Oggi, è quanto mai importante una doverosa premessa storica. L’8 settembre 1943, l’Italia del Nord fu precisamente “occupata militarmente dalla Germania nazista”. Non vi era più – forse non vi era mai stata – un’alleanza tra regimi, ma una vera e propria sottomissione armata.
I comandi tedeschi presero il controllo diretto dei territori e delle città italiane, sottomettendo il nostro popolo.
Le deportazioni degli ebrei, le stragi contro i civili (Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto, le Fosse Ardeatine) avvennero sotto l’occupazione tedesca, con i rappresentanti della Repubblica Sociale Italiana spesso complici, altre volte inermi o strumentalizzati.
A maggio del 1943 Vittorio Emanuele III che considerava Hitler “un caso psichiatrico” scriveva in una nota: “Bisognerebbe pensare molto seriamente alla possibile necessità di sganciare le sorti dell’Italia a quelle della Germania”
Nel settembre del 1943, Hitler scriveva: “Il popolo italiano ha rivelato tutta la sua debolezza: non è né degno né capace di essere alleato di un grande Reich.”
Sono documentate richieste impellenti di armi e mezzi da parte di Mussolini a Hitler per sostenere la guerra. L’Italia era un Paese che non possedeva i mezzi militari, forse non li aveva mai posseduti, per affrontare un conflitto di tale portata, basti pensare che i nostri soldati furono mandati morire di stenti sul fronte russo con equipaggiamenti inadeguati, privi di mezzi meccanici e di rifornimenti, solo per dimostrare fedeltà a una “folle alleanza”.
Valeva dunque di più l’immagine politica che le morti assicurate dei nostri soldati? In privato Mussolini riferendosi a Hitler, riguardo alla campagna russa si esprimeva: “Quel tragico buffone si ostina a cercare in Russia una vittoria che sta di casa da tutt’ altra parte”.
L’Italia non aveva la forza militare per sostenere una guerra, né per una resistenza, né per ottenere alcuna forza politica, ne forza contrattuale.
L’ Italia non era una potenza imperiale. Perché per esserlo, al di la dei proclami dai balconi, prima bisogna avere “i mezzi”. Il 25 aprile 1945, Milano, Torino e Genova insorsero. I partigiani, affiancati dagli Alleati, liberarono le ultime città italiane dal giogo nazista. Per gli italiani che combatterono, non si trattava solo di scacciare gli occupanti, ma di tornare a esistere come popolo libero, di dire “basta” alla paura, alle esecuzioni sommarie, ma soprattutto dire “basta” a una guerra cieca e folle. Una guerra di conquista, voluta da chi era preda di deliri megalomani, e che finì per perdere sistematicamente su tutti i fronti che aveva innescato. Il 25 aprile 1945 fu la liberazione dalla Germania nazista, l’ennesimo invasore. Fu la fine della vergogna della sudditanza, politica e morale. Oggi, ricordiamo con rispetto quel giorno, soprattutto con lucidità storica. Rendiamo omaggio, soprattutto, al sentimento che ha mosso – in quella e in molte altre guerre – gli italiani che hanno combattuto per la libertà per questo meraviglioso e unico Paese, che nel corso della sua lunga storia di parassiti ne ha avuti veramente tanti.