Non preoccupatevi se vi siete persi o non vi ricordate questo o quell’omicidio efferato. State tranquilli perchè non è stato trovato il colpevole o hanno preso quello sbagliato oppure dopo venti o trent’anni c’è ancora da trovare e sequestrare le prove…
Una bella fetta di popolazione vive certe storie come telenovelas e segue appassionatamente le più macabre puntate di show televisivi in cui si alternano criminologi che non avendo impegni di lavoro stazionano in studio o a casa per dissertare di cose che non sempre conoscono.
Il cittadino “normale”, invece, è ovviamente indispettito e forse adirato dinanzi ad un così infimo livello della gestione della giustizia, lamentando le indiscutibili inefficienze che caratterizzano l’intero ciclo biologico del “noir”, dalle attività investigative agli esiti processuali.
Chi ha fatto seriamente lo “sbirro” soffre in modo disperato, non riuscendo a capacitarsi della così fragile preparazione professionale di chi svolge le indagini con la vista acuta di Mister Magoo, con l’abilità di Austin Powers o Johnny English, con l’acume del Commissario Lo Gatto.
Purtroppo non sono poche le persone uccise barbaramente o svanite nel nulla che ristagnano nella memoria collettiva senza che i loro casi giungano alla reale chiusura non dettata soltanto dalla decadenza dei termini. La riapertura di fascicoli a distanza di anni è inconfutabile segno di un malessere che nessuno si prende la briga di affrontare.
La vicenda di Garlasco e la caccia ai reperti a vent’anni di distanza porterebbe a chiedere chi è stato, ma il riferimento non è al colpevole del delitto ma a quanti se ne sono occupati istituzionalmente con incomprensibile approssimazione o con inammissibile negligenza. Viene il sospetto che chi ha gestito le indagini – dalla scrivania di una Procura o sul campo nell’espletare le delicate attività di polizia giudiziaria – non abbia fatto proprio bene bene il suo mestiere.
Emerge uno sconfortante quadro di insieme in cui è persino distante il dilettantismo, perché un hobbysta avrebbe senza dubbio agito con maggiore scrupolo e precisione.
Dall’agosto del 2007 sono passati 213 mesi e adesso ci si mette a cercare quel che può essere custodito in computer o “pennette” che – se non fatti sparire dagli ipotetici interessati – sono stati rottamati dalla naturale obsolescenza…
I goffi, mi si perdoni per l’irriverenza, tentativi di rintracciare qualcosa adesso sono senza dubbio dimostrazione di buona volontà ma difficilmente possono portare a qualsivoglia risultato.
Si provi piuttosto a chieder conto a chi è intervenuto al tempo e in particolare a chi ha diretto e coordinato l’acquisizione degli elementi cruciali dell’evento, alle risorse qualificate per lo svolgimento di investigazioni scientifiche, a chi ha redatto i protocolli operativi da rispettare per non sbagliare o omettere il dovuto.
Lo si faccia con la giusta severità. Non si pensi di risolvere “cold case” destinati solo ad alimentare la letteratura di genere, ma ci si impegni piuttosto a far sì che certe sconfitte non si abbiano a ripetere in futuro.
Lo si faccia subito, senza esitare ancora.
Ridimensioniamo i falsi miti. I Maigret “de noantri” magari hanno pure fatto carriera al posto di altri che – a dispetto di quel che era scritto nei libretti personali oggetto di valutazione – magari meritavano promozioni e riconoscimenti. E’ venuto il momento per verificare se certi personaggi erano davvero i più bravi. E’ tardi ma servirebbe a rincuorare la folta platea di chi ha continuato a lavorare con impegno lontano da riflettori e telecamere.