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HUAWEI SUL BANCO DEGLI IMPUTATI. STAVOLTA SUL SERIO

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
14/02/2020
in EDITORIALI
HUAWEI SUL BANCO DEGLI IMPUTATI. STAVOLTA SUL SERIO
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Tanto tuonò che piovve. Non ci riferiamo alla storica frase attribuita a Socrate e da lui presumibilmente utilizzata per darsi un contegno quando – dialogando con un suo discepolo nel cortile di casa – la moglie manifestò un imprecisato disappunto prima inveendo contro il filosofo e poi riversandogli in capo una brocca d’acqua dalla finestra del piano superiore. Parliamo di qualcosa di fin troppo contemporaneo.

Huawei e alcune sue consociate sono state accusate di associazione per delinquere, per aver violato il Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act (RICO) con le loro forniture a Paesi sotto embargo (nella fattispecie Corea del Nord e Iran).
Dopo tante chiacchiere di chi avrebbe dovuto preventivamente intervenire e soprattutto dopo tante minacce e negazioni di ogni evidenza da parte dei protagonisti di questa turpe vicenda, la Corte di Giustizia del distretto orientale di New York ha presentato formalmente le accuse in capo a Huawei Device Co. Ltd., Huawei Device USA Inc., Futurewei Technologies Inc. e Skycom Tech Co. Ltd., nonché al direttore finanziario (il Chief Financial Officer  o CFO) di Huawei Wanzhou Meng (nota alla cronaca per il suo arresto in Canada certamente non passato inosservato).

I ben sedici pesantissimi capi di imputazione sono stati annunciati da Brian A. Benczkowski (Vice Procuratore Generale della Divisione Criminale del Dipartimento di Giustizia), John C. Demers (Vice Procuratore Generale della Divisione di Sicurezza Nazionale del medesimo dicastero), Richard P. Donoghue (“prosecutor” degli Stati Uniti d’America per il distretto competente territorialmente alle indagini) e Christopher A. Wray (direttore dell’FBI).
Tra le accuse del “Superseding Indictment” (che chi vuole leggerne le 56 pagine è accontentato con il link qui a disposizione) c’è persino quella della cospirazione mirata a sottrarre segreti industriali e commerciali della sofisticata tecnologia dei fornitori statunitensi utilizzando frodi e inganni di vario genere.

Huawei avrebbe dato luogo alla appropriazione indebita di “codici sorgenti” e manuali utente per router Internet, e di tecnologie delle antenne trasmissive e delle apparecchiature per l’esecuzione automatizzata di test funzionali.

Fa una certa impressione leggere la parola “racket” quando si parla dell’accordo tra Huawei, Huawei USA e Futurewei per reinvestire i proventi nel business mondiale dell’azienda capogruppo in giro per il mondo. Come avrebbero agito? Semplice: stipulando accordi di riservatezza con i titolari della proprietà intellettuale e quindi violando i termini a tutela delle opere dell’ingegno per finalità commerciali. La “cricca” non avrebbe esitato a reclutare dipendenti di altre aziende e a indurli a portar via i segreti dell’attuale o precedente datore di lavoro. Avrebbe persino coscritto professori universitari e specialisti top in servizio presso centri di ricerca pur di ottenere qualunque elemento di conoscenza idoneo a sviluppare tecnologie competitive e a falcidiare gli sforzi innovativi della concorrenza americana.

In ossequio allo spot promozionale che dalle nostre parti recita “Ti piace vincere facile”, Huawei ha così avuto modo di ridurre drasticamente i costi di ricerca e sviluppo e di annullare ogni potenziale eventuale ritardo rispetto le aziende concorrenti, ottenendo un vantaggio competitivo significativo e ingiusto. Per avere idea delle strategie di Huawei in proposito, va detto che sarebbe persino emerso un piano di remunerazione straordinaria con bonus particolarmente incentivanti per premiare i dipendenti che ottenevano informazioni confidenziali dai “competitors”.

Non è mica finita. A queste condotte si aggiungono tutte le bugie raccontate dai funzionari del colosso cinese agli agenti dell’FBI e ai rappresentanti del Comitato permanente sull’intelligence della Camera degli Stati Uniti, nonché i comportamenti ostruttivi per sbriciolare il rischio di contenzioso e per ostacolare le indagini penali. La malafede – secondo gli investigatori – si riconosce nitidamente scorrendo la documentazione interna di Huawei dove, per ordini e spedizioni, non si faceva mai riferimento a Iran e Corea del Nord, ma si preferiva utilizzare rispettivamente i codici “A2” e “A9”.

Mi piacerebbe che una manciata di nostri politici o qualche 007 tricolore si prendessero la briga di leggere le carte che – a vantaggio dei più pigri – abbiamo “linkato” (termine orribile, ma così fan tutti…) a questo editoriale.
Potrebbe essere l’occasione per affrontare la questione della indiscutibile (intesa soltanto nel non volerne discutere…) fragilità del sistema nervoso delle telecomunicazioni nazionali i cui gangli sono costituiti in larga parte da apparecchiature di produzione cinese.

Per un attimo qualcuno metta da parte Coronavirus e altre faccende prioritarie su cui non ha alcuna competenza o potere taumaturgico per trovarne soluzione. Ognuno faccia il suo, senza trovare giustificazioni in altre emergenze solo per non fare il proprio lavoro o per rinviare decisioni e prese di posizione certamente non facili da assumere. Magari ci si accorge di essere pagati per fare proprio quelle cose.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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