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L’INCONTENIBILE VOGLIA DI UN SERVIZIO SEGRETO CYBER

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
01/01/2021
in EDITORIALI
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Negli storici programmi radiotelevisivi d’oltreoceano come “Queen for a day” veniva data la possibilità di comandare e disporre illimitatamente quasi le vincitrici fossero davvero “regina per un giorno”.

Le “primedonne” nostrane, quelle della politica, sono ossessionate dall’irrefrenabile desiderio di istituire e governare un Servizio Segreto che abbia poteri indefiniti sulla più delicata sfera del nostro vivere quotidiano: il sapere tutto di tutti, il conseguente controllare costantemente l’ “aria che tira”, l’aver modo di classificare chi-cosa-come, l’influire con il “io-so-che-tu-sai-che-io-so”.

Le informazioni personali – da tempo oggetto di cannibalizzazione da parte delle generose aziende che erogano “gratuitamente” servizi, piattaforme e social – sono il petrolio del futuro (ma anche degli anni appena trascorsi) e al tempo stesso il siero per sedare o uccidere chi disturba o intralcia i propositi di chi teme lo scippo del timone cui è aggrappato.

Viscerale interesse alla cybersecurity? Forse no. Se così fosse, probabilmente la materia non sarebbe finita in pasto a mille gruppi di lavoro e task force ufficiali e non. Qualcuno si sarebbe reso conto che – trattandosi di guerra – era inderogabile la creazione di un “Cyber Command” sul modello statunitense e soprattutto un rigoroso piano di formazione specialistica per i “soldati” destinati ad essere impiegati sul fronte digitale. Studiare e approfondire, però, non sembrano avere alcuna priorità rispetto le urgenze di farsi appioppare materiali e strumenti da questo o quel fornitore o di farsi consigliare da una rinomata realtà internazionale di consulenza anche se di queste cose ne ha solo sentito parlare.

La genesi di una Agenzia, di un Servizio o di qualunque altra kafkiana entità è sempre stato in vetta ai pensieri del governante di turno.

Il primo a manifestare spasmodiche velleità in quest’ambito non è stato Conte, ma Matteo Renzi. Chi bazzica quei contesti non solo per passatempo ricorda nitidamente lo sforzo titanico del leader toscano che a più riprese ha cercato di piazzare il suo amico Marco Carrai, indiscusso imprenditore ma difficilmente identificabile come radicato esperto di “cyberwar” e di relativi argomenti a contorno.

Ora ci riprova con eguale insistenza Giuseppe Conte, prima con l’Istituto Italiano di Cybersecurity e ora con l’Agenzia. Cambiano i nomi, Vecchione o chi per lui al posto cui ambiva il tandem Renzi/Carrai, ma la sostanza rimane la stessa.

La chiave di volta è la visione feudale dell’intero scenario.

L’obiettivo è piazzare una persona di fiducia ma soprattutto destinata ad essere riconoscente. Se un problema resta, poco importa e la pletora di task force che non hanno centrato il risultato ne è l’inequivocabile comprova. Tutti i “prescelti”, però, potranno menzionare nel loro curriculum l’aver (non) fatto qualcosa, nessuno ricorderà che la palla non è finita in rete e al prossimo “giro” avranno un titolo da vantare…

La cosa che più colpisce il quisque de populo è lo stanziamento miliardario, ma l’uomo della strada non percepisce quel che sta per accadere.

Rimane granitica la fragilità del sistema nervoso virtuale del nostro Paese che i soldi (di cui è noto il non comprare la felicità, ma la possibilità di contribuirvi…) non riusciranno ad irrobustire in assenza di un vero, sottolineo “un vero”, progetto globale in grado di bonificare l’acquitrino in cui l’Italia staziona da tempo.

L’Agenzia, la Fondazione o quel che sarà, avrà capacità di influenzare le strategie e le scelte in materia di protezione cibernetica. Sarà quella struttura a dire chi può fornire e chi può consigliare, indirizzando in maniera vincolante massicci investimenti pubblici e privati che improvvisamente si profileranno urgenti e inderogabili.

L’emanazione di “leggi speciali” (cui stiamo facendo, poco alla volta, l’abitudine grazie al processo di mitridatizzazione dei DPCM) ucciderà quel poco di democrazia che ci è rimasto, calpesterà per “superiori interessi” la riservatezza dei dati personali, incentiverà la clonazione delle dinamiche di profilazione commerciale per soddisfare le esigenze di “controllo della situazione”, attribuirà “super poteri” e proporzionali immunità ai funzionari (magari scelti su base fiduciaria) che lavoreranno nel potenziale nuovo Servizio Segreto.

Mentre Conte e Renzi litigano, nessuno si accorge che il duello è incentrato sul medesimo traguardo e che a farne le spese potrebbe essere la già moribonda libertà dei cittadini.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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