LA PESCA, LA CAROTA E LA TRAVE

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TE LO LEGGO IO

Le immagini della pesca che la bimba al supermercato offre al padre sognando un ricongiungimento famigliare sono ormai lontane.

Superate dal karaoke agricolo del papà che – carotone in mano – strapazza un brano musicale di Gino Paoli, adesso certe sequenze promozionali vengono abrase dai crudi fotogrammi del cantiere su cui è calata la falce della morte.

Il fil rouge è la medesima realtà imprenditoriale, che favoleggia situazioni idilliache e che si teme possa non aver avuto eguale delicatezza nella gestione di proprie articolazioni operative nel settore edilizio. Se il drammatico crollo nel cantiere di Firenze è la carota, la pesca potrebbe essere quella dei due incidenti nella costruzione di analoga struttura commerciale nella zona di San Benigno a Genova che – combinazione del destino – hanno visto gli stessi committente e “main contractor” e – mano santa del Signore – solo quattro feriti e nessun morto.

Quel che è dato conoscere rappresenta il classico quadro di un mondo del lavoro in cui la fretta e il contenimento dei costi sono gli elementi di spicco e la causa di tante disavventure che devastano le famiglie delle vittime, estirpandone gli affetti più cari e negando loro un futuro di sacrifici ma dignitoso.

In determinate circostanze mancano persino le parole, perché il dolore strozza la voce e paralizza le mani di chi vorrebbe urlare e di chi vorrebbe scrivere.

Mentre ci si chiede perché non si investa “davvero” per tutelare l’incolumità degli operai ci si rifiuta di credere che sia un onere inaccettabile. E allora viene voglia di ripetere lo slogan del poetico colosso della grande distribuzione.

La frase con cui si chiude lo spot non ha bisogno di commenti. «Non c’è una spesa che non sia importante» e viene da chiedersi se si riferisce anche a quella da sostenere per la sicurezza sul lavoro.