Se non fosse che il cambiamento è avvenuto il 4 aprile lo si sarebbe potuto prendere come classico pesce d’aprile. Se andate sul sito web, non c’è più. Il conosciuto uccellino azzurro di Twitter si è metamorfosato in un cagnolone dallo sguardo profondo.
Uno Shiba Inu, per essere precisi. Come mai?
Interessante notare che si tratta dell’icona che caratterizza una delle dieci criptomonete dalla capitalizzazione, secondo l’autorevole rivista economica Forbes, più elevata: il “Dogecoin”. Per gli amici DOGE. Nulla a che fare con la Serenissima Repubblica di Venezia. Più corretto leggerlo DOGe.
Infatti, Dogecoin si può leggere in inglese come Dog e-coin ovvero valuta elettronica cane. Il termine cane si attribuisce, grazie alla matrice portafoglio prodotti, proposta nel 1970 della BCG, Boston Consulting Group, alle attività che fanno perdere soldi, destinate alla chiusura.
Inventata per scherzo nel dicembre 2013, da un informatico dell’Ibm e da uno della Oracle, per prendere il giro il gran parlare che si faceva all’epoca di criptovalute, è riuscita, nel suo primo mese di esistenza, a divertire e attrarre al sito Dogecoin.com più di un milione di visitatori.
La comunità di utenti ha poi continuato a crescere e con essa il valore del DOGe. Il 5 maggio 2021 ha registrato una capitalizzazione di mercato superiore agli 85 miliardi di dollari. Uno scherzo molto ben riuscito.
Per completare l’informazione, ricordando l’elevata volatilità delle criptovalute, nel luglio 2022 la capitalizzazione era scesa a 9 miliardi di dollari. Sempre una bella cifra.
Ovviamente nel giubilare l’uccello per trasformarlo in cane c’è la zampa (perdonatemi, non ho resistito) del brillante Elon Musk. Sua la decisione di cambiare l’icona.
Una domanda sorge spontanea: perché? Cosa c’è dietro?
La prima conseguenza, immediata, è stata quella di fare crescere il valore del DOGe del 30 percento.
I maligni dicono che le cause legali che sono state intentate a Elon Musk, a partire dal giugno 2022, spiegano molte cose.
I suoi accusatori, investitori cha hanno acquistato e venduto Dogecoin nel periodo 2019-2021, dicono che in questi due anni Musk ha manipolato la criptovaluta, gonfiandone ad arte il valore.
Lui ha fatto molti soldi. Loro hanno perso molto denaro.
Chiedono 258 miliardi di dollari di indennizzi (237 miliardi di euro).
Ovviamente gli avvocati di Musk sostengono che la richiesta non sta in piedi. Hanno dichiarato: “Non c’è nulla di illegale a twittare messaggi di sostegno a una moneta virtuale perfettamente legale, la cui valorizzazione è comunque di circa 10 miliardi di dollari (9 miliardi di euro)”.
Il punto è che il Dogecoin ha visto esplodere il suo valore nel 2021. Grazie a Elon Musk? Di certo, dopo avere parlato con i suoi dipendenti, ha twittato: “Molti degli addetti alla produzione della Tesla o che assemblano i razzi in Space-X posseggono dei DOGe. Non sono esperti finanziari o tecnologi della Silicon Valley. Per questo ho deciso di dare supporto a DOGe, perché è la criptovaluta del popolo”.
Per aumentare il carico, ha poi aggiunto di avere un progetto per spedirla sulla Luna.
Il valore del Dogecoin è cresciuto fino alla Luna.
Pochi mesi dopo però, nel maggio 2021, nel corso della molto seguita trasmissione televisiva di seconda serata “Saturday Night Live”, il sempre brillante Elon Musk se n’è uscito dicendo che il Dogecoin è una truffa ben organizzata.
Non contento, ha continuato a parlarne, ovviamente influenzandone il valore. Magari smentendosi.
Nel gennaio 2022, nella sua qualità di amministratore delegato, dichiara che la Tesla accetterà pagamenti in Dogecoin.
Dall’ottobre dello stesso anno, dopo avere acquistato Twitter, a dire il vero dopo essere stato costretto a perfezionare l’acquisto di Twitter, Musk a varie riprese ha parlato della possibilità di autorizzare i pagamenti in Dogecoin, per l’appunto su Twitter.
Quanto parla questo Musk…
La sua ultima mossa è stata di fare volare via un innocuo uccellino azzurro per sostituirlo con un cagnetto giallo, dallo sguardo inquietante e dai canini sporgenti.
Grande cacciatore di volpi e di cinghiali.
Chi vuole intendere, intenda.
P.S.
Grazie alla redazione di “Le Monde” per avere “ispirato” questo commento.