Umberto Rapetto nel suo editoriale del 05/09/2025 scriveva che Papa Leone XIV non è Papa Francesco e lo dimostrava da come aveva accolto ufficialmente in “pompa magna” il Presidente d’Israele Herzog.
Dopo l’elezione del nuovo Papa, anche se notavo la differenza con il suo predecessore, ho sempre sperato e lo spero ancora, che almeno in parte la rivoluzione apportata alla nostra Chiesa cattolica da Francesco (primo Papa Gesuita) restasse nelle gestioni successive indelebilmente. Certo l’accoglienza fatta al presidente israeliano con il riferimento nel comunicato ufficiale alla situazione attuale del Medioriente e al come viene gestita da Israele la guerra al terrorismo non è così, almeno ufficialmente.
Il comunicato della Santa Sede, emesso separatamente dal quello del Presidente di Israele, molto diplomaticamente recita: “Nel corso dei cordiali colloqui con il Santo Padre e in Segreteria di Stato, è stata affrontata la situazione politica e sociale del Medio Oriente, dove persistono numerosi conflitti, con particolare attenzione alla tragica situazione a Gaza. Si è auspicata una pronta ripresa dei negoziati affinché, con disponibilità e decisioni coraggiose, nonché con il sostegno della comunità internazionale, si possa ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi, raggiungere con urgenza un cessate-il-fuoco permanente, facilitare l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari nelle zone più colpite e garantire il pieno rispetto del diritto umanitario, come pure le legittime aspirazioni dei due popoli. Si è parlato di come garantire un futuro al popolo palestinese e della pace e stabilità della Regione, ribadendo da parte della Santa Sede la soluzione dei due Stati, come unica via d’uscita dalla guerra in corso. Non è mancato un riferimento a quanto accade in Cisgiordania e all’importante questione della Città di Gerusalemme.”
Molto probabilmente non è quello che molti del popolo cattolico si aspettavano. Nessun riferimento all’attuale sistema nel gestire la guerra del governo Netanyahu, nel combattere i terroristi di Hamas caratterizzato da sistemi poco consoni ad un Paese democratico. Credo che a “quattrocchi” il Santo Padre glielo avrà detto ma nei comunicati ufficiali ciò non risulta e questo, devo riconoscere con Rapetto, non è stato molto ben digerito da una parte dei cattolici.
Voglio ribadire ciò che penso io, ma non sono certamente il solo, su come stia reagendo Israele all’attacco terroristico di Hamas del 2023. Per me, la cosa principale è che uno Stato non può fare la guerra ai terroristi, agendo come loro, in assenza totale della legalità. La legge dello Stato (specialmente se democratico) deve governare anche le guerre. Poi, quello che è ancora più grave è che Israele per ammazzare un terrorista (peraltro non dichiarato tale da nessun tribunale) debba ammazzare 10, 100 innocenti, anche bambini. Questi semplici concetti ormai dovrebbero essere acquisiti da tutti gli Stati democratici e qualsiasi deroga dovrebbe essere denunciata da tutti, stampa compresa. Il fatto che ciò in questo caso non avvenga, ritengo non grave ma gravissimo. Aggiungendo che ora sono più orgoglioso che mai di come i nostri governi abbiano gestito la guerra fatta al terrorismo nostrano (sia nero che rosso), non ammazzandoli indiscriminatamente, quando li abbiamo presi, ma processati e condannati come prevede la legge e, scontata la pena, liberati.
Papa Francesco era amato e stimato più all’esterno che all’interno del Vaticano però quando c’era qualcuno che non gradiva per motivi per lui considerati seri non si sforzavs a riceverlo o lo riceveva di sfuggita, magari mandava avanti Parolin (come nel caso di Vance, il vicepresidente degli Stati Uniti): ecco perché Rapetto ha scritto che Papa Leone XIV “non è Francesco”, evidenziando come si sarebbe comportato il precedente Papa nel gestire la visita di Herzog.
Nelle ore in cui l’esercito israeliano ha dato il via all’occupazione armata di Gaza, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, ha risposto a Netanyahu, a Israele e a chi vorrebbe colonizzare anche l’ultima striscia di terra palestinese che non lascerà il Paese. Allo stesso modo farà il patriarca ortodosso Teofilo. Inoltre Pizzaballa ha fatto sapere che la comunità cattolica a Gaza City rimarrà dov’è e continuerà a prendersi cura di tutti coloro che hanno bisogno di assistenza. “Vogliono fare a Gaza City quello che è stato fatto a sud della Striscia: raderla al suolo”. Se abbiamo mai pensato di andarcene? No, mai! Anche perché la gente non saprebbe dove andare.
La conseguenza della politica feroce di Netanyahu, che sembra perseguire solo i desiderata della parte più estremista del suo Governo, ci sembra possa solo portare a un’unica drammatica conseguenza, come dimostra il recentissimo attentato sanguinario a Gerusalemme Nord, quella del terrorismo sempre più forte e disperato, dell’odio raziale e della rinascita dell’antisemitismo nel mondo.