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GUARDATE COSA SUCCEDE AI DISPOSITIVI MEDICI CON SOFTWARE “PROPRIETARIO”…

Vittorio Rapetto di Vittorio Rapetto
11/11/2023
in TECNOLOGIA
GUARDATE COSA SUCCEDE AI DISPOSITIVI MEDICI CON SOFTWARE “PROPRIETARIO”…
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TE LO LEGGO IO

La storia riguarda inizialmente la Gran Bretagna ma potrebbe ripetersi ovunque (e lo ha fatto) e con qualunque tecnologia che sia vincolata a “programmi” confezionati da specifico produttore.

La dipendenza da un produttore che ha potere esclusivo su un software è senza dubbio una questione seria e lo è ancor di più quando c’è in ballo la nostra salute.

L’allarme arriva dalla Free Software Foundation e prende spunto da un episodio specifico che deve indurre a riflettere.

A luglio scorso gli utenti della “app” proprietaria LibreLink, in particolare quelli che vivono nel Regno Unito e utilizzano dispositivi Apple, hanno scoperto che l’applicazione da cui dipendono per monitorare la glicemia non funzionava più dopo che lo sviluppatore Abbott ha inviato un aggiornamento…

Non ci si faccia ingannare dal nome LibreLink che potrebbe far pensare a qualcosa di gratuito o di libero impiego. Si tratta di un software proprietario e quindi chi lo utilizza – oltre a pagarlo – dipende dall’azienda produttrice per il suo mantenimento in efficienza e per il suo utilizzo.

Se fosse mai stato un programma libero, qualsiasi utente avrebbe avuto la libertà di eseguire, copiare, distribuire, studiare, modificare e migliorare lui stesso il software. In assenza di competenze tecniche adeguate, chiunque avrebbe potuto appoggiarsi a una comunità di sviluppatori e utenti per condividere e correggere il software, e la vecchia versione del software sarebbe stata disponibile per annullare l’aggiornamento…

Due mesi dopo, arriva l’aggiornamento di Apple a iOS 17.  gli utenti delle app FreeStyle LibreLink e Libre 2 hanno avuto nuovamente ragione di temere che il software su cui fanno affidamento possa non funzionare dopo aver aggiornato i loro iPhone…

Questa volta sono stati colpiti gli utenti di tutto il mondo. A settembre, Abbott ha avvertito gli utenti Apple: “Come parte della prossima versione di iOS 17, Apple sta introducendo la modalità StandBy e la modalità di accesso assistito… questa versione potrebbe influire sulla tua esperienza con l’app FreeStyle Libre 2, l’app FreeStyle LibreLink o App FreeStyle LibreLinkUp. Ti consigliamo di disattivare gli aggiornamenti automatici del sistema operativo sullo smartphone utilizzando le app menzionate.“

L’avvertimento di Abbott è stato emesso perché la modalità StandBy a volte proibiva le notifiche urgenti come gli allarmi del glucosio e perchè la modalità di accesso assistito influiva sull’attivazione del sensore e sulla modifica delle impostazioni degli allarmi nell’app…

La drammaticità di una simile situazione non ha bisogno di essere rimarcata.

A pensarci bene ci possono essere anche altri rischi connessi all’esclusività di un software da cui dipende la vita di una persona. Cosa succede se l’azienda che ha sviluppato una “app” e provvede alla sua manutenzione decide di abbandonare il servizio o di non fornire più gli aggiornamenti indispensabili per rimediare a malfunzionamenti insorti nel frattempo o per evitare collisioni con il sistema operativo?

A questo proposito c’è il caso emblematico che ha riguardato gli utenti degli impianti oculari prodotti da Second Sight Medical Products. Nel 2020 quella azienda ha deciso di abbandonare la tecnologia di fronte alla prospettiva di fallimento…

Sulla rivista “IEEE Spectrum” ricordo di aver letto di un certo Terry Byland, la cui vista dipende dall’impianto Argus di prima generazione dal 2004, che racconta la sua esperienza tutt’altro che rassicurante: “Finché nulla va storto, sto bene. Ma se qualcosa va storto, beh, sono fregato. Perché non c’è modo di ripararlo.” Altro esempio potrebbe essere quello della signora Barbara Campbell, il cui impianto retinico ha smesso improvvisamente di funzionare mentre era in metropolitana…

La battaglia della Free Software Foundation parte proprio da queste vicende e l’associazione chiede di incoraggiare amici, genitori e nonni a chiedere al proprio medico informazioni sul software presente nei loro dispositivi che pensano di far usare ai pazienti, insistendo sulla necessità di preferire software libero rispetto a quelli proprietari. Una crociata impegnativa, ma necessaria.

 

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Vittorio Rapetto

Vittorio Rapetto

Esperto di innovazione tecnologica e di organizzazione, ha cominciato la sua carriera professionale all’inizio degli anni 80 alla direzione generale del Credito Italiano (oggi Unicredit) occupandosi di EDP Audit e maturando una significativa esperienza in tema di contrasto alle frodi interne ed esterne e di sicurezza bancaria. Transitato – è il caso di dirlo – nel settore “Automotive” con una particolare predilezione per il segmento delle “ruote”, accumulando incarichi di crescente responsabilità nel contesto sia della produzione sia della commercializzazione di pneumatici e cerchi in lega. ICT Manager della divisione italiana del colosso Continental, dopo aver avuto un ruolo significativo nel progetto mondiale “TEMPO” per la migrazione del sistema SAP R/2 alla versione SAP R/3, è passato – in posizione di vertice – ad una controllata del Gruppo per poi cimentarsi in una sequenza di incarichi come Financial & Control Manager di Garage Diffusion SpA, Project Manager di Centro Europeo Ricambi SpA, responsabile dell’area B2B della Società Distribuzione Ricambi ed ora Innovation Manager della CESEO, società di servizi del Gruppo Intergea. Alle competenze tecniche “primarie” si aggiunge una passione per le tematiche della privacy, complice l’aver frequentato il Corso di Perfezionamento per Responsabile del Trattamento dei Dati all’Università Roma Tre. È da anni Senior Consultant di HKAO Human Knowledge as Opportunity, specializzata in consulenza direzionale.

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