Con molta probabilità, lo avete usato anche voi. Magari oggi. Se questo è il caso, la vostra presentazione è una delle 30 milioni che vengono create ogni giorno utilizzando uno degli applicativi più diffusi, nonché vilipesi, al mondo: PowerPoint.
Ne parliamo per rendere omaggio a chi lo ha realizzato: Dennis Robert Austin che il 1° settembre scorso, all’età di 76 anni, è passato a miglior vita nella sua casa di Los Altos, California, USA.
Presentato nel 1987 da Forethought, una piccola azienda di software, PowerPoint è stata l’evoluzione della specie iniziata con i graffiti paleolitici, le incisioni in pietra, le lavagne, più o meno luminose.
O meglio, è stata una vera e propria rivoluzione, più o meno analoga, come effetti, all’invenzione della macchina per la stampa a caratteri mobili.
L’attività ad alta intensità di manodopera, riservata a pochi e a poche botteghe altamente qualificate, di preparazione di artefatti visivi di presentazione dati (basti pensare a Michelangelo e agli affreschi della Cappella Sistina), diventa alla portata di tutti. Chiunque, con un computer, può selezionare, cliccare, spostare, modificare, riorganizzare l’informazione brandendo un mouse.
Due furono i geni della lampada dietro alla sua creazione, entrambi fuoriusciti dalla Apple: Robert Gaskins, che ebbe l’idea e Dennis Austin, l’ingegnere informatico che la realizzò. Il risultato fu un programma facile da usare grazie alla “interfaccia di manipolazione diretta” che permetteva, usando le parole di Austin stesso “che ciò su cui si sta lavorando ha esattamente l’aspetto che avrà a prodotto finito”.
In origine il programma, battezzato Presenter, era stato concepito per funzionare sulle macchine della Apple. All’epoca i Macintosh erano le sole ad avere un’interfaccia grafica.
Le funzionalità di Presenter permettevano agli utenti di incorporare nelle loro presentazioni grafici, immagini, diversi tipi di stili di caratteri. Inoltre si potevano usare sfondi e bordature grafiche per omogeneizzare l’elaborato, senza dimenticare i preziosi e spesso dimenticati numeri di pagina.
L’obiettivo, scrisse Austin, era “creare presentazioni, non semplici lucidi”.
Un paio di mesi dopo il debutto del programma, nel luglio 1987, Microsoft acquistò Forethought per 14 milioni di dollari. Fu la sua prima importante acquisizione e di grande successo. Nel 1993, le vendite di PowerPoint generavano più di 100 milioni di dollari. Nel 2003 Microsoft, dopo averne cambiato il nome in Office PowerPoint, integrò il programma nella sua suite di programmi Office, che comprendeva anche Word ed Excel.
Oggi PowerPoint domina il mercato, ma ha anche generato molte critiche, lazzi e frizzi. Viene accusato da dirigenti aziendali, docenti e professori, generali e alti ranghi militari di aver fatto diventare le presentazioni un pantano mentale di interminabili sequenze di slides.
“Odio il modo con cui le persone presentano slides invece di pensare” disse Steve Jobs a Walter Isaacson che lo intervistava per scriverne la biografia (“Steve Jobs”, October 24, 2011 di Walter Isaacson) e aggiunse “Le persone affrontano un problema preparando una presentazione. Io voglio che si impegnino, analizzando il problema seduti intorno a un tavolo, piuttosto di presentare delle slides. Le persone che sanno di cosa stanno parlando non hanno bisogno di PowerPoint”. Di fatto mise il programma al bando.
Stessa cosa ha fatto Jeff Bezos, il fondatore e proprietario di Amazon, dove PowerPoint venne dichiarato fuorilegge.
“Probabilmente è la cosa più furba che abbiamo mai fatto” raccontò al Bush Center’s Forum on Leadership, nel 2018. (https://www.cnbc.com/2019/10/14/jeff-bezos-this-is-the-smartest-thing-we-ever-did-at-amazon.html). Invece di preparare slides, ai dirigenti aziendali venne chiesto di redigere un testo scritto, una narrazione da condividere prima dell’incontro.
Secondo il Generale Jim Mattis, segretario della difesa durante la presidenza Trump, “PowerPoint ci rende stupidi“.
“È pericoloso perché crea l’illusione di avere capito e di essere in controllo, ha dichiarato lo Army Lt. Gen. H.R. McMaster, “Ci sono al mondo dei problemi che non possono essere ridotti a elenchi puntati”.
Da citare anche le conclusioni della commissione NASA che ha investigato la disintegrazione dello space shuttle Columbia nel 2003, dove viene affermato che una slide PowerPoint dove erano stati usati termini “imprecisi” e “vagamente quantitativi” aveva oscurato aspetti di sicurezza che mettevano a rischio la sopravvivenza del veicolo.
Viene inoltre detto: “La Commissione considera l’uso endemico di PowerPoint al posto dei rapporti tecnici come tipico esempio dei problemi di comunicazione tecnica presenti in NASA“.
Austin e Gaskins, nel prendere atto delle critiche, hanno sempre sottolineato che non erano rivolte al software in quanto tale, ma ai modi con cui esso viene utilizzato per preparare presentazioni deboli, povere e di fatto inutili. “È proprio come con la stampa”, dichiarò Austin al Wall Street Journal nel 2007, “che ha permesso di stampare spazzatura di ogni tipo.
Come la stampa PowerPoint è altamente partecipativo e democratico. Lo usano i ragazzi a scuola, lo usano i rabbini e i parroci, perfino i politici.
Però permette anche di comporre dichiarazioni di matrimonio, richieste di aumento di paghetta da parte di adolescenti manageriali, storie di famiglia per compleanni importanti, sequenze di immagini che si spera siano umoristiche per raccontare il passato degli sposi.
Ci si può fare di tutto se si è provveduto ad accendere, oltre al computer, anche il cervello.
Il che non capita sempre.
Comunque, senza di lei non staremmo qui a parlarne.
Grazie Mr. Dennis Robert Austin.
R.I.P., Rest in Peace.