Dai tempi di Zheng He alla milizia marittima contemporanea, il mare resta una delle frontiere più strategicamente pervasive della Cina.
Fin dal XV secolo, con le spedizioni oceaniche guidate dall’ammiraglio eunuco Zheng He (郑和 Zhèng Hé), la Cina ha concepito il mare non solo come rotta commerciale, ma come spazio strategico di influenza e visione imperiale. Oggi la Cina dispone della flotta militare più grande del mondo, simbolo di un ritorno sulla scena marittima globale che affonda le sue radici in una lunga e ambiziosa storia.
La flotta marittima cinese (PLA Navy – 中国人民解放军海军 / Zhōngguó Rénmín Jiěfàngjūn Hǎijūn) è la più grande al mondo in termini numerici: conta circa 370 navi da combattimento, tre portaerei operative (Liaoning, Shandong, Fujian) e circa 80 sottomarini.
Tuttavia, esiste una flotta silenziosa e quasi invisibile: non è composta da navi da guerra né da sommergibili atomici, ma da pescherecci. Dietro l’immagine familiare di un pescatore che getta le reti al largo delle coste del Mar Cinese Meridionale, si cela spesso un osservatore attento, collegato direttamente alla catena di comando militare della Repubblica Popolare Cinese.
Questi pescatori fanno parte di quella che viene definita “milizia marittima” (海上民兵 hǎishàng mínbīng), un’organizzazione ibrida che il Partito Comunista Cinese ha saputo trasformare nel tempo in uno dei pilastri del proprio sistema di raccolta informativa in mare. A differenza delle forze armate regolari, la milizia marittima non indossa uniformi, non è formalmente parte dell’Esercito Popolare di Liberazione (中国人民解放军 Zhōngguó Rénmín Jiěfàngjūn), e non appare nei registri ufficiali delle forze navali.
Ma proprio questa ambiguità gioca a suo favore: pescatori e marinai civili, operando sotto le direttive dei Dipartimenti delle Forze Armate del Popolo (人民武装部 Rénmín Wǔzhuāng Bù), sono addestrati, finanziati e mobilitati per svolgere missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR), in particolare nelle acque contese. Il cuore di questo apparato è rappresentato dagli information personnel (信息员 xìnxīyuán, “addetti informativi”), figure civili selezionate con attenzione per operare come occhi e orecchie del Partito in mare aperto.
Alcuni sono inseriti in unità collettive, altri agiscono individualmente su navi civili, ma tutti sono in grado di comunicare in tempo reale con le autorità militari grazie a dispositivi satellitari, telefoni, trasmettitori vocali e, soprattutto, al sistema di comunicazione marittima, Yuxintong (渔信通 Yú xìntōng), una rete progettata proprio per i lavoratori del settore ittico. Le imbarcazioni stesse vengono classificate in tre livelli operativi, in base alle loro capacità e al livello di addestramento degli equipaggi: ordinary information vessels (普通信息船 pǔtōng xìnxī chuán), backbone information vessels (骨干信息船 gǔgàn xìnxī chuán) e mobile information vessels (机动信息船 jīdòng xìnxī chuán).
I mobile information vessels sono i più sofisticati, e in passato sono stati coinvolti in operazioni di sorveglianza ravvicinata, come nel caso dell’intercettazione della nave americana USNS Howard Lorenzen nel 2014, durante l’operazione “Ricognizione 134” (134海上侦察行动 134 hǎishàng zhēnchá xíngdòng). In quell’episodio, un peschereccio della milizia proveniente da Hai’an (海安市 Hǎi’ān Shì) riuscì ad avvicinarsi a meno di 50 metri dalla nave statunitense in missione di monitoraggio radar.
Il pescatore Dong Xianghong (董相宏 Dǒng Xiānghóng), che ricevette encomi in seguito dalla Commissione Militare Centrale, filmò in dettaglio le attività della nave e trasmise i dati alle autorità cinesi. L’operazione 134 era tecnicamente complessa e tatticamente raffinata, ed è la dimostrazione di come questi civili addestrati possano fungere da piattaforme mobili d’intelligence. Ma la milizia marittima non si è occupata solo di raccolta informativa. In diversi casi, i miliziani hanno fisicamente recuperato dispositivi tecnologici occidentali alla deriva.
Nel 2001, il peschereccio Zheyuyu 1012 (浙玉渔1012) recuperò due dispositivi antisommergibile americani: un sonobuoy AN/SSQ-57B e un trasmettitore acustico MK-61. Secondo fonti cinesi, questa acquisizione avrebbe anticipato di almeno dieci anni lo sviluppo delle tecnologie cinesi di guerra sottomarina. La rete operativa della milizia è ampia e articolata. Nella città di Fuding (福鼎市 Fúdǐng Shì), nella provincia del Fujian, si contano almeno otto compagnie di milizia marittima specializzate in raccolta informativa.
A Tanmen (潭门镇 Tánmén Zhèn), nell’isola di Hainan, la compagnia operativa è attiva dal 1985 e ha giocato un ruolo decisivo nel sequestro dello Scarborough Shoal. Ogni unità è strutturata militarmente in squadre (班 bān), plotoni (排 pái) e compagnie (连 lián), e risponde a un comando locale integrato con la catena del Partito. Durante i tre mesi estivi di moratoria alla pesca, molte imbarcazioni della milizia continuano comunque a operare, utilizzando permessi speciali o navi della polizia della pesca (渔政 Yúzhèng).
In distretti come Jimo (即墨区 Jìmò Qū), le operazioni di sorveglianza sono attive tutto l’anno. Alcune città, come Taoluo (涛雒 Tāoluò), si sono dotate di veri e propri centri di comando e controllo (海上民兵信息指挥中心 hǎishàng mínbīng xìnxī zhǐhuī zhōngxīn), da cui è possibile coordinare le attività di centinaia di navi simultaneamente.
La milizia marittima è oggi uno strumento strategico per la Cina non solo per controllare le acque regionali, ma anche, potenzialmente, per proiettare la propria influenza informativa su scala globale. Le analisi del PLA indicano che il personale informativo potrebbe essere già imbarcato su navi commerciali o pescherecci operanti lontano dalla Prima Catena Insulare, rendendo queste forze civili delle vere e proprie piattaforme ISR a lungo raggio.
Queste forze assicurano una sorveglianza capillare e continua. La loro natura ambigua le rende difficili da contrastare: sono pescatori, ma con lo sguardo vigile del militare; civili, ma formati per agire come osservatori strategici. Rappresentano un’altra espressione della “flotta grigia” del Partito, che non si fonda sulla distinzione dei ruoli, ma sulla partecipazione collettiva: ogni cittadino può diventare parte integrante di una rete di raccolta informativa che si espande ben oltre i confini della divisa o del ruolo.