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Home LA STORIA CHE DIMENTICA

LA STORIA CHE DIMENTICA: DOUGLAS ENGELBART

Edoardo De Amicis di Edoardo De Amicis
05/02/2024
in LA STORIA CHE DIMENTICA
LA STORIA CHE DIMENTICA: DOUGLAS ENGELBART
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Dichiarando a gran voce che la rivoluzione digitale è stata assai più significativa dell’invenzione della stampa e della scrittura, Douglas Engelbart (1925-2013), ingegnere elettronico di Portland, chiarì da subito i suoi rapporti col mondo dell’informatica.

Tranne i nerd più incalliti, non tutti sanno che egli è il padre del mouse (e non solo), ossia del famoso piccolo ed economico dispositivo, da lui inventato nel 1967, necessario ed indispensabile per navigare o lavorare con il PC. Ma l’ingegnere, uno dei geni più importanti e meno noti dell’informatica, è stato anche un pioniere nella progettazione di un sistema informatico interattivo, in base al quale sono stati poi sviluppati il personal computer ed Internet.

Nel 1957 Engelbart, giovane ricercatore dello Stanford Research Institute, si dedicò da subito allo studio della miniaturizzazione dei circuiti integrati. Sinceramente convinto, dopo i disastri della Seconda G.M. e la Guerra Fredda, che il computer costituisse strumento di pace per condividere conoscenze e cultura, Engelbart fu pioniere del concetto di interazione uomo-computer sviluppando, con i suoi collaboratori, l’ipertesto, le reti e l’interfaccia grafica.

Il suo primo prototipo di mouse era formato da due ruotine di metallo inserite in una scatoletta di legno e venne definito nel brevetto “indicatore di posizione XY per un sistema di visualizzazione”. Chiamato inizialmente bug (insetto), si trattava di un congegno più intuitivo e veloce per spostare il puntatore sul display, rispetto ad una qualunque penna ottica o alla tastiera stessa. Il termine mouse scaturì poi dalla sua forma, poiché il cavo sul retro ricordava la coda di un topolino.

Brevettato nel 1967, il minuto roditore del PC venne prodotto e venduto dalla Xerox Star solo nel 1981. Quindi il piccolo dispositivo acquisì larga diffusione a brevetto già scaduto, per cui Engelbart non raccolse mai proventi o royalties dalla sua invenzione. Un unico riconoscimento gli pervenne nel 2000, quando l’allora presidente Clinton gli consegnò la National Medal of Technology.

Quando morì, il suo nome era conosciuto solo dagli appassionati e dai tecnici di settore. Eppure il suo genio fondò, negli anni del 1990, il Bootstrap Institute, proseguito anni dopo con il movimento open source, facendogli vincere nel 1997 il Premio Lemelson-MIT.

Ad Engelbart va anche il merito di aver progettato, negli anni sessanta del novecento, l’allora rivoluzionario e visionario software oN Line System, insieme ai colleghi dell’Augmentation Research Center. Questo sistema era formato da workstation personali collegate a un mainframe SDS-940 per la visualizzazione di testo e grafica, come parte integrante di un progetto che comprendeva la rete ARPAnet per la condivisione delle informazioni.

L’oN Line System fu presentato nel 1968 alla conferenza informatica di San Francisco, con una dimostrazione passata alla storia come The mother of all demos. Engelbart presentò un sistema di computer collegati tra loro in rete (dotati di un programma di scrittura a video e con la possibilità di modificare il testo prima di stamparlo), il primo mouse e un sistema di teleconferenza interattiva, basato ovviamente sul collegamento di più monitor in rete tra loro. In breve, Engelbart presentò tutti gli elementi degli attuali PC: ipertesti, finestre, slides, e poi la moderna grafica, la modalità in videoconferenza, l’uso del mouse e la scrittura a distanza su documento condiviso. E tutto questo, circa sessant’anni or sono.

L’invenzione del mouse, dunque, è solo una delle tante innovazioni di questo geniale ricercatore, che ha inventato modelli ancora oggi utilizzati dalle startup di Silicon Valley. Il sistema di Douglas Engelbart ha precorso l’operato della Xerox, di Steve Jobs e di Bill Gates, i geni informatici che dal 1980 in poi ci hanno fornito il Macintosh e Windows.

Secondo Engelbart, e altri pionieri informatici, la precipua validità dei computer era consentire un disparato utilizzo dei contenuti, come balzare da un elemento all’altro di un libro o di libri differenti. Proprio da questo concetto sessagenario si sarebbe poi sviluppato il moderno Web.

A tal proposito, fu Tim Berners Lee a inventare il World Wide Web e il browser, ma la creazione degli ipertesti o link, ossia dei collegamenti su cui cliccare per saltare da un elemento all’altro, è stata merito di Douglas Engelbart, soltanto uno dei tanti  personaggi di cui, pur avendo influito sulla storia dell’umanità, si è mantenuto uno scarso ricordo, se non addirittura nullo, o di nicchia; persone particolari che non hanno ricevuto i meritati onori, se non raramente e vagamente tardivi, con i conti in banca mai stracolmi, anzi, in alcuni casi, spesso, in rosso.

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Edoardo De Amicis

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