Si stanno dannando tutti a raccontare quel che non sanno del micidiale ordigno GBU-57A/B, la terrificante bomba da quasi 14 tonnellate che potrebbe perforare le viscere del pianeta e arrivare al cuore dell’impianto di arricchimento di Fordow.
Arma studiata per colpire bunker a significativa profondità ma mai utilizzata in precedenza, dovrebbe teoricamente “trivellare” il centinaio di metri che separa la temuta struttura iraniana dalla superficie e distruggere quella porzione di arsenale ritenuta fondamentale per l’esito del conflitto.
Se è fuori di dubbio che l’intelligence israeliano e quello occidentale hanno una straordinaria conoscenza dell’obiettivo, forse varrebbe la pena immaginare che gli 007 agli ordini di Kamenei qualcosina la sappiano pure loro in ordine alle micidiali dotazioni statunitensi. Lo strabiliante strumento di attacco di cui si parla in questi giorni è noto dal 2010 e può darsi che in quindici anni qualcuno sia riuscito – anche senza Wikipedia – a conoscerne caratteristiche e potenzialità.
In questo arco temporale, se a Roma non si riesce a realizzare un paio di chilometri di una nuova linea di metropolitana e ancor meno ipotizzarne tratti a cielo aperto, può darsi che altrove si possa dar corso ad opere ingegneristiche capaci di “allontanare il bersaglio” vanificando lo sforzo dell’aggressore. Difficile immaginare che in tanti anni la follia iraniana non abbia portato a scavare, scavare, scavare pur di guadagnare profondità salvifiche.
E’ legittimo domandarsi cosa può accadere se la superbomba non polverizza l’obiettivo tanto ambito. Oltre a ringalluzzire chi sembrava avere le ore contate, il mancato perseguimento dello scopo prefissato ha riverberazioni tremende sugli equilibri internazionali. Chi ha scambiato la guerra come una farsesca esibizione di wrestling, fatta di muscoli pompati e di folkloristiche movenze, deve prendere atto che la salvezza del pianeta è portata alle stelle dai “bookmaker”. Gli allibratori che raccolgono scommesse sul come andrà a finire vedono ardito il pronosticare la fine delle ostilità.
Sono in tanti a ricordare un neonominato Presidente degli Stati Uniti che rassicurava il mondo raccontando di esser capace di fermare le guerre in pochi giorni. La sua dichiarata velocità sembrava superare quella del Padreterno nella creazione dell’universo…
Purtroppo, chi ha millantato la possibilità di immobilizzare propositi bellici a giro d’orizzonte ha dovuto fare i conti con una realtà ben diversa dalle chiacchiere delle campagne elettorali e forse ha premuto il tasto “pausa” al decollo dei bombardieri B2 nella consapevolezza di un possibile fatale flop.
Mentre incombe lo spettro dei missili Fatah, inaugurati da Kamenei che li ha fatti lanciare per colpire l’ospedale di Soroka, ci si accorge di quanto sia diffusa e irrefrenabile la voglia dell’umanità di arrivare il prima possibile all’autodistruzione.