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RANSOMWARE, OVVIA INDEDUCIBILITA’ FISCALE E CATTIVA INFORMAZIONE

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
17/02/2023
in EDITORIALI
RANSOMWARE, OVVIA INDEDUCIBILITA’ FISCALE E CATTIVA INFORMAZIONE
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TE LO LEGGO IO

A chi viene folgorato dalla indebita cifratura di archivi e documenti elettronici, non bastano i guai tecnologici? Perché illudere imprenditori e manager lasciando credere che le somme versate per il riscatto possano essere “ammortizzate” inserendole negli oneri deducibili sul fronte tributario?

I titoli dei mezzi di informazione sono fondamentali e, avendo avuto l’opportunità di collaborare due anni con le pagine culturali de Il Manifesto, so quanto sia importante colpire il potenziale lettore. Mentre i giornalisti di via Tomacelli sono, Maradona dell’apertura, degli artisti insuperabili e le loro prime pagine meritano di essere collezionate, meno magistrali sono gli artigiani del cosiddetto “clickbait” che pur di richiamare l’attenzione del pubblico confezionano occhielli, titoli e catenacci irresistibili per chi non conosce la fonte della notizia.

E’ il caso del “Ransomware e deducibilità dei costi del riscatto: le indicazioni di Agenzia delle Entrate” apparso sul sito Cybersecurity360 nella giornata di ieri e subito diventato virale tra la folta schiera di chi – poco prudente e ancor meno preparato – è stato protagonista di certi infausti incidenti.

Dinanzi ad un simile annuncio qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo al solo pensiero di potersi “scaricare” i costi di un simile esborso, doloroso per l’importo e faticoso per le modalità di pagamento in bitcoin.

L’articolo parla di “deducibilità dei costi del riscatto” e questo subito riempie il cuore di gioia dell’incauto lettore.

Perché non fidarsi? Chi scrive è specializzata in cybersecurity e data protection e “Associate” – espressione probabilmente viterbese dove la “e” è finale di qualunque lemma del dizionario – in un notissimo studio legale della Capitale, cui certo non sembra fare positiva pubblicità. L’autrice sarebbe autorevole ma a dispetto delle citate “indicazioni di Agenzia delle Entrate”, non riporta il documento originale.

Chi non arriva – come nei “gialli” – all’ultima riga non scopre l’assassino ed è legittimamente portato a pensare che i tecnici dell’Agenzia (esperti loro malgrado di inconvenienti informatici, visto il ripetersi di disavventure hi-tech dell’Anagrafe Tributaria) abbiano deciso di incentivare il pagamento del riscatto ai criminali che cifrano i dati e – pur al verificarsi di precise condizioni – di non escludere la deducibilità di certi costi…

Purtroppo l’articolo si guarda bene dal riportare il testo di quella che in gergo si chiama “risposta ad interpello”, ovvero chiarimento ufficiale da parte del fisco a fronte di una specifica sollecitazione del contribuente.

C’è chi – magari meno “specializzato” dell’autrice – ha semplicemente il vizio di volersi sincerare dell’attendibilità di una buona notizia, ritiene fondamentale procurarsi quel che ha effettivamente scritto l’Agenzia delle Entrate nella “Risposta n° 149 del 2023” e arriva a scoprire (“per vedere di nascosto l’effetto che fa” cantava Enzo Jannacci) l’indeducibilità dei costi in questione come peraltro riporta già nell’oggetto la nota stessa.

Se il quesito fiscale trova dettagliata spiegazione in quel documento (che merita di essere letto), viene spontaneo porsi qualche domanda in ordine alla legittimità del pagamento del riscatto.

Non volendo annoiare con tediose dissertazioni, credo sia doveroso ricordare che il pagamento di un riscatto effettuato a vantaggio e nell’interesse dell’azienda  (come Alfa S.p.A., che ha formulato l’interpello all’Agenzia delle Entrate e che risulta essere società quotata sul Mercato telematico azionario della Borsa di Milano) impone di dare un’occhiata alle prescrizioni del decreto legislativo 231/2001 “Responsabilità amministrativa delle società e degli enti”.

Varrebbe la pena considerare l’articolo 25-ter di quella norma perché l’aver costituito una provvista finanziaria per il pagamento potrebbe configurare i reati di false comunicazioni sociali, ostacolo all’esercizio dell’autorità di vigilanza, impedito controllo…

Si ha poi l’impressione (credo condivisa dai più) che il pagamento di un riscatto evidenzia una violazione di valori, principi ed ideali di comportamento dichiarati dal Codice etico, il quale rappresenta una promessa al pubblico come indicato nell’articolo 1989 del codice civile.

Una simile condotta potrebbe essere considerata anche presupposto del reato di finanziamento della criminalità organizzata, ma fermiamoci qui. Accontentiamoci di sapere che Alfa SpA e chi altro ha dato denaro agli estorsori digitali non potrà avere sconti dal fisco.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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