Il medioevalista Gasparri ci offre una panoramica dell’Italia nel periodo longobardo. Uno spaccato molto attento e sempre documentato dalle fonti storiche, non tralasciando le parti di difficile documentazione, atteso che gli scritti attendibili del basso medioevo sono pochi. Già dal sottotitolo “Il regno, i Franchi, il papato” si comprende quali siano stati gli elementi che hanno condizionato la storia dell’Italia longobarda.
Le principali fonti sono Paolo Diacono ed il Liber Pontificalis. Paolo Diacono scrive praticamente negli ultimi anni della dominazione longobarda, quindi non è direttamente informato di quanto avvenuto nei decenni precedenti. Il Liber Pontificalis narra le vicende italiane sotto la lente del papato, i suoi contenuti potrebbero essere classificati come “minuziose ricostruzione dei ritratti papali che tendono a propagandare la versione ufficiale di un pontificato”, più che un racconto di tipo annalistico.
I Longobardi, guidati da Alboino, entrarono in Italia dalle Alpi Giulie tra il 568 ed il 569, impadronendosi del nord, per poi discendere lungo la penisola nei decenni a seguire. Nel VII secolo il dominio comprendeva quasi tutto il nord, parte del centro e del sud, escluse le isole. I ducati di Spoleto e di Benevento erano i due più importanti territori del cento-sud. La massina espansione si ebbe intorno all’anno 750 quando il regno longobardo si ampliò praticamente in tutta l’Italia. Erano esclusi buona parte del Lazio, sotto il dominio pontificio, la Calabria Ulteriore (più meno la zona a sud delle Serre) e le isole (Sardegna e Sicilia). Una tale conformazione la si ritroverà, più completa, solo con l’unità italiana. Nel 774 Carlo Magno pose fine al regno longobardo divenendo Rex Langobardorum.
La società longobarda era articolata in gerarchie laiche (duchi e gastaldi) ed ecclesiastiche (vescovi). L’architettura del regno e la sua normazione trova la sua massima espressione nell’editto dell’anno 643 del re Rotari. Le fondamenta del potere regio erano il possesso delle terre fiscali e la riscossione delle multe. Queste ultime portavano denaro o terre al re. Le terre erano un meccanismo in grado di generare clientele favorevoli al re mediante regalie o concessioni. Grande attenzione era dedicata all’aspetto giudiziario. Anche i commerci erano tenuti in notevole considerazione e molti commercianti accumularono fortune non di poco conto.
I Longobardi erano pagani ma, lentamente, si avvicinarono al cristianesimo dapprima non vietando il suo culto e poi abbracciandolo quasi totalmente. Prima promotrice fu la regina consorte, poi reggente dal 616 al 624, Teodolinda. Con Liutprando (regnante dal 712 al 744) venne favorita la diffusione del cristianesimo e l’edificazione nel regno di chiese e monasteri che sorsero in tutta l’Italia. Con legge Liutprando rese legittime le donazioni pro anima in favore delle strutture ecclesiastiche, evento che ulteriormente incrementò la diffusione e lo sviluppo di realtà ecclesiastiche e monastiche.
Alterne furono le vicende che caratterizzarono i rapporti tra il papato ed i Rex Langobardorum. Gran parte dei dissidi nel corso dei decenni ruotarono intorno ai terreni della Tuscia (la così detta donazione di Sutri del 728), ovvero territori contesi, o non riconosciuti, tra il papato ed i Longobardi. I Pontefici, anche tramite l’aiuto dei Franchi, cercavano di ottenere le iustitiae sancti Petri, ovvero le terre emiliane, romagnole e marchigiane già dominate dai bizantini.
La sconfitta dei Longobardi da parte dei Franchi consolidò la dominazione territoriale della Chiesa, diede vita al primo Impero del medio evo (il Sacro Romano Impero), l’Italia iniziò a frazionarsi ed il regno longobardo cadde nell’oblio.
Una rilettura di queste pagine, relative ad un periodo poco ricordato della storia italiana, aiutano a far luce su quanto, nei secoli successivi, avvenne con l’età comunale e le conseguenti divisioni territoriali dell’Italia.