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COME MAI L’HACKER SAPEVA LA PASSWORD DI 46 MAGISTRATI?

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
17/10/2024
in EDITORIALI
COME MAI L’HACKER SAPEVA LA PASSWORD DI 46 MAGISTRATI?
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TE LO LEGGO IO

L’hacker siculo che ha “posseduto” i sistemi informatici del Ministero della Giustizia conosceva le parole chiave di accesso di 46 PM. La notizia diffusa dall’ANSA nel pomeriggio di ieri può sembrare una risposta ai misteri del libero vagabondare del pirata informatico, ma invece è solo la fonte o forse la cornucopia di tante ineludibili domande che ciascuno dovrebbe porsi.

A chi giustamente gioisce di questo primo risultato mi permetto di far presente che non siamo di fronte ad un traguardo, ma è solamente stata tracciata la linea di partenza di quella che potrebbe non essere una impegnativa corsa ad ostacoli ma una massacrante maratona. E proprio in questo quadro di sforzi atletici si vanno ad incastonare i quesiti vitali che emergono dai progressi investigativi.

Sui dispositivi elettronici e sui supporti esterni di memorizzazione sequestrati al signor Miano e analizzati dagli esperti di “computer forensic” sono state rinvenute le credenziali (account e password) di una quarantina di pubblici ministeri, tra cui quelli di Perugia, Firenze e Torino.

Al “giovanotto” viene contestato l’accesso abusivo a sistemi informatici, ma la dichiarata (almeno dal diretto interessato) circostanza che questi non fossero “protetti da misure di sicurezza” potrebbe (se dimostrato) far venir meno il reato di cui all’articolo 615 ter del codice penale per la mancanza di un requisito specifico indispensabile per quella precisa fattispecie.

Il rinvenimento delle parole chiave (che dimostra che l’hacker fosse un imbecille a lasciarle dove bravi investigatori le avrebbero trovate) offre la possibilità di inchiodare il bandito con l’articolo 615 quater che prevede e punisce la detenzione abusiva di “codici e altri mezzi atti all’accesso a sistemi informatici o telematici”, reato normalmente assorbito dal 615 ter (accesso abusivo) se si prova che il colpevole si è introdotto all’interno di reti e server con quegli strumenti.

Prima di domandarsi se le ha effettivamente utilizzate, ci si deve chiedere come quelle combinazioni, capaci di aprire le casseforti virtuali zeppe di documenti riservati e corrispondenza delicata, siano finite nella disponibilità dell’hacker.

Come ne è entrato in possesso?

Le ha forse indovinate con la romantica tecnica del “guessing”, che – disponendo di informazioni sul conto dell’utente – permette di vaticinare possibili sequenze alfanumeriche come nomi o date di ricorrenze?

Erano, quindi, talmente elementari o scontate che bastavano pochi tentativi per trovarle?

Oppure le ha trovate su Internet, magari nel deep web, su qualche sito che smercia password rubacchiate qua e là? Evitiamo qui, ma solo per ragioni di fretta a chiudere, di domandarci come quelle “chiavi” siano finite lì…

Erano forse quelle di “default”, ovvero quelle “di fabbrica” che l’utente avrebbe dovuto personalizzare al primo utilizzo?

Si tratta di password “datate” e mai cambiate per pigrizia di chi legittimamente se ne serviva?

Siccome non si può escludere la percorribilità di qualsivoglia ipotesi, azzardiamo fino a toccare l’assurdo: gliele hanno confessate gli stessi utenti oppure questi le avevano scritte a caratteri cubitali sul classico post-it appiccicato a lato del monitor?

Fermiamoci per non restare strangolati da dubbi, perplessità e divagazioni.

Vale però la pena trovare spiegazione al fatto che mai nessuno si è accorto immediatamente che Miano accedeva da località differenti da quelle abituali dei pubblici ministeri e con computer o smartphone diversi (per sistema operativo, browser, programma di posta) da quelli di ciascun utente.

A chi amministra le risorse tecnologiche va cortesemente chiesto riscontro su tante altre piccole questioni. Ad esempio, le 46 password per quanto tempo sono rimaste in esercizio? Gli utenti erano stati invitati a modificare la propria chiave di accesso? Qualcuno si era premurato di pretendere la sostituzione della password entro un termine chiaro e ben definito? Qualcun altro si è mai preoccupato di verificare che tutti rispettassero un così garbato invito?

La fragilità del processo può aver radice proprio nella poca cura di questi dettagli. Se non si vuol lasciare in libertà chi è in grado di delinquere tecnologicamente, è il caso di affrontare investigazioni e fasi del procedimento con professionalità proporzionale a quella dell’indagato.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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