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LA MULA DE PARENZO

Carmelo Burgio di Carmelo Burgio
11/03/2024
in RIFLESSIONI
LA MULA DE PARENZO
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Ricordo una vecchia canzone dialettale triestina, che cominciava con un versetto … “La mula de Parenzo”, ove la “mula” era la “tosa” la ragazza, la “guagliona”, e Parenzo un paesino dell’Istria un tempo italiana, oggi croata.

Guardando le riprese del giornalista David Parenzo, all’università La Sapienza, verbalmente aggredito e scacciato da una “mula” dal viso dolce e indifeso, non ho potuto far a meno di operare questo collegamento.

Oggi a chiamarla “mula” una ragazza ti farebbero nero, mentre Parenzo è soprattutto un giornalista, magari a volte un filino antipatico, con lo stile arrogante e intelligente di Gad Lerner e Santoro, e al piccolo paese giuliano non pensa più nessuno.

Beh, nell’aggressione – beninteso verbale, ma alle spalle della “mula” c’era abbastanza da gonfiarlo di botte ove non avesse compreso il messaggio – c’era, a mio sommesso avviso, tutta l’evoluzione e la contraddizione della sinistra.

David Parenzo avrebbe tutto quello che serve per essere gradito in quei lidi ideologici. Di sinistra radical chic, giornalista abile nel saper girare un dibattito a proprio favore grazie a doti oratorie che oramai sono da considerarsi più importanti del peso logico e della caratura delle argomentazioni, lavora per La7 che attacca Berlusconi anche da morto, pronto a minimizzare ogni errore – contro le forze dell’ordine, la libertà di pensiero – purché commesso da compagni di partito, anzi, “di lotta”. E con la rara capacità di dilatare oltre misura le dimensioni negative e liberticide di qualsiasi cosa nasca a destra. Insomma, fa il suo lavoro, altrimenti perde il posto.

Nulla di male quindi, per lui, se Capezzone o la ministro(a) Roccella non possono presentare un libro all’Università, in quanto gli studenti devono poter esprimere il dissenso, e un avversario politico non può parlare. Alla faccia dei principi di libertà propugnati proprio a sinistra, all’inizio della stagione del ‘68.

Tutto di male invece se un reparto impegnato in ordine pubblico manganella per impedire che sia forzato il loro blocco, magari anche perché stanco d’essere vilipeso e umiliato. In questo caso nessun distinguo, nessun “ma …”, che precede come la pensi davvero il giornalista opinionista di turno.

Ma, infine, inciampa anche il buon David nell’ostacolo insormontabile e inatteso posto dal gigante antisemita Golia.

Una volta erano le frange della destra estrema a difendere i palestinesi, anche in ossequio di un essersi riconosciute in leggi razziali promosse da “statista” di riferimento, da osannare e difendere senza se e senza ma, anche dimenticando le conseguenze disastrose a cui portò l’Italia, ribadendo il proprio antisemitismo irragionevole. Anch’esse in controtendenza, affiancandosi all’Unione Sovietica che armava paesi arabi e gruppi terroristi palestinesi.

Oggi però il banco è letteralmente saltato a sinistra, e Parenzo non riesce a starci in equilibrio. In nome dell’antisemitismo la sinistra appare sicuramente più compatta della destra e Parenzo finisce per – metaforicamente – buscarle. Fermo restando che se non capiva l’antifona e toglieva il disturbo, una ripassatina ci stava tutta, considerato come si era riscaldata la sala.

Scarsi e disarticolati gli appelli dei colleghi opinionisti in suo favore: del resto lui e il suo nucleo familiare son pur sempre solo un pugno di voti, contro le migliaia che si guadagnano sostenendo gli studenti che – invece di pensare a costruirsi un futuro studiando – hanno già compreso sia più remunerativo un bel seggio in Parlamento da preparare cazzeggiando su Gaza e Hamas.

La sinistra dimentica pure d’aver celebrato l’Armata Rossa di Stalin che liberava Auschwitz e annientato il nazismo, o forse – con un colpo di cancellino sull’ideale lavagna – l’ha eliminata dal lato dei “buoni” perché comunisti, e l’ha passata a quello dei “cattivi”, ovvero dei fascisti. Perché dato che tutto il male sta nel fascismo, l’URSS e Putin, oggi, son fascisti per chi si fosse perso qualche puntata. Vabbè, basta mettersi d’accordo. E soprattutto basta far trascorrere del tempo, che muoiano coloro che hanno vissuto in un mondo che convenzionalmente abbia attribuito la qualifica di “comunista” all’URSS, e inventarsi una storia nuova.

E Parenzo? La vedrei potenzialmente dura. Ebreo come è, orgogliosamente, senza distinguo, avrà ancora posto a sinistra? La “mula” e i suoi sostenitori, gliene lasceranno?

Rispondo di sì. Si accumuleranno altri fatti, e sparirà il cinismo della Ferragni, come anche questa mula de Parenzo, dopo che è sparita, e nulla più evoca se non agli anziani, la bimbina istriana.

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Carmelo Burgio

Carmelo Burgio

Dopo 4 anni presso la Scuola Militare Nunziatella e 2 in Accademia Militare, è stato nominato sottotenente dell’Arma. Ha quindi diviso la propria esperienza militare fra carabinieri paracadutisti – 11 anni, oltre 700 lanci, tutti gli incarichi di comando dal plotone al reggimento – e Arma territoriale – oltre 16 anni fra Sardegna, Trapani, Caserta, Messina e Roma – divertendosi molto. Sfuggito al rischio di farsi internare in uno Stato Maggiore, ove a dispetto di Scuola di Guerra e Istituto Alti Studi della Difesa, ha trascorso solo 3 anni, è stato colpito da limiti d’età – senza riportare troppi danni – a giugno del 2022. Non riesce a spiegarsi come abbia potuto concludere il percorso reggendo il comando delle Scuole dell’Arma, dell’Interregionale Culqualber (Sicilia e Calabria) e Podgora (Lazio, Toscana, Umbria, Marche e Sardegna). Ad ogni modo è accaduto e cosa fatta capo ha. Ha preso parte alle missioni all’estero in Libano, Bosnia-Erzegovina, Albania, Iraq e Afghanistan. Decorato di Croce dell’Ordine Militare d’Italia, med. di Bronzo al Valore dell’Arma, Croce d’Oro al Merito dell’Arma, 2 Croci di Bronzo al Merito dell’Esercito e paccottiglia varia, anche d’oltralpe e d’oltre Atlantico, è riuscito ad evitare cavalierati maltesi, sansepolcristi, vaticani primi e secondi, gregoriani, accontentandosi di quello repubblicano italiano. Scrive per il Notiziario Storico dell’Arma dei Carabinieri e per la rivista “Secondo Risorgimento” dell’Associazione Naz. Combattenti Forze Armate della Guerra di Liberazione. Ha redatto una trilogia – meno famosa di altre – sulla specialità dei Carabinieri Paracadutisti, e un saggio su Nassiriyah. Inoltre ha già dato alle stampe qualcosa su un paio di brigate di fanteria, sugli alpini bresciani, sui loro dirimpettai valtellinesi, e sui misconosciuti Dragoni di Sardegna, veri antenati dei Carabinieri Reali. Si ritiene un uomo libero di dire – nel rispetto del codice penale e del prossimo altrettanto rispettoso – ciò che gli aggrada, senza etichetta, che del resto risulterebbe difficile ad appiccicarsi a causa della propria superficie rugosa e accidentata.

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