Si è ascoltato. Poi letto. Poi riletto e si è verificata sperimentalmente la legge dei ritorni decrescenti, ovvero più si legge e meno si capisce.
Quando l’intelligenza biologica, naturale, non basta a comprendere quanto racconta in audizione alla camera dei Deputati il signor Ministro della Cultura Giuli, da buon cittadino è opportuno ricorrere a quella artificiale.
Però, prima, però, provate voi: “La conoscenza è il proprio tempo appreso con il pensiero. Chi si appresta a immaginare un orientamento per l’azione culturale e nazionale non può che muovere dal prendere le misure di un mondo entrato nella dimensione compiuta della tecnica e delle sue accelerazioni. Il movimento delle cose è così vorticoso e improvviso, così radicale nelle sue implicazioni e applicazioni che persino il sistema dei processi cognitivi delle persone, non solo delle ultime generazioni, ha cominciato a mutare con esso”.
Non so quale sia l’esito della vostra ponderata lettura. Io mi sono arreso e sono andato a chiedere aiuto a Claude, ovvero intelligenza artificiale generativa di Anthropic.
- Claude, puoi rendere più comprensibile il passaggio di cui sopra?
- Certamente, ecco una versione semplificata: “La conoscenza è la comprensione del nostro tempo attraverso la riflessione. Chi vuole proporre un piano per lo sviluppo culturale e nazionale deve prima capire il mondo attuale, che è profondamente influenzato dalla tecnologia e dai suoi rapidi progressi. I cambiamenti nel mondo sono così veloci, improvvisi e radicali che stanno modificando persino il modo in cui le persone pensano, apprendono e questo non riguarda solo le generazioni più giovani.”
- Ah però… allora c’è un significato e una logica nell’accozzaglia di parole che ti ho proposto?
- La mia versione mantiene il significato originale, ma usa un linguaggio più diretto e accessibile.
- Claude, per favore, puoi aiutarmi anche su questo passaggio del discorso del signor Ministro Giuli: “Di fronte a questo cambiamento di paradigma, la quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale, il rischio che si corre è duplice e speculare”.
- Ecco quanto richiesto: “Stiamo vivendo un grande cambiamento nel mondo, causato dalla rivoluzione dell’informazione globale. Questo cambiamento sta modificando profondamente il nostro modo di vedere e capire la realtà. Di fronte a questa situazione, ci troviamo ad affrontare due rischi principali, opposti, ma collegati tra loro.”
- Claude, spiega anche questo: “L’entusiasmo passivo, che rimuove i pericoli della ipertecnologizzazione, e per converso l’apocalittismo difensivo che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro intese come una minaccia».
- Facile: “Ci sono due modi estremi di vedere la tecnologia, entrambi problematici. Il primo è l’entusiasmo cieco: alcune persone sono così affascinate dalla tecnologia che non ne vedono i possibili pericoli. Accettano ogni novità tecnologica senza pensare alle conseguenze negative. Il secondo è la paura esagerata: al contrario, altre persone hanno troppa paura della tecnologia. Pensano che il passato fosse migliore e vedono il progresso tecnologico come una minaccia. Credono che la tecnologia e il futuro porteranno solo problemi e crisi.”
- Claude, per favore, spiegami un ultimo passaggio e non scoccio più: “Fare cultura è pensare sempre da capo e riaffermare continuamente la dignità, la centralità dell’uomo, ricordare la lezione di umanismo integrale che la civiltà del rinascimento ha reso universale. Non l’algoritmo, ma l’umano, la sua coscienza, la sua intelligenza e cultura immagina, plasma e informa il mondo. In questa prospettiva è un’illusione ottica pensare a una distinzione di categoria o, peggio, a una contrapposizione tra le culture scientifiche e umanistiche. Come in una disputa tra un fronte culturale progressista e uno conservatore. Dialettica errata. Si tratta di pensare: Pitagora, Dante, Petrarca, Botticelli, Verdi, insieme con Leonardo da Vinci e Galilei, Torricelli, Volta, Fermi, Meucci e Marconi, e al di là della declamazione dei grandi nomi della cultura umanistica e scientifica italiana, è necessario rifarsi a questa concezione circolare e integrale del pensiero e della vita che costruisce lo specifico della cultura”.
- Sempre felice di aiutare. Proviamo a semplificare: “Fare cultura significa ripensare costantemente al ruolo centrale dell’essere umano, ricordando gli insegnamenti dell’umanesimo rinascimentale. Non è la tecnologia (l’algoritmo) che plasma il mondo, ma l’essere umano con la sua coscienza, intelligenza e cultura”.
In quest’ottica, è sbagliato separare o contrapporre le culture scientifiche e umanistiche, o pensare che ci sia un fronte culturale progressista contro uno conservatore. Questa divisione è un errore. Invece, dobbiamo considerare insieme figure come:
- Umanisti e artisti: Dante, Petrarca, Botticelli, Verdi;
- Scienziati e inventori: Leonardo da Vinci, Galilei, Torricelli, Volta, Fermi, Meucci, Marconi.
L’idea è di andare oltre la semplice lista di nomi famosi e abbracciare una visione della cultura che integri tutti gli aspetti del pensiero e della vita umana. Questo approccio integrale è considerato la caratteristica distintiva della cultura”.
Grazie Claude, uso i tuoi suggerimenti per riscrivere l’intervento del Ministro:
“La conoscenza è la comprensione del nostro tempo attraverso la riflessione. Chi vuole proporre un piano per lo sviluppo culturale e nazionale deve prima capire il mondo attuale, che è profondamente influenzato dalla tecnologia e dai suoi rapidi progressi. I cambiamenti nel mondo sono così veloci, improvvisi e radicali che stanno modificando persino il modo in cui le persone pensano e apprendono, e questo non riguarda solo le generazioni più giovani.
Stiamo vivendo un grande cambiamento nel mondo, causato dalla rivoluzione dell’informazione globale. Questo cambiamento sta modificando profondamente il nostro modo di vedere e capire la realtà. Di fronte a questa situazione, ci troviamo ad affrontare due rischi principali, opposti, ma collegati tra loro.
Ci sono due modi estremi di vedere la tecnologia, entrambi problematici: L’entusiasmo cieco dove alcune persone sono così affascinate dalla tecnologia che non ne vedono i possibili pericoli. Accettano ogni novità tecnologica senza pensare alle conseguenze negative.
Oppure la paura esagerata: altre persone hanno troppa paura della tecnologia. Pensano che il passato fosse migliore e vedono il progresso tecnologico come una minaccia. Credono che la tecnologia e il futuro porteranno solo problemi e crisi.
Fare cultura significa ripensare costantemente al ruolo centrale dell’essere umano, ricordando gli insegnamenti dell’umanesimo rinascimentale. Non è la tecnologia (l’algoritmo) che plasma il mondo, ma l’essere umano con la sua coscienza, intelligenza e cultura.
In quest’ottica, è sbagliato separare o contrapporre le culture scientifiche e umanistiche, o pensare che ci sia un fronte culturale progressista contro uno conservatore. Questa divisione è un errore. Invece, dobbiamo considerare insieme figure come:
- Umanisti e artisti: Dante, Petrarca, Botticelli, Verdi;
- Scienziati e inventori: Leonardo da Vinci, Galilei, Torricelli, Volta, Fermi, Meucci, Marconi.
L’idea è di andare oltre la semplice lista di nomi famosi e abbracciare una visione della cultura che integri tutti gli aspetti del pensiero e della vita umana. Questo approccio integrale è considerato la caratteristica distintiva della cultura.
Decisamente più comprensibile, non trovate?
Ministro, perché non si è fatto aiutare dalla tecnologia da lei tanto invocata?
Avrebbe fatto una figura certamente migliore.