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CYBERSECURITY… IN ITALIA?

Andrea Aparo von Flüe di Andrea Aparo von Flüe
18/08/2025
in TECNOLOGIA
CYBERSECURITY… IN ITALIA?
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TE LO LEGGO IO

Cosa buona e giusta avere statistiche ufficiali e corposi periodici rapporti che analizzano e valutano il funzionamento di agenzie e sistemi. Prendiamo il sistema sanitario nazionale. Ogni anno sappiamo tutto. Quanti sono stati i ricoveri, i giorni di degenza, le patologie riscontrate, i decessi, i costi per singolo paziente e soprattutto il numero, la percentuale dei pazienti prontamente e correttamente diagnosticati, trattati e guariti.

Consideriamo ora l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN). Il suo ultimo rapporto segnala numero, precisione, sofisticazione degli attacchi informatici e il loro significativo aumento. Nel primo semestre del 2025 sono stati registrati 1.549 eventi informatici, con un incremento del 53 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024. Gli incidenti gravi, quelli con impatto confermato, sono quasi raddoppiati, arrivando a 346 (+98 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2024. Dati confermati dal Rapporto Clusit, Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica. Concordano nell’affermare che la situazione diventa sempre più preoccupante. L’Italia è sotto attacco.

C’è però una differenza significativa fra i dati relativi al sistema sanitario e quelli che raccontano l’universo cyber. Mentre possiamo sapere quanti sono i pazienti guariti da un anno all’altro, ovvio indicatore di efficacia ed efficienza, non esistono dati ufficiali e sistematici sul numero preciso di attacchi informatici respinti.

Di agenzie che si occupano di sicurezza informatica in Italia ne abbiamo in abbondanza. Entità come il già citato Clusit, o il Cert-agID che sta per Computer Emergency Response Team-AGID, interessante esempio di Nested Acronym, ovvero acronimo che contiene altro acronimo, visto che AGID sta per Agenzia per l’Italia Digitale, raccolgono dati sugli attacchi subiti, ma non offrono un quadro completo degli attacchi respinti.

In Italia non abbiano una visione d’insieme degli attacchi e dei tentativi di attacco, inclusi quelli respinti, per una serie di motivi.

In primo luogo manca un sistema centralizzato di raccolta e monitoraggio degli incidenti di cybersecurity. Non esiste un’unica autorità che raccolga e aggreghi tutti i dati relativi alla cybersecurity.

Poi non esiste obbligo per aziende e organizzazioni di segnalare gli attacchi subiti, o respinti, il che rende la raccolta dei dati ancora più frammentata. In alcuni casi, le aziende potrebbero non voler divulgare pubblicamente di aver subito un attacco, anche se respinto, per evitare danni alla propria reputazione, o per ragioni di sicurezza.

Da tenere conto anche che la cybersecurity è un campo complesso e dinamico. Le minacce informatiche sono in continua evoluzione e ciò rende difficile stabilire standard, metodologie di rilevazione e misurazione uniformi. Non tutti gli attacchi lasciano tracce evidenti. Alcuni potrebbero essere neutralizzati senza che l’utente o il sistema se ne accorgano. La misurazione degli attacchi respinti può essere oggettivamente difficile. 

Insomma, in Italia non abbiamo la possibilità di misurare l’efficacia e l’efficienza delle attività relative alla cybersicurezza, però siamo in presenza di una vera e propria cyber-crisi. Nel solo mese di Giugno 2025 sono stati rilevati 433 eventi, il dato mensile più alto mai registrato: +115 per cento rispetto al 2024. L’Italia è diventata il bersaglio principale in Europa. Dal 3 al 16 giugno, 275 attacchi hanno colpito 124 obiettivi critici: ministeri, pubbliche amministrazioni centrali e locali, aeroporti, banche, infrastrutture IT, aziende di telecomunicazioni, il settore energetico. Gli eventi ransomware, ovvero i ricatti, nel primo semestre 2025 sono stati 91, in linea con il 2024 e hanno paralizzato università, ospedali e fornitori digitali della PA. Allarme rosso per il furto di credenziali bancarie: centinaia di account sono finiti nei circuiti del dark Web.

Il cybercrime costa caro: secondo le stime dell’ACN, Agenzia per la cybersicurezza nazionale, l’impatto economico in Italia degli attacchi nel 2025 potrebbe superare i 66 miliardi di euro, pari al 3,5 per cento del PIL nazionale. Le proiezioni per il 2026 parlano di una possibile crescita fino a 160 miliardi. La cybersicurezza diventa una questione strategica per la competitività economica del Paese.

Eppure, nonostante sia evidente la necessità di fronteggiare una situazione di crisi, l’Italia fa ben poco per affrontare la sfida. Il confronto con i nostri partner europei è impietoso.

Il Bundesamt für Sicherheit in der Informationstechnik (BSI), l’equivalente tedesco dell’ACN, ha budget annuale di 524 milioni di euro e uno staff di 1.823 persone a tempo pieno, accuratamente selezionate per esperienza e competenza. L’ACN opera con 110 milioni di euro e 347 dipendenti. La Germania dunque, rispetto all’Italia, investe quasi cinque volte di più in termini assoluti e ha uno staff 5,2 volte più numeroso. Non si tratta solo di maggiori risorse, ma di un approccio culturalmente diverso che considera la cybersecurity come un investimento strategico. In Italia lo si considera un costo operativo.

Il modello tedesco integra strettamente ricerca accademica, industria e governo in un ecosistema che genera innovazione continua. Il 78 per cento delle aziende manifatturiere tedesche partecipa attivamente a programmi di cybersecurity, contro il 34 per cento italiano. L’investimento annuale in ricerca e sviluppo cyber raggiunge i 2,1 miliardi di euro, contro i 340 milioni di euro in Italia.

I risultati si riflettono nelle statistiche: la Germania subisce 445 attacchi per 100 mila abitanti contro i 734 dell’Italia. Paga ransomware nel 28 per cento dei casi; in Italia lo si fa il 43 per cento delle volte. Il tempo medio di ripristino (recovery) in caso di incidente è di 89 ore contro le 127 italiane.

In Francia, l’Agence Nationale de la Sécurité des Systèmes d’Information (ANSSI) rappresenta un modello diverso, ma altrettanto istruttivo. Con un budget di 389 milioni di euro e 967 dipendenti, la Francia ha scelto di concentrarsi sulla sovranità digitale, sviluppando capacità proprietarie in settori critici come la crittografia, i sistemi operativi sicuri e l’intelligence delle minacce.

Quello francese è un modello particolarmente interessante per come integra cybersecurity e politica industriale. Il 67 per cento dello staff ANSSI proviene dal mondo accademico, creando un ponte continuo tra ricerca e applicazione operativa che ha permesso alla Francia di sviluppare un ecosistema di aziende cyber che compete a livello globale, trasformando la sicurezza informatica da costo a opportunità, sia di competitività internazionale, sia economica.

L’approccio francese alla threat intelligence (l’intelligence delle minacce) è particolarmente sofisticato, con capacità che competono con quelle statunitense e britanniche. Durante le elezioni del 2022, la Francia ha dimostrato una capacità di detezione e risposta (detection & response) degli attacchi informatici di efficacia tale da stabilire un modello di protezione democratica che altri paesi stanno studiando.

Il National Cyber Security Centre (NCSC) britannico rappresenta forse l’esempio più avanzato di come un’agenzia cyber nazionale possa evolvere rapidamente per far fronte a minacce in costante cambiamento. Con un budget di 447 milioni di euro e 1.234 dipendenti, l’NCSC ha sviluppato un modello di partnership pubblico-privato che massimizza l’efficacia degli investimenti pubblici sfruttando l’innovazione del settore privato.

La peculiarità del modello britannico risiede nella sua capacità di applicazione rapida (rapid deployment) di contromisure innovative. Durante la pandemia COVID-19, l’NCSC ha sviluppato e dispiegato sistemi di acquisizione dati rilevanti (threat intelligence) specifici per le minacce legate al lavoro remoto in tempi record. Questa agilità operativa deriva da una cultura organizzativa che premia l’innovazione e la sperimentazione piuttosto che la conformità procedurale.

Il Regno Unito ha anche sviluppato un approccio unico alla cyber diplomacy, utilizzando le proprie capacità tecniche per costruire alleanze internazionali e influenzare gli standard globali di cybersecurity, strategia che ha permesso al paese di mantenere una posizione di leadership globale, nonostante le limitazioni di budget. Opportuno sottolinearlo di nuovo: non è questione di quanti soldi si hanno, ma di sapere come utilizzarli al meglio.

Il confronto con gli Stati Uniti rivela la vera scala delle sfide che l’Italia deve affrontare. Con un budget federale per la cybersecurity di 89 miliardi di dollari e 28 mila 947 laureati ogni anno in cybersecurity, gli USA operano a scala completamente diversa. Il modello americano è caratterizzato dalla stretta integrazione tra settore pubblico e privato, dove giganti tecnologici come Microsoft, Google, Amazon e l’ultimo arrivato Palantir Technologies, collaborano attivamente con le agenzie governative, generando un circolo virtuoso di innovazione che beneficia sia la sicurezza nazionale che la competitività economica.

Per l’Italia, il modello americano offre lezioni importanti sulla necessità di sviluppare campioni nazionali nel settore cyber. La Francia insegna che la dipendenza da tecnologie straniere rappresenta una vulnerabilità strategica che può essere affrontata solo attraverso investimenti massicci in ricerca e sviluppo e nella creazione di un ecosistema industriale nazionale competitivo. Il Regno Unito dimostra l’importanza strategica delle risposte veloci alle minacce. La Germania sottolinea l’importanza di una cultura diffusa della cybersecurity.

Per affrontare le sfide della cybersecurity l’Italia non ha nulla da inventare. Deve solo allocare, con una pianificazione a lungo termine, le necessarie risorse economiche e copiare il meglio disponibile sempre che si doti di personale competente, selezionato solo in base al merito e all’esperienza.

Ricetta talmente semplice da essere pura utopia.

L’autore è in debito con l’ICT Security Magazine per avere attinto, a piene mani, dal redazionale del 22 luglio 2025: “Cybercrisi 2025 e anatomia di una crisi nazionale – L’Italia nell’epicentro della guerra cyber globale”.

(https://www.ictsecuritymagazine.com/articoli/cybercrisi-2025-italia/).

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Andrea Aparo von Flüe

Andrea Aparo von Flüe

Padre italiano, madre svizzera-tedesca. Lunghi periodi all’estero fra Svizzera, Francia, Stati Uniti, Giappone. Scuole primarie svizzere e irlandesi; scuola secondaria in Francia e in Italia. Il risultato è un’ottima conoscenza del francese, inglese e del dialetto svizzero tedesco; buona del tedesco, elementare del giapponese e la capacità di muovermi da “indigeno” in contesti culturali diversi. Nel gennaio del 1978 mi hanno laureato dottore in fisica “summa cum laude” discutendo una tesi sperimentale sulla dinamica di caduta dei chicchi di grandine, sviluppata lavorando come ricercatore presso l’Ufficio Centrale di Ecologia e Meteorologia Agraria del Ministero Agricoltura e Foreste, per conto del quale ho lavorato nei periodi estivi dal 1977 al 1979 come membro del Gruppo italiano che partecipava alla ricerca internazionale Grossversuch IV (Politecnico di Zurigo, Università di Montpellier e Grenoble, Ricercatori dell’URSS). Dopo essere risultato primo su quattrocento candidati, nel 1979, sono stato assunto, con la qualifica di Ricercatore, all’Ufficio Europeo Brevetti dell’Aja (NL), da cui mi sono dimesso a causa dello scarso interesse del lavoro e dello stipendio eccessivo. Tornato in Italia, nel 1979, mentre ero docente di Meteorologia all’IT Aeronautico “Francesco de Pinedo”, sono stato chiamato dal Prof. Umberto Colombo a lavorare come consulente al CNEN, il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, di cui egli era Presidente. In tale veste ho curato prima studi sul contenuto energetico di centrali nucleari e convenzionali, poi sono stato responsabile di diverse “task forces” per la definizione e avvio di attività connesse alla diffusione di nuove tecnologie: coordinamento del Gruppo di lavoro per la documentazione e l’informazione, automazione delle biblioteche geograficamente diffuse del CNEN, creazione di un servizio di “business graphics” computerizzata, avvio delle iniziative di Office Automation, automazione integrata della Presidenza e Direzione Generale. Nel 1981 sono entrato negli organici dell’ENEA, (ex CNEN) come collaboratore Tecnico Professionale alla Direzione Centrale Relazioni Esterne per poi passare alla Direzione Centrale Studi e ho iniziato la mia attività di Assistente del Presidente. Dal giugno del 1982 al maggio del 1983, su invito del Massachusetts Institute of Technology, Laboratory for Computer Science, mi sono trasferito a Cambridge (USA) per lavorare come Visiting Scientist, membro dell’Office Automation Group. In tale sede ho approfondito gli aspetti del management dei processi d’innovazione tecnologica e ho avuto responsabilità di conduzione del gruppo di ricerca, non ché di Thesis Advisor. Dal luglio 1983 all’aprile 1987 ho fatto parte della Direzione Centrale INFO dell’ENEA come responsabile dei progetti di automazione di ufficio. Continuando l’attività di Assistente del Presidente, ho avuto responsabilità dei progetti di diffusione dell’innovazione tecnologica nelle piccole e medie imprese, analizzando una serie di potenziali “start up”. Nel 1984 ho curato la pubblicazione di uno studio sui mestieri e le professioni degli anni ’90, mettendo a frutto le conoscenze, acquisite nel corso degli anni, di economia, management e di diverse nuove tecnologie: informatica e telematica, nuove energie, nuovi materiali, biotecnologie, innovazioni di processo (laser, robotica, FMS, CAD-CAM, ecc.) per citare le principali. Con la fine del 1985 ho ideato, gestito e completato il progetto di automazione integrata degli uffici della Presidenza e della Direzione generale dell’ENEA, che ha visto la radicale trasformazione delle modalità di lavoro di tutto il personale segretariale, tecnico e dirigenziale dei suddetti uffici. Nel corso del 1986, su invito del governo giapponese (MITI-JETRO), ho passato un mese di studio in Giappone visitando numerose imprese giapponesi e avendo intensi confronti di idee con esponenti governativi e della cultura nipponica. A partire da quella data mi sono occupato in modo continuativo del Giappone, intessendo una fitta rete di conoscenze personali e professionali con esponenti nipponici del mondo del Business e di quello accademico. A fine 1986, ho voluto sviluppare un’esperienza di lavoro nell’industria privata. Sono entrato alla Fiat S.p.A. a Torino dove ho lavorato dal 1986 al 1988 nella Direzione Studi Economici e Analisi Strategiche per passare nel 1989 alle dirette dipendenze del Direttore dell’Ente Sviluppo, Coordinamento e Controllo, in qualità di Vice-Direttore responsabile dei Progetti Speciali (Business Development). Dal febbraio 1990 sono stato in forza alla Fiat Auto. Fino al giugno 1991 ho avuto la responsabilità dei rapporti con le istituzioni internazionali nell’ambito della Direzione Centrale Sviluppo, Coordinamento e Controllo. I miei compiti comprendevano la manutenzione e implementazione di una rete di contatti internazionali finalizzata al monitoraggio degli sviluppi tecnologici e delle strategie dei partners e dei competitori. Partecipavo e/o definivo progetti speciali su temi inerenti il management dei processi di innovazione e di cambiamento, nonché di team dedicati a progetti di M&A. Dal giugno 1991 al marzo 1993 nella Direzione Ambiente e Politiche Industriali, responsabile del coordinamento del piano Qualità Totale, rispondendo direttamente all’amministratore delegato. Dopo essere stato responsabile delle attività di Relazioni Internazionali nell’ambito della Direzione Ambiente e Politiche industriali, a partire dal 1995 sono responsabile degli Scenari Ambientali. Ho ideato e gestito per conto della Fiat Auto Spa i progetti speciali inerenti all’introduzione e uso delle tecnologie della realtà Virtuale e di Internet. Nel 1995 ho coordinato la presentazione (prima mondiale) di due nuovi modelli di vetture (Bravo e Brava) sul World Wide Web in contemporanea con il lancio nel mondo “reale”, continuando a seguire lo sviluppo e le strategie di presenza dei marchi Fiat Auto (Alfa Romeo, Lancia e Fiat) sul World Wide Web (www.alfaromeo.com; www.lancia.com; www.fiat.com); ho poi contribuito ad avviare le attività di uso delle tecnologie della Rete nelle Direzioni Progettazione, Acquisti, Commerciale, Amministrazione e Controllo. Ho sviluppato una conoscenza approfondita su tecnologie, strategie e modalità di comunicazione avvalendosi di sistemi multimediali, ideando e partecipando, nel 1994, alla costituzione, avvio e gestione della com.e srl di Roma, Multimedia Agency, leader nel suo settore di attività (www.com-e.com) che comprende il Web Content, Strategie per Alta Direzione, Formazione e Addestramento. Dal giugno 1998, dopo avere lasciato il gruppo FIAT, responsabile del progetto Trustees21 presso il World Economic Forum, a Ginevra, Svizzera. Nell’aprile 1999 ho accettato l’offerta del Sindaco della Città di Barletta, Dott. Francesco Salerno, di rivestire il ruolo di Direttore Generale/City Manager della Città di Barletta, nonché dirigente responsabile del personale e del settore informatica e telecomunicazioni del Comune. Ho gestito un’organizzazione di 450 persone, di cui 12 dirigenti in reporting diretto. A fine dicembre 1999, la modifica sostanziale della composizione della giunta della Città ha causato la conclusione del mio mandato, così da evitare le dimissioni del Sindaco. Dal febbraio 2000 a luglio 2001, ho operato in qualità di Assistente del Prof. Ferrante Pierantoni, Componente dell’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione della Presidenza del Consiglio della Repubblica Italiana. A partire dall’ottobre del 2001 svolgo attività di consulenza strategica per l’alta direzione, con particolare attenzione alle tematiche della sicurezza informatica e fisica. Sono stato Amministratore Delegato della società di consulenza Alef Consulting srl , da me fondata nel 1997, con cui ho svolto fino al dicembre 2013 attività di consulenza e formazione. Fino a luglio 2001 sono stato Senior Consultant e membro del consiglio di amministrazione della com.e srl, società attiva nel mondo di Internet, da me fondata con due soci nel 1994. Nel gennaio 2000 ho contribuito alla partenza della società If, Interface Factory srl, esperta d’interfacce avanzate di Rete, di cui sono presidente. Dal gennaio 2001 al mese di ottobre 2002 sono stato Responsabile delle Strategie della Multimoda Network spa, gruppo industriale del settore Moda, a MIlano. Dal novembre 2002 al Gennaio 2003 sono Chief Scientific Advisor per il Gruppo Finmeccanica spa, a Roma. A partire dal Gennaio 2003 sono entrato in organico come Group Scientific Advisor e V.P. responsabile della Technology Intelligence di Gruppo. In tale veste mi sono occupato di progetti speciali, coordinamento di attività fra aziende del Gruppo, facilitato il completamento di progetti di sviluppo prodotto, ideato e partecipato alla gestione del Premio Innovazione di Gruppo, avviato e gestito contenzioso legale, e sua soluzione positiva per Finmeccanica, con maggiore fabbricante automobilistico USA. Ho co-ideato e portato al successo il cosiddetto Project Zero della Agusta Westland, il primo velivolo a decollo verticale realmente innovativo dalla definizione dell’elicottero (vedere su Google Project zero AW). Assisto e interagisco con esponenti del mondo dell’arte per individuare soluzioni tecnologiche per la realizzazione di artefatti e opere. Ad esempio, componendo un gruppo di esperti provenienti dalle aziende del Gruppo Finmeccanica, abbiamo consentito al Maestro Maurizio Mochetti a realizzare la sua opera, installazione fissa al MAXXI di Roma, partecipando alla definizione delle soluzioni tecnologiche necessarie. A partire da Febbraio 2012 fino al dicembre 2014 sono in organico ad Ansaldo Energia spa, a Genova, come Senior Advisor R&D dell’Amministratore Delegato Ing. Giuseppe Zampini. Dal luglio 2012 al giugno 2013 sono membro del Consiglio di Amministrazione della PROTER srl a Terni, azienda attiva nella chimica di quarta generazione. . Dal Marzo 2015 socio fondatore di GoTo10 srl in Milano, attiva nel settore educazione e formazione, in particolare sulle tematiche relative all’insegnamento del pensiero computazionale. Dal settembre 2015 a giugno 2017 Amministratore Delegato di ProTer srl in Terni, società di ricerca e sviluppo attiva nel settore della chimica di IV generazione e della chimica verde. Da luglio 2017 a Novembre 2020, Chief Operating Officer e Vice Principal della JPED Academy a Pechino, distretto di Changping. Le mie attività comprendono essere responsabile operativo, vice-preside, direttore degli Studi, e docente STEAM di una nuova High School internazionale in lingua inglese, basata sul curriculum studiorum USA per studenti di nazionalità cinese. Rientrato in Italia a inizio novembre 2020, lavoro dal dicembre dello stesso anno, fino al novembre 2022, per la Geminiani srl, azienda specializzata nel campo dei motori per applicazioni industriali e in sistemi innovativi di gestione dell’energia elettrica in qualità di Senior Advisor per la R&D. Dal gennaio 2023, insieme a Michael Lenton, gia Amministratore Delegato di Fimeccanica Australia (oggi Leonardo Australia) con cui si è lavorato per molti anni in Finmeccanica, abbiamo avviato The Advisory, International Strategic Consulting, società di consulenza internazionale, attiva in particolare in Italia e Australia. Ci occupiamo di aziende e prodotti ad alta tecnologia, fornendo consulenza strategica, gestionale e legale. Inoltre, dal 1994, sono Professore a contratto di Strategie Aziendali, presso la Scuola di Specializzazione in Ricerca Operativa e Teoria delle Decisioni, Dipartimento di Statistica, Università “La Sapienza”, Roma. Dal febbraio 2000 al Settembre 2006 sono co-ideatore, Docente e Assistant Director del MiNE, Master in the Network Economy presso l’Università Cattolica di Piacenza. Dall’anno accademico 2001-2002 fino al settembre 2014 insegno strategie di comunicazione al Politecnico di Milano, Master in Design della Comunicazione, Dipartimento di Architettura, fiancheggiando il Prof. Paolo Ciuccarelli, titolare del corso di Metaprogetto. I miei punti di forza risiedono nella capacità di comprensione di Scienza e Tecnologia e di diversi aspetti delle discipline umanistiche, in particolari arti visive, e dunque capacità di sintesi fra queste, management e strategia; nella facilità di definire e fare crescere rapporti e relazioni interpersonali; in una lunga esperienza di relazioni internazionali a scala globale; in una non comune capacità di comunicazione, divulgazione e insegnamento. Mi viene riconosciuta capacità di leadership e di motivazione di team operativi interdisciplinari e internazionali. Nel corso degli anni ho seguito un notevole numero di corsi di specializzazione e seminari; ho pubblicato un gran numero di articoli scientifici, anche a carattere divulgativo su quotidiani e riviste specializzate. Anche qualche libro: da citare il primo testo in italiano che parlava del World Wide Web e zone limitrofe: “Il Libero delle reti, edizioni ADN Kroos.. Da oltre un decennio svolgo attività di consulente sui temi della strategia e dell’innovazione tecnologica. Sono stato membro di diversi Comitati e Gruppi di lavoro governativi e presso la CEE. Ho fatto parte del Comitato Scientifico della rivista “Scienza e Dossier” e titolare della rubrica “Il Nuovo” sviluppata su temi innovativi di Scienza e Tecnologia. Sono stato titolare di rubrica fissa sulle riviste “L’Europeo”, Next”, “Ceramicanda” e “Netforum”. Collaboro saltuariamente con molte altre testate. Blogger per il Fatto Quotidiano, Infosec News e Giano News. Ho avuto diverse esperienze didattiche, in Italia e all’estero, anche a carattere continuativo; ho tenuto un elevato numero di conferenze e seminari in Italia e all’estero per enti governativi, università e aziende private. Nel Marzo del 1990 sono stato chiamato dal rettore Prof. Mel Horwitch a far parte dello Scientific Advisory Board del Theseus Institute, Business School specializzata in Strategie dei Sistemi di Informazione e delle Reti, localizzata nel parco scientifico europeo di Sophia Antipolis, nel sud della Francia. Altre info disponibili su Google. Dimenticavo: due figli, due ex-mogli e Silvana da poco mi ha detto sì. Per concludere, ce n’è abbastanza da “scassare i cabasisi” a molti…

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