perdita di così tanti tesori storici. Tuttavia, i sostenitori dell’operazione difesero la decisione delle forze alleate, sottolineando la necessità di rompere rapidamente le linee nemiche per accelerare l’avanzata verso Roma e indebolire le forze tedesche.

Qualunque sia l’opinione moderna su quanto accaduto, sia essa di condanna rispetto alla distruzione di un simbolo della cultura occidentale, e del conseguente stupro materiale e morale di una parte della popolazione italiana, rimane incredibile come oggi i media capovolgano la realtà storica dei fatti, oscillando tra l’ignoranza e la manipolazione delle fonti. In un servizio RAI andato in onda per commemorare l’accaduto, il sottopancia parlava di bombardamento tedesco di Montecassino, come se i soldati asserragliati all’interno dell’edificio religioso si fossero bombardati da soli. Un lapsus frutto di disattenzione, ignoranza o scientemente prodotto, nella narrazione tribale dei buoni sempre da una sola parte, e dei cattivi sempre dall’altra.

Che la liberazione dell’Italia dai soldati del mostruoso regime nazista sia stata un bene, nessuno può discutere. Ma una moderna società civile, e soprattutto quanti hanno la capacità di ricordare e trasmettere la Storia, non può permettersi il lusso di ignorare che in guerra non esistono buoni, e che nelle giuste condizioni, o per il raggiungimento degli obiettivi, qualunque esercito si rende protagonista di qualunque cosa. E un servizio pubblico radiotelevisivo, responsabile della creazione di una frazione sempre decrescente della cultura e dell’immaginario collettivo, non può permettersi di manipolare la realtà.

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Ferdinando Scala

Ferdinando Scala

Ex allievo della prestigiosa Scuola Militare Nunziatella, si è laureato con lode in Scienze Biologiche nel 1995 presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi sul recupero post- incendio della vegetazione mediterranea. Nel 1996 ha svolto il tirocinio post lauream presso il CNR-ISPAIM di Ercolano, svolgendo attività di ricerca nel campo delle applicazioni del telerilevamento aereo alla cartografia ambientale. Vincitore di borsa di ricerca dell’Università di Napoli, nel 1997 si è trasferito a Montpellier (Francia), come Research Fellow presso il Centre d’Ecologie Fonctionnelle et Evolutive del CNRS. In questo periodo ha lavorato con la European Community e con l’Agenzia Spaziale Europea sull’uso delle serie multi-temporali di immagini da satellite per il monitoraggio della desertificazione in Mediterraneo (progetti DEMON II ed ENVISAT). Contemporaneamente, ha svolto attività di ricerca su immagini multispettrali da aereo per la determinazione degli stress ambientali di vegetazione e suolo in collaborazione con il Deutsches Zentrum fur Luft- und Raumfahrt di Wessling (progetto DAIS 97). Rientrato in Italia, è stato co-autore dell’Official Position Whitebook dell’Agenzia Italiana per l’Ambiente alle Nazioni Unite in tema di desertificazione. Lasciata la carriera scientifica, dal 1998 al 2009 ha ricoperto posizioni a crescente responsabilità in area Marketing & Sales per le multinazionali farmaceutiche Abbott, Menarini, Takeda, Serono, Bristol-Myers Squibb, sia in campo nazionale, che internazionale. Nel 2009 si è trasferito a Dublino, dove ha ricoperto la posizione di CRM Manager presso Allergan. Rientrato nuovamente in Italia nel 2010, è transitato in consulenza presso il Publicis Groupe, occupandosi di strategia internazionale in area Healthcare, e svolgendo incarichi in USA, Europa, Middle East e Far East. Attualmente è Strategy Director per Healthware International, con focus sul mercato Global. Esperto di Strategia digitale e Digital Health, è giudice dei Web Health Awards dal 2011. Nel decennio 2013-2023 è stato docente di Marketing & Management Farmaceutico presso la Alma Laboris Business School di Roma. Partecipa regolarmente come relatore ad eventi e congressi medici come esperto di comunicazione digitale in area healthcare. Autore di numerose pubblicazioni in Ecologia, Remote Sensing, Medicina, Digital su magazines e riviste peer-reviewed. Appassionato Editor di Wikipedia, ha fornito oltre 23.000 contributi. Storico militare, ha pubblicato sei volumi monografici, focalizzandosi sulla prima metà del Novecento. Giornalista pubblicista, è iscritto all’Ordine Regionale della Campania dal 2022.

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